Al Direttore - 21 giugno 2025, 18:34

"Asti, la sanità che scompare un pezzetto alla volta: chiude anche la Dermatologia e la Regione pensa ai tagli!"

Lettera aperta della capogruppo PD in Consiglio comunale, Maria Ferlisi. "La sanità non è una voce di bilancio: è il cuore di una comunità civile"

Maria Ferlisi

Maria Ferlisi

Gravi carenze nei servizi pediatrici, liste d’attesa infinite, personale allo stremo. E la Regione vara una “task force” per il controllo dei conti delle Asl.
Sembra una beffa, ma è tutto vero. Il 18 giugno, mentre all’ospedale Cardinal Massaia di Asti veniva sospeso a tempo indeterminato l’ambulatorio di Dermatologia, la Giunta Regionale insediava una nuova task force con l’obiettivo di “tagliare le spese improduttive non cliniche”.

In un contesto in cui molti servizi sono già al limite del collasso, sentir parlare ancora di tagli spaventa. La salute non è un lusso, è un diritto.
Le Asl piemontesi, compresa quella di Asti, non hanno bisogno di nuove task force contabili, ma di risorse, assunzioni e servizi. Serve sì una revisione seria del sistema di gestione e dei costi, ma non si può aspettare che arrivi una riforma mentre si chiudono reparti, si allungano le liste d’attesa, si riducono i servizi territoriali e si esasperano pazienti e operatori sanitari.

Un piano di risanamento vero dovrebbe partire da più fondi per la medicina territoriale, da assunzioni stabili e dignitose per medici e personale, e anche da controlli severi sulle spese inutili e gli appalti opachi. È così che si risana una sanità pubblica. Non “tagliando”, che è l’azione più semplice.

Il fatto che venga chiuso l’ambulatorio di Dermatologia dell’ospedale di Asti. è ufficiale e conferma un trend preoccupante di riduzione dei servizi, chiude temporaneamente – e senza una data di riapertura. L’unico specialista in servizio è assente, e nessuno tra i primi classificati del recente concorso ha accettato l’incarico. L’ASL tenta ora di correre ai ripari cercando specialisti da Torino o nel privato.

Quando si chiude un servizio, anche “temporaneamente”, si trasmette un messaggio pericoloso: che si può fare a meno di curarsi sotto casa. Che chi può si arrangi col privato, e chi non può... aspetti. O rinunci.
Ma il problema è strutturale, ed è lo stesso che sta affondando anche altri reparti.

Le condizioni per la Pediatria, ad esempio, sono drammatiche: solo 1 pediatra ogni 1.769 minori. Come denunciato da tempo, Asti è fanalino di coda in Italia per la presenza di pediatri: solo 13 medici in tutta la provincia per oltre 23.000 minori. Il peggiore rapporto pediatra/popolazione in Piemonte. Eppure, da oltre un anno, nessun intervento strutturale è stato messo in atto.

Nel gennaio 2023, unitamente al mio gruppo consiliare (PD) e con la sottoscrizione di tutti i consiglieri di opposizione, ho presentato l’Ordine del Giorno “Asti Black List” per segnalare queste gravi carenze e chiedere soluzioni. Nessuna risposta. Non molti giorni fa ne è stato ripresentato un altro, sempre dall’opposizione in consiglio comunale, che ho sottoscritto, perché non possiamo rassegnarci a vedere la salute dei bambini considerata un lusso o una questione privata.
La salute dei bambini non deve essere un privilegio.

Il tema delle liste d’attesa si lega alle disuguaglianze crescenti: sono molte le persone che rinunciano a curarsi.
Tante le persone che rinunciano a una visita o a un esame per l’impossibilità di accedere al servizio pubblico in tempi accettabili. Le liste d’attesa diventano una barriera insormontabile: troppo lunghi i tempi per ottenere una prestazione, troppo costose le alternative private.

Il DL 73/2024 del Governo – che doveva risolvere tutto – è ancora largamente inattuato: piattaforma digitale bloccata, decreti attuativi a rilento, fondi insufficienti. Il rischio concreto, per chi non lo avesse ancora percepito, è che si stia andando verso una sanità a doppia corsia: una per chi può pagare e una – piena di ostacoli – per chi non può.

Eppure, nonostante tutto, l’ospedale Cardinal Massaia resta un’eccellenza anche sotto stress.
Il Cardinal Massaia si è classificato 67° nella classifica nazionale di Newsweek, risultando il quarto miglior ospedale del Piemonte dopo i grandi centri torinesi. Un riconoscimento meritato, grazie all’impegno del personale sanitario, capace di affrontare anche interventi chirurgici rari e delicatissimi.
Tuttavia, i numeri parlano chiaro: tra il 2020 e il 2024 l’ospedale ha perso 41 medici, e le liste d’attesa arrivano anche al 2026 per alcune visite specialistiche.

Serve un cambio di rotta, e serve subito.
Non è più tempo di attendere. I cittadini hanno bisogno di:

  • investimenti veri nella sanità pubblica di prossimità,
  • assunzioni stabili per specialisti e operatori,
  • stop ai ridimensionamenti dei reparti ospedalieri,
  • azioni concrete contro le liste d’attesa,
  • un modello sanitario equo, accessibile e trasparente.

La sanità non è un settore come gli altri. È la base del patto sociale. E se crolla la sanità pubblica, crolla la civiltà di un territorio.

La Regione smetta di fare propaganda con le task force e si assuma le proprie responsabilità.
Perché la sanità non è una voce di bilancio: è il cuore di una comunità civile.



 

Maria Ferlisi (capogruppo Partito Democratico Consiglio Comunale città di Asti) 



 

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