Attualità - 19 maggio 2025, 15:38

Francesco Cocchi non ce la fa più: l'appello per i gatti della “Casa dell’avvocato” rimasti soli tra le macerie

Dopo il nostro articolo,nessuno è intervenuto. Le forti piogge delle scorse settimane hanno allagato l'area e costretto i gatti a rifugiarsi ai piani superiori

La colonia felina della Casa dell'Avvocato (Merphefoto)

La colonia felina della Casa dell'Avvocato (Merphefoto)

Sta male, non riesce quasi più a camminare:  eppure il suo pensiero corre sempre a quei cinque o sei gatti, ormai vecchi, che da quindici anni ha curato ogni giorno tra i ruderi della “Casa dell’avvocato”, l’edificio abbandonato nei pressi del Tanaro che da tempo è simbolo di degrado e pericolo.

Francesco Cocchi, 81 anni, lancia un ultimo, accorato appello. "Durante le ultime piogge — racconta — l’acqua è entrata in cortile e ha portato via tutto. È rimasto poco o nulla. I gatti si sono rifugiati all’interno della casa, al piano superiore. Lì almeno sono un po’ più al sicuro, ma ormai è un disastro: non si riesce nemmeno più a camminare, tra fango, rifiuti e pericoli".

Dopo l’articolo pubblicato a febbraio e i tanti commenti indignati sui social, nulla è cambiato. Nessuno è intervenuto. Nessuno ha risposto all’appello di Cocchi, che oggi confida con voce spezzata: "Non ho più le forze. Ho lasciato loro una bella riserva di cibo quindici giorni fa, ma adesso non posso più andare. Ho chiesto aiuto al canile, ma non è servito. Ho provato anche con qualche post su Facebook, ma niente. Il silenzio assoluto".

La colonia è riconosciuta dal Comune, ma questo, nei fatti, non ha mai significato un vero sostegno. Cocchi ha sempre fatto tutto da solo. "Finché ho potuto, ho provveduto io, anche da malato. Ma adesso la situazione è davvero grave. Mi sto curando, domani andrò a fare delle analisi e poi si vedrà. Ho più di un problema di salute e non riesco più a stare in piedi".

In questa storia si intrecciano tanti nodi mai sciolti: il degrado urbano, l’indifferenza, l’abbandono degli animali, il peso della solitudine. Oggi Cocchi, da casa sua, chiede solo una cosa: che qualcuno si faccia avanti per prendersi cura dei suoi gatti. Il cibo, assicura, lo fornisce lui stesso tramite il canile. Ma serve una mano, qualcuno che possa portarlo laggiù, una volta a settimana, o anche solo passare per assicurarsi che quei piccoli superstiti stiano bene.

"Pensavo che almeno qualcuno dei tanti che hanno letto l’articolo si sarebbe mosso — dice amareggiato — ma non è successo nulla. Chiedo solo un po’ di aiuto. Non per me, per loro".

Chiunque voglia offrire un supporto concreto può contattare la redazione, che farà da tramite per mettersi in contatto diretto con Cocchi.

Alessandro Franco

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