Storie di Orgoglio Astigiano - 27 luglio 2024, 12:15

Storie di Orgoglio Astigiano. Valentino Veglio, da autista a pioniere dell'olivicoltura in Piemonte: "Mi sono licenziato a 59 anni per vivere tra gli ulivi. Maggiorenne, era tempo di diventare grande"

L'azienda di Valentino si trova a Patro di Moncalvo. Il suo olio arriva persino sulle tavole del Giappone. 1200 ulivi e pura meraviglia

Valentino e il suo mondo. Ph Elisabetta Testa

Valentino e il suo mondo. Ph Elisabetta Testa

Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone Snap, di Rosa Linn, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify

È un venerdì mattina caldissimo. Si parte in direzione Moncalvo (precisamente Patro). Valentino Veglio mi sta aspettando. 

60 anni, è il pioniere dell'olivicoltura in Piemonte, oltre che nell'Astigiano. Dalla stretta di mano capisco che è un tipo verace, genuino. Quelle persone che sanno mixare a dovere ciò che hanno imparato sui libri e ciò che, invece, ha insegnato loro la vita. Proprio quelle che piacciono a me. 

Varco la soglia della sua azienda agricola. Non vedo l'ora di ascoltarlo. 

Valentino, come e quando nasce questa realtà incredibile, fiore all'occhiello del Piemonte?

Di fatto nel 1997. Era ed è la storica azienda di famiglia, ma un tempo avevamo tutte vigne. Con il passare degli anni le abbiamo tolte, ma non sapevamo bene cosa mettere. Allora decisi di dar voce alla mia passione: gli ulivi. Li ho sempre adorati e già all'epoca avevamo tre alberi, di cui uno del 1975, che era riuscito a passare indenne la terribile annata del 1985, che dal punto di vista meteorologico fu un incubo. Mio papà voleva vendere tutto, ma io no. Volevo riempirmi gli occhi di meraviglia ogni giorno, al risveglio: per questo scelsi gli ulivi. 

E questo è già un elemento che mi colpisce. Non pensavo che gli ulivi potessero trovare casa tra le nostre colline... 

Non sapevo sostanzialmente nulla in tal senso e quindi, dopo il primo anno, ho iniziato a informarmi. Avevo chiamato l'allora assessore all'Agricoltura, Giovanni Pensabene, che tra i suoi viaggi aveva pensato di abbinare il vino all'olio, ma non aveva ancora trovato un'azienda che producesse quest'ultimo. Detto, fatto. Con l’Università di Agraria il sabato dopo avevo tutti in azienda, che giravano e facevano studi. 

Da semplice modo per riempirsi gli occhi si è trasformato in oggetto di studi e lavoro, quindi?

Esatto, da quello che era un piacere personale è nato poi un interesse intorno, anche di studi. Nel 1998 avevamo 452 piante, riconosciute dalla Comunità Europea, perché all’epoca l’olivicoltura in Piemonte non esisteva. Il Piemonte, infatti, insieme alla Valle D’Aosta, erano le due regioni che non avevano riconosciuto questa disciplina, anche a livello normativo. Il Piemonte inizia oggi a muovere i primi passi in questo senso. Mi avevano messo subito in contatto con il Centro sperimentale di Spoleto, per ogni problematica. E, successivamente, abbiamo fondato l'Asspo, l'Associazione Piemontese Olivicoltori. (La realtà è nata il 15 ottobre 2003 a Vialfrè (TO) grazie alla volontà dei pionieri della coltivazione in terra piemontese e valdostana: Pierluigi Baratono di Vialfrè, Valentino Veglio di Moncalvo, Anita Aquilino di Olivola, Vito Groccia di Settimo Vittone, Leone Francesco di Torino, Giancarlo Durando di Altavilla Monferrato, Adriano Giovanetto di Settimo Vittone, Fulvio Senatore di Torino, Dario Martinelli di Pont Saint Martin, Vittorio Vallini di Torino e Paolo Pejrone di Revello, ndr.). Ad oggi abbiamo circa 250 soci. 

Quanti ulivi hai oggi e di che produzione parliamo?

Oggi abbiamo 1200 piante in produzione. Quest’anno ne ho piantate altre 200: ci vorrà una decina di anni per vederle in produzione. L'ulivo richiede molta pazienza. Quest'anno parliamo di circa 800 litri di olio, ma abbiamo fatto anche 15 quintali di olio in alcune annate. Quella di quest'anno è comunque una bella annata, tempo permettendo. 

Valentino, ma sbaglio o tu facevi un altro lavoro?

Ho fatto l'autista di pullman dal 1990. Pensa che mio papà, quando avevo 15 anni, mi disse: "Per me puoi fare ciò che vuoi, l'azienda è tua, ma se dai retta a me cercati un lavoro". E così ho fatto. Avevamo vigneti, frutta e verdura; si raccoglievano sei quintali di piselli al giorno e avevamo anche 750 alberi di pesco limunin. Trasformavamo tutti i nostri prodotti in antipasti, bagnetti, senza più vendere le verdure al mercato. Il laboratorio lo abbiamo poi chiuso nel 2000: al suo posto è nato quello dell'olio. Ad ogni modo, nel settembre dello scorso anno mi sono licenziato. All'età di 59 anni: ho deciso che volevo dedicarmi solo alla mia azienda. Sai, Elisabetta, ormai sono maggiorenne, ora serve che io diventi grande. 

La tua storia di cambiamento è meravigliosa. Quanto è importante la passione, oltre che per ciò che si fa, anche per le terre in cui si vive?

Fondamentale, penso sia ciò che mi ha sempre reso propositivo nelle cose che faccio. Spesso, ahimé, ci si deve scontrare anche con la realtà. In Monferrato negli anni ho distribuito circa 25 mila piante di ulivi per soci e non solo, mi sono sempre speso volentieri per queste terre. 

Come funziona la raccolta? 

Noi raccogliamo ma poi non abbiamo il frantoio in loco. Una scelta ben ponderata negli anni. Ci appoggiamo a un frantoio che è ad Albenga. Non lo abbiamo mai cambiato. Fino a qualche anno fa ero l’unico produttore che produceva olio con un’etichetta in Piemonte. Nel 2003 la prima produzione è stata di 14 kg di olio: al frantoio avevamo 110 kg di olive, la prima frangitura. Nel 2005 mi ero informato per comprarne uno, ma non l’ho mai fatto. Ha costi esorbitanti e lo usi dieci giorni all’anno. E c'è anche da considerare che in base al tipo di frantoio cambia il gusto del prodotto che offri. 

Marchi della sofferenza: crepe da cui nasce nuova vita. Pura vida 

Valentino mi racconta tutto questo mentre passeggiamo tra gli ulivi. Sento pace, sento quiete. Sono grata. Mi porta a vedere i segni che molti ulivi hanno. Eleganti tronchi spezzati: crepe da cui è nata nuova vita, cicatrici portate con orgoglio, marchi della sofferenza. Mi dice: "Il fascino dell’ulivo è l'essere albero della vita. E, come nella vita, capitano delle disgrazie, che lasciano segni, effetti. La capacità di resistere, di combattere, che ha l'ulivo, è la metafora della nostra vita. Sbagli, cadi, impari e ti rialzi". Osservo con occhi rinnovati le lacerazioni che vedo: negli ulivi, come nelle persone, come in me stessa. Dentro a quei solchi scorre pura vida. 

Oltre all'olio, fai anche l'aceto?

Sì, due tipologie, uno bianco e uno rosso. Mentre come olio abbiamo tre varietà, ma quest'anno dovremmo farne una quarta. Ci ho sempre giocato, ho sempre voluto sperimentare, consapevole del fatto che sia il tempo a rendere le cose buone. Il metodo lento, la pazienza, la capacità di osservazione. 

Il mercato di riferimento del tuo olio?

Vendo un po' ovunque. Da anni, però, esportiamo principalmente in Giappone. Qui da noi arrivano anche molti clienti dalla Danimarca e dagli Stati Uniti, ad esempio. 

Sei un pioniere nell'animo, hai il dna dell'innovatore...

Cerco sempre qualcosa in più in quello che faccio. E quando c'è un risultato che ti dà tanta soddisfazione, dopo una settimana per me è già tutto finito. Sento il bisogno di andare avanti, di cercare altro. Non voglio fermarmi mai.

Me lo ricordi perché non bisogna mai mollare?

Perché la vita è una sola e abbiamo uno spazio a disposizione. In questo spazio bisogna fare. Così come bisogna dire basta quando è necessario. Mi sono licenziato un anno e mezzo prima di andare in pensione. E vivo lo stesso. La vita è meravigliosa. Stamattina alle cinque cantavano i galli ed ero già in piedi. Ma magari domani mi alzo alle nove eh, mica sempre alle cinque!

Buona strada 

Saluto Valentino, dopo aver fatto una degustazione di tutti i suoi magnifici prodotti. Le parole che mi ha detto mi riecheggiano nella mente. Le ferite, questa vita che vale la pena di vivere, la capacità di dire basta quando è il momento, ma di andare avanti quando serve. Al ritorno verso Asti faccio una strada diversa, un fuori programma. Tempo poco mi si apre davanti agli occhi una distesa di girasoli. Il mio fiore del cuore. Lo stesso che ho tatuato sul braccio sinistro, lo stesso che non dimentico mai di avere a casa. Il fiore della mia famiglia, dei nonni che non ci sono più. 

Tornata a casa prenoto la prima tappa del mio primo viaggio in solitaria. Forse non esistono strade giuste o strade sbagliate. Forse non esistono percorsi sensati o insensati. Forse il senso siamo noi. 

Buona strada a chiunque cerchi il senso. 

Il videosaluto ai lettori di Orgoglio Astigiano

Elisabetta Testa


Vuoi rimanere aggiornato sulle Storie di Orgoglio Astigiano?
Partecipa anche tu all'evento del 14 novembre a Teatro Alfieri, gli “GLI STATI GENERALI DELL'ORGOGLIO ASTIGIANO”!

Orgoglio Astigiano è un progetto che vuole portare alla luce storie di vita e di talenti del territorio, che trova il suo spazio nella rubrica settimanale “Storie di Orgoglio Astigiano”, a cura della giornalista Elisabetta Testa.

Segui "Orgoglio Astigiano" anche su:  Facebook   Instagram   Telegram   Spotify

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A OTTOBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
SU