Economia e lavoro - 07 giugno 2025, 11:14

L'artigianato piemontese si scopre invecchiato, sempre meno le imprese con titolari under34: è crisi di vocazione

In dieci anni la regione conta 8775 attività in meno. De Santis: "A rischio il futuro del settore"

Crisi di vocazioni per l'artigianato piemontese

Crisi di vocazioni per l'artigianato piemontese

La fotografia demografica dell’artigianato piemontese è chiara: il settore sta attraversando una metamorfosi profonda e silenziosa, ma dagli effetti dirompenti. Dall’analisi dei dati del Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi, emerge come nel 2024 il tessuto artigiano abbia registrato una contrazione in termini di nati-mortalità. Le imprese artigiane nate sul territorio piemontese nel corso del 2024 sono state 7.575, 388 in meno rispetto al 2023. Nello stesso periodo sono 8.153 le realtà che hanno cessato la propria attività (valutate al netto delle cancellazioni d’ufficio, 171 in più rispetto all’anno precedente. Il saldo tra i due flussi appare, così, negativo per 578 unità, dinamica che porta a 113.835 lo stock di imprese artigiane complessivamente registrate a fine dicembre 2024 presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi.

La sintesi tra il tasso di natalità, pari al 6,6% e quello di mortalità, pari al 7,1% si traduce così in un tasso di crescita negativo, pari a -0,5%.

Ma ciò che preoccupa di più non è solo il numero, quanto l’età. Il bilancio dell'ultimo decennio ha visto sparire in Piemonte, tra chiusure e superamento della soglia di età degli amministratori, 8.775 attività guidate da under 35, portando il numero complessivo delle imprese giovanili da 45.305 del 2014 alle 36.530 di dicembre 2024.

Il peso in percentuale sul totale delle imprese in regione negli anni 2014 e 2024 è di 10,1% e 8,7% con una variazione di -1,4%. Il calo ha colpito in modo particolare il mondo artigiano che in Italia, nel decennio, ha perso oltre 47mila imprese giovanili (-28,1).

È quanto emerge dall'analisi Unioncamere-InfoCamere sulla nati-mortalità delle imprese giovanili che fotografa la profonda trasformazione del tessuto imprenditoriale italiano, spinta anche dall’inverno demografico in cui è entrata la nostra società. Se il calo ha interessato quasi tutti i settori economici, emergono però significative differenze con una forte accelerazione nel segno dell’innovazione e della sostenibilità.

Quello in atto – spiega Dino De Santis, presidente di Confartigianato Imprese Torino – è un lento ma costante invecchiamento del tessuto imprenditoriale artigiano. Una trasformazione che rischia di compromettere il futuro del settore, se non si interviene per rendere attrattiva la professione e facilitare il passaggio generazionale. La transizione ecologica e l’adozione di nuove tecnologie intanto stanno generando una forte richiesta di figure professionali specializzate. Sono tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni, esperti in cybersecurity e data analyst, sviluppatori di applicazioni per realtà virtuale e aumentata, esperti in bioedilizia, riparazione e rigenerazione, artigiani del benessere: è a questi settori che dobbiamo guardare con interesse,  accompagnando i giovani in un percorso imprenditoriale”.

Non basta raccontare l’artigianato - continua De Santis - bisogna metterlo al centro dell’agenda politica. Oggi molti giovani possiedono competenze trasversali e una naturale inclinazione alla creatività. Energie preziose, che spesso cercano un contesto in cui esprimersi e fare impresa in modo sostenibile, etico e innovativo.”

Da tempo Confartigianato Torino sostiene i giovani artigiani - o coloro che intendono diventarlo – attraverso corsi formativi volti ad insegnare a fare impresa e a districandosi nella giungla burocratica; recentemente - conclude De Santi - ha messo a disposizione - attraverso un servizio innovativo denominato Val.E.- la competenza e l’esperienza di manager di importanti realtà produttive per guidare i giovani nel difficile percorso imprenditoriale”.

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