Attualità - 15 settembre 2025, 10:50

Canelli, quando le vetrine diventano musei

Con 44 artisti e oltre 70 spazi espositivi, la seconda edizione di “Le vetrine raccontano” trasforma la città in una galleria diffusa: un racconto corale tra memoria e presente che porta l’arte nelle vie della quotidianità

In foto, uno scatto dalla prima edizione (Anna Clara Beccaris "Composizione con fichi")

In foto, uno scatto dalla prima edizione (Anna Clara Beccaris "Composizione con fichi")

Sabato 20 settembre, alle 17.30, sull’onda del successo della prima edizione, si terrà l’inaugurazione della mostra diffusa "Le vetrine raccontano - Artisti in mostra nelle vie della città”, nata dal progetto ideato e diretto da Enrica Maravalle e organizzato da Marialaura Antonucci dell’associazione Intrecci 33, con i patrocini della Città di Canelli, del MUSarmo, del Lions Club Cultura e Solidarietà, dell'Ente Turismo Langhe Monferrato Roero e dell'associazione per il patrimonio dei Paesaggi vitivinicoli Langhe Roero e Monferrato.

“Parliamo della seconda edizione di un progetto che nasce da un'idea semplice, quasi ovvia, eppure sorprendente, portare l'arte dove la città vive, nelle vetrine e nelle vie - racconta Enrica Maravalle - perché l'incontro con un'opera non sia confinato in un tempo speciale, ma possa accadere nel quotidiano”.

Ma, se lo scorso anno il progetto ha coinvolto 18 artisti, 75 opere e 50 vetrine, con una proroga dell’esposizione; quest’anno cresce in modo significativo: 26 nuovi artisti e 20 spazi espositivi aggiuntivi portano il totale a 44 artisti e oltre 70 vetrine, trasformando la città in una vera galleria a cielo aperto.

“Una durata estesa per rispondere all'entusiasmo di pubblico e commercianti - prosegue Maravalle - Quel risultato ci ha consegnato una responsabilità, crescere senza perdere la leggerezza e la prossimità che hanno fatto di “Le vetrine raccontano” un piccolo rito cittadino, un modo nuovo di abitare il centro. È una mappa che ridisegna il centro di Canelli come un museo a cielo aperto, accessibile a tutti, gratuito e costruito su una pluralità di linguaggi e di generazioni, perché accanto agli artisti già conosciuti convivono esordienti e giovani che qui trovano un'occasione concreta per farsi vedere e conoscere dal pubblico”.

 

(Enrica Maravalle “Vive la musique!”, olio su tela)

Tra “Memoria” e “Amici di Canelli”

Quest’anno la mostra punta a intrecciare legami su più livelli: porterà in città le visioni di artisti provenienti da paesi vicini e accoglierà prospettive del passato, amplificando l’eco di un tempo solo apparentemente perduto.

Risultato di tutto ciò sono le due nuove categorie: “Amici di Canelli”, che dà spazio agli ospiti che hanno scelto di partecipare e sostenere la città; “Memoria”, dedicata agli artisti del passato canellese.

“La sezione Memoria è dedicata agli artisti del passato legati a Canelli: un modo per riconoscere le nostre radici e far dialogare la storia locale con lo sguardo del presente - spiega Enrica Maravalle - La seconda, Amici di Canelli, accoglie ospiti che hanno scelto di partecipare e sostenere la città. Una costellazione di presenze che amplia l’orizzonte, porta nuove energie e crea alleanze culturali. Insieme, queste due sezioni compongono un racconto corale: ciò che siamo stati, ciò che siamo e ciò che desideriamo diventare”.

La ricerca sulle opere e sugli artisti legati a Canelli, però, non è stata semplice. Se molti nomi erano già noti, rintracciare i lavori e ottenere le autorizzazioni per esporre ha richiesto tempo e cura. Ma grazie a un lavoro attento, le ricerche hanno dato i propri frutti, recuperando opere di artisti del passato molto conosciuti, tra cui Giovanni Olindo, Giovanni Quaglia, Paolo Spinoglio, Domenico Valinotti, Eugenio Guglielminetti, Franco Asaro, Stefano Icardi e Milly Buonfrate Soria.

(Stefano Icardi “Rose bianche”, olio su tela)

Gli spazi espositivi

Dal punto di vista curatoriale, la mostra non ha voluto adattarsi agli spazi “malgrado” i loro limiti, ma ha scelto di lavorare con gli spazi stessi. Ogni vetrina diventa così un vero e proprio dispositivo narrativo, in cui luce, profondità, riflessi e perfino la funzione commerciale non sono ostacoli, ma materiali vivi con cui le opere instaurano un dialogo. 

Per valorizzare questa dimensione, sono stati realizzati allestimenti su misura: il passaggio delle ore, il ritmo delle aperture dei negozi e le variazioni della luce naturale entrano a far parte integrante dell’esperienza artistica.

“L'obiettivo è trasformare l'osservatore in passeggiatore, non più un visitatore che entra e esce, ma una persona che cammina e scopre - commenta Maravalle - I commercianti non sono semplici ospiti, sono coprotagonisti. Aprire una vetrina a un'opera significa assumersi un gesto di cura verso lo spazio pubblico, credere che bellezza e lavoro possano stare insieme. A loro va il mio grazie più sentito, così come alle artiste e agli artisti che hanno accettato la sfida di misurarsi con una scena urbana viva in movimento”.

(In foto: Mariasole Cavagnino "Nuovo Alfabeto", edizione 2024)

I temi delle opere

Rispetto alla scorsa edizione, caratterizzata da un tema legato all’autunno e al paesaggio collinare, quest’anno si è scelto di dare maggiore libertà espressiva agli artisti contemporanei.

Ognuno, infatti, ha potuto proporre le opere più vicine al proprio percorso, creando così un dialogo spontaneo con i lavori del passato. Un confronto tra linguaggi e tempi diversi che mette in luce come l’arte cambi, evolva nelle tecniche e nelle idee, ma continui a nutrirsi delle radici. La memoria diventa quindi un arricchimento, capace di orientare nuove prospettive e di costruire un futuro creativo senza dimenticare ciò che è stato.

“Quando abbiamo immaginato la prima edizione sognavamo un museo diffuso che non chiedesse un biglietto, ma attenzione, che non imponesse un tempo, ma offrisse tempo - conclude Maravalle - La risposta della città ci ha detto che questa strada è giusta. Oggi rilanciamo questo sogno con un passo in più. Più vetrine, più artisti, più storie, ma soprattutto con la stessa ambizione: fare dell'arte un bene comune, una conversazione che attraversa le generazioni. Chiudo con l'immagine che per me riassume il senso di tutto: una vetrina al calare del giorno, la città che scorre, uno sguardo che si ferma. In quell'istante l'arte incontra la vita quotidiana e le dà forma. Reali occasioni piccole e concrete alla portata di tutti e tutte”.

(Giovanni Quaglia “I melograni”, olio su tela)

La mostra sarà inaugurata in piazza Amedeo d’Aosta sabato 20, alle 17.30, e terminerà domenica 9 novembre, in occasione della “Fiera del Tartufo”.

Francesco Rosso

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