"Sfatato il mito del prete d’oro da seimila euro al mese", si potrebbe sintetizzare così l’intervento del Vescovo di Asti, Monsignor Marco Prastaro, nella conferenza stampa che ha fatto il punto sulla destinazione dei fondi dell’8x1000.
Anche quest’anno, ha spiegato il presule, la ripartizione delle risorse rimane in linea con quella del 2024: circa 2 milioni di euro complessivi, di cui 570.000 euro destinati alle esigenze di culto, 542.000 euro per gli interventi caritativi e circa un milione per il sostentamento del clero.
"Non sono soldi “a fondo perduto”, non è un assegno in bianco — ha precisato — Si tratta di fondi pubblici, regolati da accordi precisi tra Stato e Chiesa, con destinazioni rigorosamente documentate. Ogni euro è vincolato e trasparente".
Una precisazione importante, che fa da contrappunto a un altro concetto ribadito con forza dal Vescovo: "Questa firma non toglie nulla a nessuno. Non è un balzello in più, non è una tassa. È una possibilità data a ogni contribuente per esprimere una preferenza su come destinare una quota di risorse pubbliche. È un gesto di partecipazione, direi quasi civica, e certamente di libertà".
E proprio sulla libertà il vescovo ha insistito: "Chi non vuole firmare per la Chiesa cattolica è giusto che non lo faccia. Chi, invece, crede nel valore sociale delle nostre attività, anche culturali o umanitarie, in Italia e nel mondo, può contribuire con un gesto che non costa nulla, ma vale moltissimo. Purtroppo tanti, soprattutto pensionati con reddito unico, non sanno che possono firmare anche senza presentare la dichiarazione dei redditi. Basta un CUD, un modulo e un passaggio in posta o al patronato. Facciamolo sapere".
Quanto guadagna un prete (e un vescovo)?
Quanto alla parte di fondi destinata al sostentamento del clero, Monsignor Prastaro ha voluto chiarire cifre e contesto, allontanando le leggende metropolitane: "Un parroco oggi guadagna attorno ai 1000 euro netti, un vescovo circa 1500. Non esistono gli stipendi da manager. È un sostegno dignitoso, integrato dal sistema dell’8x1000, a cui ciascun sacerdote contribuisce con rimborsi per vitto e alloggio. È bene che la comunità sappia che nulla di quanto ricevuto viene sprecato o mal destinato".
Infine, un richiamo alla responsabilità: "L’8x1000 è una grande opportunità, ma non deve diventare un alibi. Le comunità cristiane sono chiamate a continuare a sostenere direttamente la vita delle proprie parrocchie. Non possiamo affidarci solo a fondi esterni. La corresponsabilità e la generosità dei fedeli restano fondamentali per il futuro della Chiesa e delle opere che porta avanti ogni giorno".
Don Maurizio Giaretti: "La firma è un atto di corresponsabilità, non solo una cifra"
Don Maurizio Giaretti, responsabile del Servizio di Promozione al Sostegno Economico alla Chiesa Cattolica, è intervenuto nel corso della conferenza con un discorso diretto e appassionato, che ha voluto anzitutto sgombrare il campo da equivoci e false percezioni: "Raccomanderei la brevità, agganciandomi a quanto ha già detto il Vescovo. Il nostro compito non è raccogliere fondi o dare numeri, ma trasmettere un messaggio: la firma per l’8x1000 – così come l’offerta per il sostentamento del clero in un altro periodo dell’anno – è un atto di testimonianza e di corresponsabilità fondamentale".
Non si tratta solo di numeri, ha ribadito, ma di identità e responsabilità: "A noi non interessa tanto quanto porteranno quelle firme in termini economici, ma far passare il messaggio che chi si sente parte della Chiesa, anche magari in modo un po’ più 'superficiale' rispetto ad altri, ha una responsabilità. È un segno concreto che consente alla Chiesa di continuare a incidere nel quotidiano, di avere un ruolo significativo nella società, di custodire i beni culturali, di stare accanto alle persone fragili, come abbiamo visto anche nei progetti presentati oggi".
C’è stato spazio anche per una riflessione sul senso stesso dell’8x1000, con una puntualizzazione tanto schietta quanto sentita: "L’8x1000 nasce come strumento pensato dalla Chiesa, in accordo con lo Stato, per le necessità di culto. Oggi ci sono molte caselle nella dichiarazione dei redditi, compresa quella dello Stato, e anche sottovoci come l’edilizia scolastica. Va bene, ma è importante che ci sia chiarezza: quella firma è nata per sostenere il culto. E in questo, anche le altre confessioni religiose riconosciute dalla legge hanno pieno diritto, come previsto dal Concordato".
Restaurare, conservare, tramandare
A illustrare nel dettaglio l'impiego dei fondi nell'ambito del patrimonio storico-artistico è stato Don Lorenzo Mortara, delegato vescovile per i beni culturali ecclesiastici. “L'8x1000 è una risorsa fondamentale per il recupero e la valorizzazione del nostro patrimonio, che non appartiene solo alla Chiesa ma a tutta la collettività”.
Tra le opere concluse nel 2024, spiccano i restauri degli organi storici, gli interventi su impianti antifurto e quelli di manutenzione ordinaria e straordinaria su chiese e cappelle dislocate nel territorio diocesano. Fondamentale anche il sostegno alla nuova edilizia di culto, con opere che rispondono alle necessità delle comunità locali.
Particolarmente atteso è l'adeguamento liturgico della Cattedrale, un progetto articolato e complesso che beneficerà dei fondi 8x1000 e sarà illustrato in dettaglio sabato 17 maggio in un evento aperto al pubblico. Domani, invece, 16 maggio, sarà inaugurata presso il Museo Diocesano la mostra "Scintille d'argento", ulteriore testimonianza del valore del patrimonio sacro e del lavoro di cura e valorizzazione in atto.
Beppe Amico: “La Caritas è relazione, ascolto e accompagnamento verso l’autonomia”
Nel cuore dell’intervento di Beppe Amico, referente diocesano della Caritas, c’è una convinzione netta: non si può parlare di 8x1000 senza raccontare le persone, i volti, le storie concrete che ogni giorno bussano alla porta della solidarietà.
“La Caritas – ha esordito – sono le persone. È la rete dei venti centri d’ascolto sul territorio, a cui ora si aggiunge anche Montegrosso. Il nostro primo strumento è l’ascolto, che può sembrare semplice, ma non lo è. Ascoltare significa riconoscere, dare dignità, far sentire accolti. È già una prima risposta, anche se spesso non basta”.
Accanto all’ascolto, ci sono gli aiuti concreti, ma con una visione precisa: evitare l’assistenzialismo e promuovere percorsi di autonomia. “Lavoriamo in rete con i servizi pubblici – ha spiegato – perché l’obiettivo non è tamponare l’emergenza, ma accompagnare le persone fuori dalla povertà, quando è possibile. Nel 2024 abbiamo incontrato 1.203 persone, che rappresentano circa 3.200 individui. A tutti loro, oltre alla relazione, abbiamo dato anche risposte materiali”.
Amico ha parlato con franchezza del lavoro quotidiano: aiuti alimentari, attraverso il Banco o l’Emporio solidale (che sostiene 150 nuclei, per una media di 450 persone al mese); contributi economici per bollette, spese condominiali, assicurazioni scadute. “Siamo molto rigorosi – ha sottolineato – le risposte non sono automatiche. Ogni lunedì pomeriggio un’équipe valuta le richieste. Non basta chiedere: serve un progetto condiviso, un cammino. La Caritas non è un distributore automatico”.
Fondamentale anche il capitolo lavoro. “Nel 2024 – ha raccontato – abbiamo finanziato 19 tirocini, alcuni partiti l’anno precedente, altri nuovi. Sono strumenti che funzionano, perché l’inserimento lavorativo è una delle chiavi per l’autonomia. Li attiviamo in collaborazione con i servizi territoriali, il Centro per l’impiego, gli enti formativi. Non lasciamo sole le persone: le accompagniamo”.
Non poteva mancare un passaggio sull’emergenza casa. “Abbiamo un alloggio per senza dimora, con quattro posti letto, che funziona bene: le persone arrivano dalla strada e, con i loro tempi, riescono a ripartire. Offriamo anche appartamenti in comodato gratuito, in base alle situazioni. Alcuni pagano un affitto simbolico, altri nulla. Ma sempre con l’idea che sia una fase di transizione, non una soluzione permanente”.
A oggi, ha spiegato Amico, “stiamo ancora sostenendo sette nuclei ucraini, per un totale di 19 persone. Sono in diversi alloggi e li aiutiamo anche con beni alimentari e altri servizi. Nessuno di loro intende rientrare in Ucraina, quindi il percorso verso l’autonomia è fondamentale”.
Infine, uno sguardo ai luoghi dell’accoglienza e alla dimensione educativa. “Abbiamo la struttura delle Querce di Mamre, con 15 posti letto per donne e bambini. Vengono inviate dai servizi sociali, ma il rimborso che riceviamo è simbolico: qui l’8x1000 fa la differenza. C’è poi il centro diurno ‘Il Samaritano’, che dal 2015 offre beni essenziali, vestiario, assistenza. E c’è la Young Caritas, una realtà che cresce: l’anno scorso alcuni ragazzi sono andati in estate a fare esperienze in altre diocesi. Sono tornati entusiasti, arricchiti. Quest’anno replicheremo”.
A concludere l’intervento, il legame tra tutto questo impegno e i fondi dell’8x1000: “Non potremmo fare tutto questo senza quelle firme. Una parte arriva dalla quota diocesana, un’altra grazie ai bandi Caritas Italiana. Se li scriviamo bene, ce li finanziano. E questo – ha concluso – ci permette di tenere vivo tutto quello che vi ho raccontato”.
La salute, un problema sempre più trascurato
La pastorale della salute si conferma una realtà preziosa e complessa, tessuta dall’impegno di undici associazioni che uniscono fede e assistenza. A prendere la parola è stata Tiziana Stobbione, che ha promesso un intervento breve ma denso, diviso in due parti: "Parlerò principalmente dell’ambulatorio Fratelli Tutti, ma rappresento anche la pastorale della salute nel suo insieme, che coordina undici associazioni e accede ai fondi dell’8x1000".
Riguardo all’ambulatorio, Stobbione ha evitato di ripercorrerne la nascita: "Credo sia superfluo ricordare com’è nato, è nato e basta". A distribuirne le attività è stata la dottoressa Anna Paola Fea, direttore sanitario, che ha consegnato una locandina aggiornata con i servizi offerti gratuitamente. "Abbiamo elevato la soglia ISEE da 9.000 a 12.000 euro, per cui ora eroghiamo gratuitamente visite specialistiche, esami diagnostici — grazie anche a un medico radiologo volontario — e occhiali, un grande bisogno che avevamo già segnalato come progetto e che è reso possibile dalla collaborazione con i Lions".
Gli orari non sono cambiati, aperti dal lunedì al venerdì, mentre i dati confermano una domanda articolata: "I cittadini italiani rappresentano il 56% degli utenti, seguiti da persone provenienti da 23 nazioni diverse. Le prestazioni più richieste riguardano soprattutto odontoiatria e oculistica".
La collaborazione con la Caritas è fondamentale e porta risultati concreti: "Come ci ha detto poco fa Beppe Amico, a seconda di come sei bravo a scrivere i progetti, riesci a ottenere finanziamenti", ha sottolineato Stobbione. Nel 2024, la diocesi ha stanziato 20.000 euro, integrati da ulteriori 10.000 euro per il 2025, destinati all’acquisto di farmaci, protesi dentarie per adulti e coperture assicurative, grazie a un progetto compartecipato con Caritas italiana.
Non mancano le iniziative di autofinanziamento: "Le raccolte degli ultimi due Avventi sono state destinate all’ambulatorio, così come cene e pranzi solidali che organizziamo". Le spese però aumentano: "Il numero di persone che si rivolgono a noi cresce, così come le loro necessità. Sempre più spesso incontriamo persone in povertà che trascurano la salute, con ripercussioni significative a breve termine".
E come ha ribadito il vescovo, ha precisato Stobbione, "non ci sostituiamo alle strutture pubbliche, ma andiamo a integrarle, soprattutto per l’annosa questione delle liste d’attesa e per chi non può permettersi servizi privati". L’aumento del disagio mentale nelle fasce più giovani e intorno ai 40-45 anni è una sfida che "affrontiamo quotidianamente, con grande preoccupazione".
L’ambulatorio si è potenziato anche grazie a nuove strumentazioni e personale: "Abbiamo introdotto competenze ginecologiche, anche se ancora non incluse nel programma ufficiale, e una nuova pediatra, che ci permette di seguire anche i bambini, prima senza risposta". L’attenzione si allarga anche ai senza fissa dimora e ai cittadini comunitari senza assistenza sanitaria: "Spesso non possono permettersi di pagare le cifre richieste, che nel 2024 erano intorno ai 700 euro, e nel 2025 saliranno a 2.000 euro per l’integrazione".
Stobbione ha poi richiamato l’attenzione sull’utilizzo dei fondi: "Nella relazione trovate il dettaglio di come sono stati spesi quelli del 2024 e come intendiamo impiegare quelli del 2025".
Per quanto riguarda la pastorale della salute, ha spiegato: "Essa coordina undici associazioni, prevalentemente cattoliche ma con alcune più laiche, tutte attive sui temi della salute e dell’assistenza". I fondi 8x1000 contribuiscono con 10.000 euro annuali a sostenere attività formative su tematiche etiche, bioetiche e pastorali, rivolte a operatori sanitari e volontari. "C’è anche formazione per i ministri straordinari della comunione, e l’acquisto di farmaci destinati a emergenze internazionali, come l’Ucraina, tramite cordoni umanitari".
Un momento speciale è stato annunciato per il 24 maggio: "In collaborazione con Caritas, si terrà un corso sul tema della speranza, ispirato a una frase di Papa Francesco rivolta ai giovani nel 2023: 'Siate la speranza di un mondo diverso'". Parteciperanno tutte le undici associazioni, il personale di Fratelli Tutti, la Caritas e i ministri straordinari, insieme a due esperti per dialogare su come "essere portatori di speranza in una società in cui spesso la speranza manca".
Il progetto Oxygen Map
A chiudere gli interventi tecnici, è stato infine don Claudio Berardi, che ha presentato il lavoro dell’Istituto Diocesano, fondato nel 1985, e responsabile della gestione di 130 alloggi e 2.000 ettari di terreni agricoli, tutti affittati. "Ogni anno – ha spiegato – versiamo a Roma l’utile della gestione, circa 800.000 euro, che poi torna sotto forma di sostegno ai sacerdoti. Ma le spese straordinarie, come la recente ristrutturazione dell’ex convento di San Martino, richiedono trattenute temporanee". E c’è anche una novità: lo screening sul patrimonio immobiliare per decidere cosa ristrutturare e cosa dismettere. "Non siamo un’agenzia immobiliare – ha detto – chi non riesce a pagare l’affitto non viene buttato fuori: si cerca un percorso umano, graduale".
Infine, l’orgoglio del progetto Oxygen Map, che punta alla gestione sostenibile dei boschi diocesani. "Abbiamo già registrato 1.266 crediti di carbonio, trasformati in crediti Laudato Sì – ha spiegato – non venduti come compensazione ambientale standard, ma come gesto etico e simbolico. Un impegno che unisce economia, ecologia e Vangelo".
Ci sarà un effetto Leone XIV?
Il Vescovo ha chiuso il suo intervento con una riflessione sul possibile "effetto Leone XIV", un richiamo all’attenzione che un nuovo Papa può suscitare nella società e nei media, in analogia a quell' ‘effetto Francesco’ del 2013, un rinnovato interesse verso la Chiesa legato al cambiamento al vertice.
"Ovviamente bisogna che finisca la luna di miele, è una questione di tempi." ha risposto Prastaro. Eppure, secondo il Vescovo, la Chiesa ha dimostrato una capacità di rinnovamento sorprendente: "In un momento in cui molti la vedevano come una realtà antica e distante, la transizione al nuovo Papa è stata gestita con una sintesi e una rapidità che il mondo attuale spesso fatica a trovare. Insomma, il ‘vecchio’ è stato più veloce del ‘giovane’."
Senza anticipare giudizi personali sul nuovo Pontificato, ha sottolineato che ogni Papa porta con sé una sensibilità unica, legata alla sua storia e personalità, e che sarà il tempo a stabilire quali effetti concreti avrà.
Un passaggio importante è stato dedicato al coraggio dimostrato da Papa Leone XIV fin dall’inizio: "Si è presentato bene al mondo, con quel coraggio evidente già nel giorno dell’elezione e poi anche ai funerali (quando a presiedere la cerimonia è stato il decano dei cardinali, Giovan Battista Re ndr) , quando con fermezza e pacatezza ha parlato di pace e conflitti davanti a leader mondiali noti per le loro tensioni."
Concludendo, ha lanciato una provocazione verso la comunità: "Se domani gli italiani decidessero che questa rete di attività culturali, sociali, caritative e sanitarie promosse dalla Chiesa non è più utile, chi se ne farebbe carico? Quali costi comporterebbe? È una domanda che vale la pena di farsi."
Un monito chiaro sull’importanza della Chiesa come presidio sociale e civile, che va ben oltre il solo ambito religioso.