Eventi - 05 settembre 2025, 00:10

Il Palio è molto più di una corsa: "Asti capitale di tradizione e turismo"

L’assessore Riccardo Origlia racconta le ricadute della corsa sull’indotto cittadino e l’identità culturale del territorio

Riccardo Origlia (Merphefoto)

Riccardo Origlia (Merphefoto)

A poche ore dalla corsa più attesa, Asti si prepara a vivere un Palio che porta con sé tradizione, memoria e anche nuove sfide. Ne abbiamo parlato con Riccardo Origlia, assessore al Palio, che ci accoglie con l’entusiasmo di chi in questa festa non vede solo competizione, ma un motore culturale, sociale e identitario per la città.

Assessore, sgomberiamo subito l’elefante dalla stanza. Quest’anno si è parlato molto della possibilità di una Corsa Straordinaria. Il Sindaco aveva espresso il desiderio di correre due Palii, ma i comitati hanno deciso diversamente. Le sarebbe piaciuto vivere un 2025 con due corse?
Io da innamorato di questo mondo l’avrei corsa anche la vigilia di Natale. Per me sarebbe stata un’occasione irripetibile per dare vita a dieci giorni di festa, due Palii ravvicinati a cavallo tra agosto e settembre. Sarebbe stato un modo per contenere i disagi alla città, ottimizzare gli investimenti e allo stesso tempo costruire un contesto unico. I comitati hanno fatto altre valutazioni, comprensibili e legittime, ma non per questo abbiamo rinunciato a creare un percorso ricco di eventi. Dal riconoscimento del Ministero delle Imprese, che ci ha inseriti tra le otto rievocazioni storiche più importanti d’Italia, alle mostre, alla Notte Bianca, fino al compleanno del Palio: abbiamo dato respiro e continuità a una tradizione che non si limita alla corsa.

C’è stato grande entusiasmo per il sold out delle tribune, arrivato addirittura dieci giorni prima della corsa. Quanto pesa la comunicazione in questo risultato?
È un punto da cui partire. Abbiamo avviato un percorso di promozione che coinvolge ATL e che non si limita all’aspetto turistico ma si allarga al patrimonio culturale della città. Da questa settimana, ad esempio, è in onda su La7 un filmato sul Settembre astigiano: un passo che fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile. La promozione passa anche attraverso sponsor forti come l’Asti Spumante, che ci affianca in contesti di grande visibilità. Non dimentichiamo che tre anni fa il Palio viveva un momento difficile, mentre oggi siamo un modello di sicurezza e di eccellenza riconosciuto a livello nazionale. Il sold out delle tribune non è un caso, è il frutto di questo lavoro.

Ma all’interno della città la percezione è sempre positiva? Molti vedono ancora il Palio solo come una piazza chiusa e qualche disagio alla viabilità.
È un limite culturale che dobbiamo superare. Il Palio è un volano, non solo una giornata di cavalli e bandiere. È una rete di eventi che porta turismo, economia, cultura. Ma non è solo una questione di presenze nei due giorni della manifestazione: il Palio ha la forza di proiettare l’immagine di Asti all’esterno, creando un ritorno che dura mesi. Chi arriva per la corsa spesso torna per scoprire le colline del Monferrato, per degustare i nostri vini, per vivere la città con calma. In questo senso, il Palio è un formidabile biglietto da visita internazionale e un volano per il turismo enogastronomico che caratterizza il nostro territorio. Essere in diretta nazionale significa dare ad Asti un palcoscenico unico. Sta a noi, amministratori e cittadini, imparare a valorizzare questo potenziale e trasmetterlo anche alle nuove generazioni. 

A proposito di giovani: i comitati spesso faticano a trovare ricambio. Come vede la situazione?
È vero, l’associazionismo soffre un po’ ovunque, ma io sono ottimista. Stiamo lavorando molto con le scuole, con i progetti che hanno coinvolto il liceo Alfieri e le nuove generazioni. L’obiettivo è far capire che il Palio non è solo la corsa, ma un percorso di vita: si inizia come tamburino o sbandieratore e si cresce fino a diventare parte attiva dei comitati. Il successo del Paliotto, con un aumento del 60% delle presenze, dimostra che i ragazzi hanno voglia di partecipare. È un segnale forte e positivo.

Torniamo alla corsa. Dopo anni di polemiche, la questione della pista sembra risolta. C’è ancora qualcosa da migliorare?
Abbiamo fatto passi di grande buonsenso e determinazione accompagnati da investimenti mirati. Oggi la pista di piazza Alfieri è sicura e la sua idoneità riconosciuta dal Ministero. Non parliamo più di interventi radicali, ma di piccoli aggiustamenti. Lavoriamo in sinergia con la commissione tecnica e veterinaria e con il mondo dei fantini per garantire il massimo benessere animale. Oggi il Palio di Asti è nel gotha delle manifestazioni per tutela dei cavalli e regolamenti. Questo è un risultato che mi riempie d’orgoglio.

Alcuni sognano un ritorno in piazza Campo del Palio, soprattutto per motivi di capienza. È un’ipotesi concreta?
Sinceramente no. Piazza Alfieri offre una cornice unica, insostituibile. Tornare indietro significherebbe snaturare un percorso che ha dato prestigio e identità alla manifestazione. La “curva del cavallone” è già entrata nell’immaginario del Palio e non credo che si possa pensare di riprodurre altrove certe emozioni.

Sul piano organizzativo, quali sono le sfide maggiori?
La complessità è altissima. Coordinare ventuno partecipanti, garantire la sicurezza, curare il corteo storico con migliaia di figuranti, gestire la comunicazione e l’accoglienza dei visitatori: tutto richiede mesi di preparazione e un lavoro di squadra impressionante. La sfida è mantenere un equilibrio fra rispetto della tradizione e necessità contemporanee: pensiamo solo alle norme sulla sicurezza o alla gestione del pubblico. Ogni anno impariamo qualcosa di nuovo e cerchiamo di migliorare, ma la chiave resta la collaborazione tra Comune, comitati, volontari e forze dell’ordine. Senza questa sinergia, un evento di simile portata non sarebbe possibile.

Il 2026 sarà l’ultimo Palio organizzato interamente da questa amministrazione. Ci sarà qualche sorpresa?
Guardo al 7 settembre 2025, all’indomani se ne parlerà. Ma posso dirvi che non mancheranno idee e progetti per chiudere al meglio un percorso che ha visto crescere questa manifestazione sotto tanti aspetti.

Un augurio per il Palio di quest’anno?
Che sia una grande festa. Che tutti, astigiani e turisti, possano vivere tre giorni di emozioni autentiche, immergendosi in un’atmosfera che non ha eguali. Il Palio è competizione, storia, sfottò, ma soprattutto è socialità, identità e passione. Chi lo vede per la prima volta scoprirà un’esperienza epidermica, che inizia il giovedì sera e accompagna fino alla corsa. Ed è questo che dobbiamo trasmettere ai giovani: il Palio è vita, il Palio è Asti.

Alessandro Franco

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