Attualità - 26 agosto 2025, 16:00

Anche nell'astigiano stop agli smartphone in classe: "Oggi la soglia di attenzione è scesa a 8 minuti"

Franco Calcagno (Artom): “Divieto giusto, ma serve educare all’uso consapevole: spesso i ragazzi seduti di fronte si parlano tramite cellulare"

Anche nell'astigiano stop agli smartphone in classe: "Oggi la soglia di attenzione è scesa a 8 minuti"

Con l’inizio del nuovo anno scolastico scatterà la stretta voluta dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara: niente più cellulari durante le lezioni e, più in generale, in orario scolastico. Una norma che intende mettere un argine all’uso eccessivo degli smartphone, ormai considerato uno dei principali nemici della concentrazione e del rendimento scolastico.

Il decreto del 16 giugno parla chiaro: telefoni spenti e riposti nello zaino, meglio ancora lasciati a casa. Una misura che divide e che scuole e dirigenti dovranno tradurre in pratica concreta, tra contenitori porta-cellulare, armadietti con chiave e regolamenti interni.

Abbiamo chiesto a Franco Calcagno, dirigente dell’istituto Artom con sede ad Asti e a Canelli, di raccontarci come una grande scuola superiore astigiana si prepara ad affrontare questa novità.

“Precisiamo subito”, spiega Calcagno, “che non si tratta di una rivoluzione assoluta. Già prima l’uso del cellulare in classe era limitato e consentito soltanto se funzionale a un progetto didattico, sotto la responsabilità dell’insegnante. Quello che cambia è la rigidità della norma: adesso è tassativo. I cellulari devono essere spenti e in fondo allo zaino per tutta la mattina, non solo durante la lezione ma anche negli intervalli. E vale anche per i docenti, perché l’esempio viene prima di tutto.”

Tra regole e buon senso

Calcagno riconosce che lasciare a casa il telefono sarà una “battaglia persa” – “i ragazzi senza cellulare non vanno neanche in bagno”, osserva ironicamente – ma invita a interpretare la circolare con spirito educativo.

“Il divieto serve a recuperare la capacità di dialogo e relazione tra persone. La soglia di attenzione dei ragazzi oggi è scesa a 5-8 minuti, quando un tempo era di 20-25. Lo smartphone non fa male in sé, ma l’uso scorretto sì: riduce la concentrazione, impoverisce il linguaggio, limita le relazioni. Il ministro non agisce per cattiveria, ma sulla base di dati oggettivi. E noi a scuola dobbiamo aiutare i ragazzi a capire che non è un dramma staccarsi dal cellulare per qualche ora.”

Come si organizzeranno le scuole

Sul piano pratico, l’Artom – come altre scuole – si muoverà su più fronti: circolari alle famiglie, aggiornamento del regolamento d’istituto, sistemi di custodia dei telefoni e, se necessario, sanzioni disciplinari.

“Naturalmente ci sarà un inasprimento delle regole per chi verrà sorpreso col cellulare in mano”, conferma Calcagno. “Ma il senso non è punitivo: dobbiamo riportare tutto alla dimensione educativa. Lo smartphone è uno strumento utilissimo, ma bisogna imparare che ogni tanto può restare spento.”

Educare alla connessione “umana”

Il dirigente dell’Artom allarga poi il discorso: “Il rischio più grande è che i ragazzi imparino a comunicare solo attraverso i device, perdendo il valore della parola scambiata di persona. Lo vediamo ogni giorno: si scrivono messaggi anche quando sono seduti uno di fronte all’altro. Noi dobbiamo insegnare che l’essere connessi non è tutto. Con i propri simili bisogna anche parlare, guardarsi, discutere. Solo così la scuola recupera il suo ruolo educativo.”

La sfida che aspetta Asti

Con il via al divieto, le scuole astigiane si preparano a un equilibrio delicato: far rispettare la regola senza trasformarla in mera punizione, accompagnando gli studenti verso un uso consapevole e responsabile della tecnologia. Tra armadietti, scatole porta-cellulare e circolari interne, il vero obiettivo resta recuperare attenzione, dialogo e socialità in aula, dimostrando che l’educazione digitale può convivere con l’innovazione senza sacrificare la vita reale.

Alessandro Franco

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