La città di Asti rende omaggio a uno dei suoi artisti più originali del secondo Novecento, Mario Perosino (1930-2008), con una mostra monografica intitolata "Mario Perosino. Il canto delle muse enigmatiche e dei malinconici guerrieri".
L'esposizione, ospitata a Palazzo Mazzetti dal 27 giugno al 14 settembre 2025, offre un'opportunità unica per esplorare l'universo colto, fantastico e visionario di questo pittore autodidatta ed esploratore di stili e suggestioni iconografiche.
Nato ad Asti il 30 novembre 1930, Mario Perosino manifestò fin da adolescente un profondo interesse per il disegno e la pittura, privilegiando l'ispirazione dalla natura circostante rispetto agli insegnamenti accademici. Sebbene frequentò parzialmente l'Accademia di Brera, si perfezionò principalmente da autodidatta, apprendendo anche dai maestri astigiani Giuseppe Manzone e Demetrio Corino l'arte di ritrarre dal vero la natura e la vita contadina.
La sua passione per l'arte lo portò a visitare pinacoteche e chiese, coltivando una particolare ammirazione per i grandi maestri del Rinascimento e del Barocco. Dal 1947 iniziò a esporre in mostre collettive e, nel 1951, poco più che ventenne, tenne la sua prima personale presso il Circolo Culturale “La Giostra”. Negli anni successivi, partecipò a mostre alla “Promotrice Belle Arti” di Asti (1958) e al Complesso di San Pietro (1967). Nonostante la sua riservatezza, riuscì a farsi conoscere nell'ambiente artistico locale, entrando in contatto con figure di rilievo come Eugenio Guglielminetti e Corrado Cagli, quest'ultimo promotore di due sue mostre personali a Roma nel 1968 e 1973. Anche il mercante d'arte Rigoletto Violanti organizzò una sua mostra a Firenze.
Nel 1966 si sposò con Giliana Olessina, con cui ebbe una figlia, Giordana. In quegli anni, Perosino contribuì all'immagine del Palio di Asti, illustrando dépliant e materiali promozionali. Tuttavia, la sua vita personale si complicò nel 1990 con la crisi matrimoniale, portandolo a rifugiarsi sempre più nella pittura e ad allontanarsi dalla vita sociale e culturale della città. Le sue mostre si fecero più rare, con esposizioni tra il 1978 e il 1993 alla Galleria “La Fornace” e una vasta antologica a Palazzo Mazzetti nel 1993. Nonostante l'isolamento e i problemi di salute dopo il 1995, continuò a lavorare, rifiutando anche alcune iniziative del Comune, sebbene nel 1995 fu scelto dal Club Soroptimist di Asti per realizzare la Pergamena d’Autore, premio per il Corteo Storico del Palio di Asti. Morì ad Asti nel 2008, lasciando un'eredità artistica ricca di passione e un profondo legame con la sua terra.
La mostra attuale ripercorre la straordinaria varietà della produzione artistica di Perosino, divisa in cinque sezioni tematiche
- Nature morte: dense di oggetti e rimandi simbolici, spesso con manichini-scultura antropomorfi, gioielli, e orologi a pendolo, quasi un "memento mori" coloratissimo che ricorda il trascorrere del tempo. Tra i titoli delle opere: "Solitudine", "Enigma", "Il Pendolo", "Melanconia"
- Sacro e profano: tra Madonne, santi e mitologie reinterpretate, passando da echi classici a variazioni geometriche e astratte. Mitologia e agiografia lo affascinano, ispirandolo nella creazione del suo alfabeto iconografico
- Figure fantastiche, regine e guerrieri grigliati e gladiatori: opere dove si riconosce la cifra stilistica più originale di Perosino. Le figure arcimboldesche e i guerrieri grigliati, protetti da armature fiabesche, mostrano un'inquietudine celata da tassellature moresche e bizantinismi. I gladiatori, possenti e terrificanti, con maschere da samurai ed elmi crestati.
- Le architetture: habitat ideale e non convenzionale delle sue creature fantasiose. Dagli echi metafisici e dechirichiani, con piazze rinascimentali e manichini sospesi, a interni barocchi e tortili, fino al sogno fantasy di architetture aliene, popolate da eternauti grigliati e altre creature oniriche.
- Muse enigmatiche e malinconici guerrieri: la Musa ideale di Perosino è una donna del Rinascimento, un essere dolcissimo e un obiettivo irraggiungibile. Spesso scambiano baci con i loro cavalieri in "toccate e fuga" ariostesche, senza la sensualità appassionata di Klimt o Hayez.
L'esposizione, curata da Francesco Antonio Lepore con la collaborazione di Andrea Rocco e Giordana Perosino, è realizzata dalla Fondazione Asti Musei e dal Comune di Asti, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e la sponsorizzazione del Gruppo Cassa di Risparmio di Asti. L'ingresso alla mostra è incluso nello Smarticket, che consente di visitare i sei siti della Fondazione Asti Musei (Palazzo Mazzetti, Cripta e Museo di Sant’Anastasio, Palazzo Alfieri, Museo Guglielminetti, Domus Romana, Torre Troyana).