Cultura e tempo libero - 30 luglio 2025, 10:40

Maria-Luisa Stepanek: ricordi e radici tra Canada e Italia [Intervista]

La scrittrice e fotografa ospite a Fontanile con “Cuore di ghiaccio” e un viaggio personale che intreccia poesia, fotografia e memorie culturali

In foto: un'opera di Maria-Luisa Stepanek

In foto: un'opera di Maria-Luisa Stepanek

Venerdì 1° agosto, è attesa a Fontanile, la sedicesima edizione della rassegna “Parole, Sapori e Musica d’Autore”, ospite della Biblioteca Civica “Luciano Rapetti”.

L’incontro, previsto per le 21, avrà come ospite la scrittrice e fotografa Maria-Luisa Stepanek, che presenterà il proprio racconto “Cuore di ghiaccio”, inserito in “Lingua Madre 2019”, una raccolta di racconti di donne straniere in Italia. Il testo sarà il preludio della serata, che riserverà racconti poetici per ogni quadro in mostra, strettamente legato alla memoria della vita a Vancouver e al suo particolare legame con l’Asia. 

Sotto il coordinamento di Teresio Alberto, l’evento sarà unito a un suggestivo accompagnamento musicale, con Demetra Bertino al violino e Nino Caprì alla tastiera.

L’ingresso, libero e gratuito, offrirà al pubblico la possibilità di un contatto diretto con l’artista.

Intervista a Maria-Luisa Stepanek: storie, origini e immagini

Com'è nasce la raccolta “Lingua Madre 2019” che contiene “Cuore di ghiaccio”?

Io sono nata a Vancouver, in Canada, e sono qua a Incisa, nel Monferrato, da quasi 20 anni. La mia formazione è letteraria: ho studiato letteratura francofona e poi mi sono trasferita qui. La scrittura mi è sempre piaciuta, e si è presentata l’occasione di partecipare a un concorso nazionale, Lingua Madre, patrocinato anche dal Salone del Libro. Il mio racconto è stato selezionato per l’antologia del concorso, che raccoglie storie di donne straniere in Italia. Tutto è nato da lì. 

Durante la serata di presentazione, il racconto fungerà da preludio per introdurre un’altra mia passione, nata durante il lockdown: la fotografia. Partendo da questo racconto, che parla della mia esperienza in Canada e del mio trasferimento in Italia, si passa poi a questa seconda forma di espressione artistica.

Il racconto rappresenta la transizione dal Canada all'Italia. Come ha influito questo viaggio a livello estetico e culturale? 

Il filo conduttore è la neve, il ghiaccio, l’inverno, usati come metafore. Questo elemento - la neve - serve un po’ da innesco, da stimolo per sbloccare dei ricordi.
Il racconto è molto legato all’immagine di mia nonna, che era abruzzese ma emigrata in Canada. In un certo senso, potrei definirlo un ‘full circle moment’: lei è partita dall’Italia per il Canada, e io, a mia volta, sono tornata qui.
Lei era abruzzese, mio nonno molisano, e io porto con me tutte queste influenze.

Influenze che si intrecciano, tra cui quella asiatica. Quanto è presente nel tuo bagaglio artistico?

Questa mostra si concentra su immagini della figura femminile, con un’impronta asiatica.
A Vancouver, infatti, circa il 70% della popolazione - forse anche di più, oggi - ha origini asiatiche. Sono cresciuta in un contesto fortemente influenzato da quella cultura, che ha lasciato un segno profondo anche nella mia estetica.

Da dove arriva, invece, la ricerca sul corpo femminile?

Come ti accennavo, ho iniziato a fotografare durante il lockdown, un periodo che offriva molto spazio all’introspezione. Ho cominciato con i fiori selvatici nel giardino, durante la quarantena, e poi sono passata alla figura femminile, anche come modo per imparare. In Canada, purtroppo, manca una vera formazione artistica nelle scuole: ad esempio, non esiste una materia come storia dell’arte, e trovo che sia davvero un’occasione persa.
Così ho iniziato a utilizzare il mio corpo non solo per evocare ricordi e mantenere un legame con le mie origini, ma anche per esplorare il rapporto tra la terra da cui provengo e le radici che ho oggi.
È stata una narrazione intima, un modo per raccontare qualcosa attraverso il corpo, per capire il rapporto tra la terra di origine e le radici attuali.

Ma anche la poesia riveste un ruolo importante, in particolare l’haiku, un genere poetico che richiama molto l’arte della fotografia. Da dove nasce questa passione?

Questa passione per l'haiku nasce dall’università, quando un nostro professore - tra l’altro in un corso che non c’entrava niente con l’ambito umanistico, ma era obbligatorio - ci ha introdotto a questa forma poetica.
È stato un colpo di fulmine, perché in tre righe si può esprimere un sentimento, uno slancio dello spirito.
È stato bello e utile anche per me come esercizio di sperimentazione linguistica: scrivere in inglese, che è la mia madrelingua; in francese, che è stato il mio percorso scolastico principale per un certo periodo; e poi anche in italiano, che è la lingua delle origini di mia nonna, che mi ha cresciuta.
Trovo che sia una forma poetica molto delicata, ma anche molto potente. E c'è tanta poesia anche nella fotografia: in un tessuto rappresentato, oppure in un movimento del corpo.

 Nelle tue fotografie non c’è solo il corpo, anche gli oggetti sono importanti.

Sì, diciamo che la fotografia mi permette di provare a entrare in comunione con la bellezza.
Un altro uso che faccio della fotografia, soprattutto nelle opere precedenti - e ti do un esempio per chiarire - è quello di dare una reinterpretazione semantica diversa a oggetti di uso quotidiano.
Per esempio, avevo fatto una foto in cui avevo preso un sacco dell’orzo, che mio marito usava nei campi. Lo trovavo bellissimo, e l’ho trasformato in un fiocco da mettere sul corpo. Il titolo che gli ho dato evoca l’arte giapponese di impacchettare i doni con un tessuto, per offrirli a qualcun altro. Questo per dire che la fotografia, per me, è anche un modo di donare: un’emozione, una narrazione.

Venerdì sarai alla mostra organizzata a Fontanile, come è nata l'idea?

Avevamo fatto una mostra a Nizza qualche mese fa.
L’attuale presidente - Teresio Alberto - della nuova associazione culturale di Nizza, che si chiama L’Annunziata, mi ha chiesto se io e altre persone volevamo far parte di questa nuova realtà. Quindi l’ultima mia mostra a Nizza si è svolta proprio in quel contesto. Successivamente, abbiamo conosciuto anche la sindaca di Fontanile, una persona meravigliosa, a cui abbiamo proposto questo evento.

Francesco Rosso

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