Mentre le precedenti interviste a turisti stranieri erano state frutto di incontri più o meno casuali, questa me la sono andata a cercare. O meglio, sono andato a cercare qualche visitatore estero tra quanti avevano approfittato del “porte aperte” dello scorso 3 agosto. Prima domenica del mese che, grazie alla meritoria opera di volontariato degli amici di Rete Romanica in Collina, da marzo ad ottobre rende fruibile un’abbondante ventina di chiese e pievi del Romanico Astigiano.
Comincio da Montechiaro d’Asti e dalla solitaria bellezza della chiesa dei santi Nazario e Celso. Vabbè che erano appena passate le dieci, ma non trovo visitatore alcuno, né italiano, né straniero. Peggio per loro.
Con una qualche apprensione, provo alla chiesa di San Secondo, a Cortazzone, uno dei più interessanti documenti del nostro romanico, anche per la suggestiva posizione, in cima ad una collina a circa un chilometro dall’abitato. Due soli altri, guarda caso genovesi come me, che alla fine, invece di commentare il luogo da favola ci siamo persi tra comuni ricordi di focacce indimenticabili, della meglio panera e delle friggitorie di Sottoripa.
Terzo tentativo a Montiglio, con la pieve di San Lorenzo, festa d’iconografia sacra del periodo alto medioevale, concentrata nei suoi capitelli, arricchiti da motivi vegetali, sirene bicaudate, figure mostruose, uccelli con chicchi d'uva nel becco, figure umane avviluppate da tralci di vite ed altro ancora. Nel silenzio mitico e mistico del posto, un vocione a commentare uno dei capitelli. Commento in tedesco, di un signore sulla cinquantina rivolto ad una donna apparentemente più giovane, e neppure di poco. Evviva. Trovati.
Mi presento e spiego il perché del disturbo. Lui annuisce e parte a parlare, in un ottimo inglese che fosse stato mediocre sarebbe quasi stato meglio. Un fiume, ma di quelli grandi, di parole, che sintetizzo di seguito.
Andreas Hedding, professore associato all’Università Tedesca di Scienze Amministrative di Spira, media cittadina della Renania, a sinistra del Reno, non distante da Mannheim. Augusta Nemetum per i Romani, dal nome della tribù che abitava il luogo, i Nemeti. Andreas insegna conservazione e valorizzazione dei beni culturali ed è, indubbiamente, appassionato di romanico. Assieme a lui Odilia Becker, assegnista di ricerca nella stessa università, oggi anche sua nuova fidanzata. Sì, girlfriend è proprio fidanzata.
Arrivati da tre giorni nell’Astigiano a riposare un po’, nell’obiettivo di conoscersi meglio e di soddisfare le passioni di Andreas. Passioni per antiche pietre, e spero non solo per quelle. Avevano già visitato l’abbazia di Vezzolano e qualche chiesetta minore tra Albugnano e Castelnuovo Don Bosco. Dopo San Lorenzo volevano ancora vedere Cortazzone e poi farsi un giro ad Asti per Collegiata, Cattedrale e Complesso Monumentale di San Pietro. Hanno scelto un resort con piscina pochi chilometri a Nord di Asti, dove passare quattro notti prima di ripartire con meta assai meno culturale: Costa Azzurra.
Il fiume di Andreas mi illustra che la sua passione ha origine nell’esser nato in una cittadina che si schiera uno dei capolavori del romanico tedesco, la più grande cattedrale romanica d'Europa. Cattedrale voluta dall’imperatore Corrado II intorno al 1025, iscritta nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO nel 1981. Nulla di assimilabile al nostro “piccolo” romanico. Lo aveva studiato e voleva vederlo dal vivo. Studiato così bene da raccontarmi perché molte delle chiese del Romanico Astigiano siano isolate, distanti dai borghi di riferimento. Raccontarlo, a me? Io me ne sto e traduco a mia moglie. Lei non si trattiene e scoppia a ridere.
Spiego cosa ci fosse di così divertente ad Andreas e Odilia e la risata contagia anche loro, nella chiara sensazione d’entusiasmo di chi aveva trovato quello che voleva. Trovato nell’Astigiano.