Cronaca - 29 giugno 2025, 11:52

Isolati dal mondo per paura del Covid: a 9 e 6 anni indossano ancora il pannolino e non sanno leggere né scrivere

La surreale vicenda è emersa a Lauriano (TO), a una manciata di chilometri dal confine con l'Astigiano. Il padre, un artista olandese, ha tenuto i due bimbi lontani da tutto per timore dei virus

Immagine generata mediante software di intelligenza artificiale

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Quello che state per leggere è il racconto di un grave caso di isolamento quasi totale, degrado e diritti basilari negati, probabilmente nella convinzione errata di tutelare le ignare vittime di tutto questo.

La surreale vicenda si è consumata  in un cascinale isolato sulle colline torinesi, ad appena una manciata di chilometri dai confini della provincia di Asti. Ne sono stati protagonisti, loro malgrado, due fratellini, Lars e Nils (nomi ovviamente di fantasia), di 9 e 6 anni, vissuti per anni come fantasmi, senza identità, senza istruzione e senza contatti con il mondo esterno, a causa delle ossessioni del padre. Una realtà che fa riflettere su come drammi silenziosi possano accadere così vicino a noi, nascosti solo dal verde dei boschi.

La loro esistenza è emersa quasi per caso, a seguito dell'alluvione che ha duramente colpito la zona a metà aprile scorso. Quando i carabinieri, giunti al casolare per notificare al padre, uno scultore olandese di 54 anni, un provvedimento di sgombero, si sono trovati di fronte a una scena inimmaginabile: due bambini che, nonostante l'età, indossavano ancora il pannolino e vivevano in condizioni igieniche precarie.

Mai a scuola per paura del Covid

Dietro questa sostanziale reclusione c'era, almeno stando alle dichiarazioni che ha successivamente reso agli allibiti militari, una ferma convinzione del padre. Residente in Italia da almeno tre anni insieme alla moglie 38enne, l'uomo si è giustificato spiegando di aver tenuto i figli lontani dalla scuola fin dal 2020 per non obbligarli a indossare la mascherina imposta per legge durante il periodo di Covid e per il timore di nuovi virus che potessero diffondersi. Una fobia che ha trasformato la vita dei suoi figli in un limbo. Lars e Nils, nati in Germania, non sono mai stati registrati all'anagrafe in Italia. Di conseguenza, non avevano documenti, codice fiscale, né un pediatra che li seguisse. Inoltre, non avendo mai frequentato la scuola e più in generale altre persone al di là dei genitori, non sanno né leggere né scrivere e parlano a fatica. La loro socialità è inesistente: nessun amico, nessun compagno di giochi.

L'intervento della Procura e la difesa del padre

Si prospetta quindi un complesso lavoro per gli esperti dei Servizi Sociali del Ciss di Chivasso (TO) che li hanno presi in carico, assegnandoli a due distinte comunità protette dove ora i fratellini dovranno cercare, presumibilmente non senza importanti difficoltà, di creare i loro primi rapporti sociali.

Nel frattempo la vicenda è finita sul tavolo della Procura dei Minori, che ha avviato la procedura di adottabilità, ritenendo i genitori non consoni a prendersi cura di loro. La decisione si fonda su precise valutazioni di gravi inadeguatezze genitoriali, attribuendo alla madre un sostanziale disinteresse verso i figli e al padre la responsabilità di averli cresciuti in un contesto di incuria, isolamento e totale assenza degli stimoli necessari alla loro crescita.

Una ricostruzione che il padre, per tramite del suo legale, respinge fermamente, sostenendo di aver sempre offerto ai figli tutto il necessario per una vita agiata e ricca di esperienze, elencando la presenza di numerosi giocattoli, computer personali, strumenti musicali e persino attrezzature sportive per lo sci e per andare a cavallo in un maneggio locale.

Nel frattempo, per Lars e Nils è iniziato un percorso per riappropriarsi di un'identità troppo a lungo negata. Gli educatori e gli assistenti sociali sono al lavoro per le pratiche di registrazione: da pochi giorni hanno finalmente un codice fiscale e presto otterranno anche la carta d'identità, primo passo per uscire dall'invisibilità a cui erano stati costretti.

Gabriele Massaro

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