Attualità - 05 agosto 2025, 14:25

Sindone, il Custode pontificio frena sulle nuove ipotesi: “Serve rigore scientifico”

Il Centro Internazionale di Studi smonta la teoria del bassorilievo: “Nulla di nuovo, la scienza già smentisce”

Sindone, il Custode pontificio frena sulle nuove ipotesi: “Serve rigore scientifico”

 Ancora una volta, la Sindone torna al centro dell’attenzione mediatica. Stavolta a sollevare il dibattito è uno studio digitale che ipotizza come il telo non sia mai stato steso su un corpo umano, ma su un modello artificiale, una sorta di bassorilievo capace di restituire l’immagine impressa sul lino. Una teoria che, secondo il Custode pontificio, non aggiunge nulla di nuovo a quanto già noto da oltre un secolo.

Il cardinale Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, ha scelto toni pacati ma fermi: “Non entriamo nel merito delle ipotesi formulate da scienziati più o meno accreditati – ha spiegato – ma occorre sempre ricordare l’importanza di un’attenzione critica verso ciò che viene pubblicato e amplificato dal circuito mediatico globale”.

Il parere del Centro Internazionale di Studi

Il Centro Internazionale di Studi sulla Sindone (CISS) ha diffuso contestualmente un’analisi dettagliata del lavoro firmato da Cicero Moraes, intitolato “Image formation on the Holy Shroud – A digital 3D approach”. Gli esperti sottolineano come il modello 3D utilizzato dall’autore, sebbene interessante sul piano divulgativo, non sia in grado di fornire prove scientificamente conclusive.

L’articolo, infatti, ripropone la cosiddetta proiezione ortogonale dell’immagine sindonica, fenomeno già descritto da Vignon e Delage nel 1902 e ampiamente confermato da studi successivi, inclusi quelli del gruppo STuRP del 1978. Proprio tali analisi avevano escluso con decisione la possibilità che l’immagine fosse stata creata tramite pittura, contatto con un bassorilievo o strinatura su superfici calde.

I limiti del modello digitale

Secondo il CISS, lo studio di Moraes si basa su simulazioni realizzate con software open source come Blender, strumenti utili in campo multimediale ma non specificamente concepiti per l’indagine scientifica. Inoltre, le condizioni impostate – un telo adagiato su un corpo “sospeso” nello spazio, senza un piano d’appoggio – non riproducono fedelmente una situazione reale.

“I modelli digitali possono stimolare la riflessione – osserva il documento – ma non sostituiscono l’analisi fisica e chimica del reperto, che finora ha escluso la compatibilità con ipotesi di origine artificiale”.

Un invito alla prudenza

Il comunicato si conclude con un richiamo al rigore metodologico e alla collaborazione tra discipline: distinguere i dati certi dalle ipotesi, integrare i risultati di fisica, chimica e storia, e mantenere un approccio critico di fronte alle “rivelazioni” che periodicamente riaccendono il dibattito sulla Sindone.

Una prudenza che riecheggia le parole del Nobel Richard Feynman, citate dal CISS: “Quando si effettua un esperimento, bisogna riferire tutto ciò che potrebbe invalidarlo, e non soltanto quel che sembra corretto”.

Redazione

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