Pioveva a dirotto il 4 luglio 2014, il giorno in cui Giorgio Faletti, amatissimo ed eclettico (il termine più usato per definirlo, forse abusato, ma che rende bene l'idea) artista astigiano, se ne è andato, lasciandoci attoniti e sconfitti. Lui era la vita in persona e i suoi occhi "parlanti" e birichini dicevano molto di lui.
Anche il cielo piangeva quel giorno, in cui è arrivata la notizia. Impossibile raccontare qualcosa di lui che non sia già stata scritta e riscritta, aneddoti (nanetti, li chiamava lui), canzoni scritte, cantate, libri, quadri dipinti e una grande curiosità verso il mondo, verso gli esseri umani, con la voglia e la capacità di mettersi in gioco e metterci la faccia, provandoci. Sempre.
Ironia e malinconia
E con ironia anche su se stesso, un'ironia che a volte prendeva a braccetto la malinconia e la paura di non essere capito. "Ho vissuto tante vite", diceva sempre e davvero la sua grande versatilità (poliedricità lo abbiamo già detto qualche milione di volte), ha fatto di lui un uomo dai tanti volti artistici e una grande umanità.,
Troppo presto. Se n'è andato troppo presto, a 64 anni da compiere, con un mondo in cambiamento e sul quale avrebbe avuto tante cose da dire, ma ha lasciato una grande impronta e un enorme bagaglio artistico.
Giorgio
Nato ad Asti il 25 novembre 1950, è vissuto molto nella sua città, dove ha frequentato il Giobert, mettendo in luce la sua verve comica già sui banchi di scuola e, a 17 anni, facendo credere a papà Carlo di avere avuto una liason amorosa con Patty Pravo. Una carriera partita con altri nomi diventati famosissimi, dal mitico Derby di Milano, poi il piccolo schermo con, dopo alcune esperienze anche a 'Pronto Raffaella', il botto di Drive In che ha consacrato i suoi personaggi: Vito Catozzo, Suor Daliso, Carlino, il Testimone di Bagnacavallo. Poi Emilio e lo stilista di Abbiategrasso Franco Tamburino e tante, tante partecipazioni televisive.
Ma la sua Asti è sempre stata il suo porto sicuro. È sempre tornato, gli piaceva girare in centro ed era fiero dell'affetto dei suoi concittadini. La musica è sempre stata la sua passione e un Sanremo 1992 con Orietta Berti (chissà cosa avrebbe detto del duetto con Fedez) e Rumba di Tango, lo porta al Festival di Sanremo che lo consacrerà nel 1994 con la premiatissima "Signor tenente" scritta con Danilo Amerio, suo grande amico.
Nel 1995, L'Assurdo mestiere con la quale vince il premio Rino Gaetano. E poi "Giovane vecchio cuore" per Gigliola Cinquetti", canzoni per tanti artisti, compresa Mina, album e la carriera come scrittore. Il suo primo thriller "Io uccido," vende più di 4 milioni di copie e, quasi contestualmente all'uscita viene colpito da un ictus sul quale tempo dopo ironizzerà e che, per fortuna non gli lascia conseguenze.
Tanti altri libri (sette) che diventano un successo editoriale e che vengono tradotti in quasi tutte le lingue del mondo, film (Notte prima degli esami lo vede nei panni della "carogna", il professor Antonio Martinelli, che gli vale la nomination al David di Donatello), premi, riconoscimenti, tra i quali anche l'essere nominato (2012) presidente della "sua" Biblioteca Astense per i meriti nel campo culturale.
La malattia ha fermato la sua fervida creatività, ma poco prima aveva scritto “L’ultimo giorno di sole”, per l'attrice Chiara Buratti, cucito su misura per lei e sarebbe stato fierissimo della sua interpretazione appassionata. Non ha mai potuto vederlo messo in scena.
Lo spettacolo avrebbe dovuto far parte della celebrazione per i 10 anni (anche) dell'Unesco e, questa sera, sarebbe dovuto essere rappresentato al castello Sforzesco di Milano, purtroppo il tour è stato cancellato per alcuni problemi di salute dell'attrice.
Dieci anni oggi senza Giorgio Faletti, sembra impossibile davvero che sia passato tanto tempo. Dice la moglie, Roberta Bellesini, che sta portando avanti i progetti di Giorgio: "A tutti sembra impossibile. I commenti comuni sono: 'Sembra se ne sia andato pochi anni fa'. Per noi invece è stato un tempo lunghissimo perchè sono successe un sacco di cose. Proprio come racconta uno dei brani nell’Ultimo giorno di sole:
'Se ogni uomo avesse potuto ricordare ogni singolo istante della sua vita, se avesse avuto il dono di poterla ripercorrere raggruppandola non in anni e in mesi ma identificandola passo per passo in minuti e in secondi, sono certa che l’esistenza sarebbe sembrata a tutti molto più lunga'. Ed è proprio questo che è successo a me e a tutti coloro che hanno preso in mano le parole di Giorgio, raccontate e scritte, le sue musiche, i suoi dipinti. Ci siamo accostati al suo lavoro in alcuni momenti in punta di piedi, in altri con gli occhi lucidi, ma sempre nel rispetto dell’artista che in quelle parole ha messo la sua vita".
Venerdì 5 luglio alle 18.15 messa in ricordo nella chiesa di San Secondo.
Ciao Giorgio!