Cronaca - 10 settembre 2025, 16:15

Addio a Yousaf Hammad, operaio pakistano dell’Astigiano: la sua vita spezzata venerdì sulla A21 nell’incidente che ha segnato due comunità

Dal sogno di una nuova vita e del lavoro stabile, alla tragedia sulla A21 tra Felizzano e Alessandria. Il viaggio di Yousaf, iniziato come rifugiato e concluso drammaticamente sulle strade che percorreva ogni giorno verso l’integrazione

L'immagine dell'incidente e, nel riquadro, Yousaf

L'immagine dell'incidente e, nel riquadro, Yousaf

L'autostrada A21 tra Felizzano e Alessandria, porta ancora i segni di una tragedia che ha segnato in profondità due mondi: quello dei pendolari del lavoro e quello di una comunità pakistana ormai parte del tessuto sociale locale.

 Il grave incidente di venerdì pomeriggio 5 settembre, causato dall’uscita di strada di un camion, ha coinvolto sette veicoli, provocato un secondo incidente e interrotto per sempre le speranze e i progetti di Yousaf Hammad, ragazzo di appena 21 anni.

 L’impatto, violento e repentino, ha provocato un maxi tamponamento, lasciando la tratta paralizzata per ore, mentre le operazioni di soccorso e i rilievi della Polizia Stradale si susseguivano sotto lo sguardo attonito dei presenti. Le cause e le responsabilità sono oggi oggetto di un procedimento aperto dalla Procura competente, che ha disposto il sequestro giudiziario dei mezzi coinvolti per poter effettuare accertamenti necessari e irripetibili.
 

La storia di Yousaf

Ma dietro una delle tante notizie di cronaca nera, c’è la storia di un giovane uomo e del suo percorso di rinascita, quello che Yousaf aveva intrapreso con determinazione.

A raccontarci la storia è Fabio Levato dello studio "Risarcimenti e  consulenze", di Gallarate, patrocinatori della famiglia del ragazzo

Arrivato in Italia a fine 2024 per scappare da un futuro senza prospettive, aveva trovato accoglienza presso il centro per rifugiati di Isola di Capo Rizzuto, in Calabria. Il suo passaggio nel Nord Italia era stato favorito dal legame con un connazionale a Gallarate, titolare di un patronato che ha poi fatto da interprete per le forze dell’ordine nell’immediatezza del sinistro.

Dopo mesi di precariato e speranze, la svolta era arrivata da poco, nell’agosto 2025: un contratto regolare per la confezione di cesti natalizi presso un’azienda astigiana. Ogni giorno Yousaf percorreva la tratta Gallarate-Asti insieme ai suoi compagni di lavoro, lavorando con scrupolo e affiatamento, protagonista silenzioso di quel pendolarismo operaio fatto di albe e sacrifici che unisce molte periferie del lavoro italiano. Aveva individuato una casa per cui era in procinto di firmare il contratto d’affitto, rinviato soltanto a settembre, quando il vociare dell’estate avrebbe lasciato posto alla routine delle formalità.

Il saluto e il ritorno a Islamabad

Venerdì, sul rientro verso Gallarate, appena lasciato il luogo di lavoro, lo schianto ha cancellato i suoi progetti. I sette veicoli coinvolti testimoniano la drammaticità dell’evento: in pochi minuti la vita di Yousaf si è spezzata, lasciando sgomenti amici, colleghi e chi lo aveva aiutato nei primi passi italiani. Dopo la morte cerebrale dichiarata sabato e il decesso registrato domenica, la famiglia – sparsa tra Pakistan, Spagna, Inghilterra, Napoli e Firenze – non ha trovato la forza di comunicare subito la notizia ai genitori rimasti nel paese natale.

Nel dolore e nell’incredulità, si è attivata la rete della solidarietà: lo studio di Gallarate, specializzato sul territorio nei casi complessi di incidenti stradali, ha ricevuto il mandato per seguire sia la parte penale che quella civile. Il tragitto della salma, anch’esso lungo e simbolico, rispecchia la difficile geografia degli affetti di Yousaf: sabato si terrà ad Alessandria il rito islamico con Imam e parenti, poi il trasporto verso Gallarate, dove amici e conoscenti potranno stringersi ancora una volta attorno al carro funebre, fino all’ultimo viaggio a Islamabad, il rientro nella terra d’origine.

Il destino di Yousaf è la storia di un’Italia che cambia: giovani migranti che arrivano inseguendo salvezza e lavoro, un’integrazione fatta di fatica e sogni, e rapporti che si spezzano improvvisamente, lasciando in chi resta il bisogno di verità, giustizia e memoria. La comunità pakistana e astigiana, i colleghi e la famiglia, oggi si stringono per non lasciare che il suo ricordo venga coperto dal semplice bollettino delle tragedie stradali.

Betty Martinelli

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