Cultura e tempo libero - 13 luglio 2025, 16:53

Cristiano De André: "Non basta condividere le parole di mio padre, bisogna agire" [INTERVISTA]

L'artista, in concerto questa sera nell'ambito di AstiMusica, riflette sull'attualità dei messaggi di Faber: "Scrisse contro la guerra e il potere, ma oggi serve un impegno concreto per cambiare le cose"

Cristiano De André in concerto - ph. Virginia Bettoia

Cristiano De André in concerto - ph. Virginia Bettoia

Come dettagliato in un precedente articolo, questa sera AstiMusica ospiterà l'esibizione di Cristiano De André, talentuoso figlio dell'incommensurabile genio musicale che fu Fabrizio De André, le cui parole 'rivivranno' in una piazza Alfieri che si preannuncia gremita. A poche ore dall'esibizione astigiana, l'artista ci ha concesso un'intervista, che fa il paio con la videointervista realizzata il 25 aprile 2023, quando venne ad Asti in occasione di una cerimonia in omaggio a suo nonno, citato anche nel dialogo odierno.

Il tour De André canta De André – Best Of Estate 2025 ripropone i capolavori di tuo padre con nuovi arrangiamenti. Come scegli quali brani reinterpretare e cosa guida il processo creativo dietro questi adattamenti?

È sempre difficile riuscire a scegliere una scaletta, perché in qualche modo vorresti fare tutti i brani, ma sono tanti, sono troppi.
In questo caso abbiamo scelto quello che, secondo noi, è il “Best Of”, il meglio di ciò che ho registrato in questi quattro album dedicati a mio padre, De André.
Diciamo che questo “Best Of” è rappresentato da 25 brani sui 40 che abbiamo inciso, e secondo noi è un po’ la summa di questi quattro lavori.


Fabrizio De André è considerato un poeta della musica e, ancora oggi, i suoi testi sono profondamente attuali. C’è un messaggio in particolare che vorresti sottolineare con il tour, considerando anche quello che sta accadendo in questo momento storico?

Mio padre ha scritto contro la guerra, contro il potere, a favore degli ultimi, a favore degli emarginati. Però, nell’ultimo periodo, era abbastanza affranto, perché nonostante avesse scritto per più di trent’anni su questi argomenti, non era cambiato assolutamente un cazzo.
Io credo che non basti soltanto condividere il suo pensiero: sarebbe necessario che le sue parole venissero messe in pratica, compiendo atti concreti per migliorare il nostro mondo. Non basta sposare le sue parole, perché poi, se non le mettiamo in pratica, le cose non cambieranno mai.
 

So che hai un legame speciale con l’Astigiano, legato alla permanenza di tuo padre e dei tuoi parenti durante il periodo della guerra.

Sì, è così. Mio padre è cresciuto nell’Astigiano, a Revignano d’Asti, con mio nonno, che si nascondeva dai fascisti perché aveva fatto scappare molti ragazzi ebrei dalle scuole dove era preside. Quando i fascisti arrivarono chiedendogli se ci fossero dei ragazzi ebrei, lui rispose: “Tornate domani e vi farò i nomi”.
Il giorno dopo non c’era più nessun ragazzo ebreo, li aveva fatti fuggire. I fascisti si accorsero di questo gesto e lo perseguitarono, quindi fu costretto a nascondersi proprio nell’Astigiano.
 

Hai ricordi speciali legati proprio all’Astigiano?

I miei nonni, quando ero bambino, mi portavano spesso nell’Astigiano, in Piemonte. La Morra, per esempio, mi ha fatto anche cittadino onorario, quindi conosco bene quelle zone. Il Piemonte in generale mi piace tantissimo, soprattutto Asti. Poi ci sono amici come Pippo Ercole, Chiara Buratti — la moglie di Massimo Cotto — e anche Paolo Frola, che è un cantautore e un bravissimo medico. E ovviamente la Nina, Nina Manfieri (alla sua destra nell'immagine sottostante, risalente al 25 aprile 2023), la compagna di giochi di mio padre.


 

Durante il concerto di Asti sarai accompagnato da una straordinaria band. Come è nata la collaborazione con questi musicisti e in che modo il loro contributo arricchisce lo spettacolo?

Quando ho deciso di fare questo tour, di andare a teatro, non volevo che fosse una cover band.
Volevo metterci del mio, fare arrangiamenti diversi, e quindi mi sono circondato di musicisti che ritenevo validi per questo lavoro.
In particolare Luciano Luisi, che ha lavorato molto con Zucchero — negli album importanti — e ora suona con Ligabue e con me. Con lui abbiamo fatto tante cose belle.
Poi c’è Osvaldo Di Dio: lo avevo conosciuto nello studio di un amico e lo avevo trovato un chitarrista fantastico, era ancora un ragazzino.
E gli altri sono arrivati di conseguenza: Davide Pezzini al basso, che avevo conosciuto insieme al batterista Davide De Vito (che però non è in questo tour).
Abbiamo fatto audizioni, varie prove, e ci siamo resi conto che erano tutti molto bravi, all’altezza di questo importante compito.
 

Suoni una grande varietà di strumenti durante i tuoi concerti — la chitarra, il bouzouki, il violino. C’è uno strumento in particolare che senti più vicino alla tua espressione artistica quando interpreti le canzoni di tuo padre?

Adesso mi piace il pianoforte, quindi mi diletto un po’ di più su quello.
Anche se poi, di pezzi con il pianoforte, ne suono pochi…
Però mi piace: è forse lo strumento più completo che si possa suonare. Può davvero aiutare la musica.
 

Cosa bolle in pentola nel tuo percorso artistico? Quali sono i nuovi progetti futuri in programma?

Sto preparando un nuovo album, che dovrebbe essere pronto per il 2026. Il desiderio sarebbe di presentarlo a Sanremo — vediamo se Carlo Conti lo vorrà.

Betty Martinelli

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