In un pomeriggio domenicale del 1931, Giovanni Gerbi, il mitico Diavolo Rosso, affrontava la salita del Gerbido di Montemarzo, frazione di Asti dove era nato. La affrontava per sfida, pur se già avanti negli anni e in sella alla sua bici senza cambi a pignone fisso, a raggiungere la cima di un’erta, al tempo sterrata, con una pendenza media del 18% e picchi impressionanti del 32%. Arrivato in 4 minuti e 59 secondi, tempo di riferimento per chi vorrà cimentarsi nella salita, oggi dal nome evocante: La Diabolica. Nome di un evento ciclistico, alla sua prima edizione, previsto domenica 18 maggio prossimo.
Evento a parte, dove, se appassionati del genere vi sarete già iscritti, la Diabolica è comunque da vedere assieme al piacevole borgo di Montemarzo abbarbicato lungo il crinale di una collina da cui si ammirano i panorami della città e delle vallate circostanti. Paese carico di storia e testimonianze, come la notevole chiesa dei Santi Marcello e Defendente di origine trecentesca e la chiesetta di San Marcello, costruita nel luogo del cosiddetto Miracolo di San Marcello. La leggenda narra che nel 1155 Barbarossa, dopo aver distrutto Asti, mise a ferro e fuoco Azzano per poi dirigersi a dar stessa sorte a Montemarzo, ma a metà strada un grande turbine di sabbia lo fece tornare indietro ed il paese fu risparmiato.
Altro posto bellissimo, a pochi chilometri da Montemarzo, è Rocca d'Arazzo, paese su un'altura dominante la Valle Tanaro, evidenziando ancor oggi la sua veste di roccaforte a difesa del territorio astigiano. Dopo un giro del borgo per vedere da vicino l'imponente Palazzo Cacherano, costruito tra XVII e XVIII, farei una rapida visita alla bella parrocchiale settecentesca, dedicata ai Santi Stefano e Genesio, il cui campanile è ancora quello del Trecento. Dell'antico castello, distrutto nel '600, restano invece solo tracce delle mura, ma la sua storia è legata alla cessione diretta a Gian Galeazzo Visconti, che gli aprì la strada all'insignorimento; per questo, nel Codex Astensis, il castello di Rocca d'Arazzo è raffigurato anche con il Biscione dei Visconti e non solo con la bandiera di Asti. Poi dedicherei un sacco di tempo all'affascinante Pieve di Santo Stefano e Santa Libera: cappella romanica del XI secolo, posta su un cocuzzolo da cui si domina il tutto. Visita terapeutica, che lì in cima la pace unica e il panorama mozzafiato, aiutano spesso a dare senso al vivere. Obbligatorio finire il giro gratificando la recente scelta di due giovani astigiani, Stefano di 24 anni e Alex di 23. Scelta imprenditoriale di proporre piaceri territoriali a tavola, nelle affascinanti cantine del palazzo comunale. Piaceri tipici del loro ristorante Ambizioni.
Impossibile non chiudere il giro a Mongardino, altro luogo speciale poco distante da Montemarzo. Luogo unico in tutto l’Astigiano quale sede di Sacro Monte, costituito da quattro cappelle ai lati del percorso d'accesso, tredici poste ad anello su un colle e da una piccola chiesa. Colle che prende nome dall'antica cappella ivi dedicata a Sant’Antonio da Padova posta alla sommità. Le cappelle si iniziarono a costruire nel 1739, grazie alla tenacia del giovane sacerdote del tempo, don Giuseppe Tagliano da Montà, e ad una cospicua donazione di una famiglia del posto. In ognuna sono rappresentate, con statue di gesso colorato, scene della Passione e del Calvario di Gesù. Le cappelle vennero riedificate nel 1906 e nel 1939 restaurate per la prima volta le statue che recentemente si stanno riportando nuovamente al loro originario splendore. Il posto è veramente incredibile, esempio unico nel nostro territorio del vasto fenomeno dei Sacri Monti che si sviluppò in Piemonte tra il XVI e XVIII secolo.