Viviamo in un posto bellissimo - 20 settembre 2025, 07:30

Viviamo in un posto bellissimo che giovedì ha ritrovato Ungaretti

Puntata sulla rara collezione di raffinati esempi d’arte orientale, presentata giovedì scorso a Canelli, dono di Ungaretti a Bruna Bianco, musa e compagna

Uno dei testi artistici della collezione Ungaretti di Villa Ungà a Canelli

Uno dei testi artistici della collezione Ungaretti di Villa Ungà a Canelli

Giovedì scorso Villa Ungà, luogo ricco di suggestioni e di bella memoria, a Canelli, ha aperto le sue porte per svelare un patrimonio d’arte giapponese ancora sconosciuto. Dimora canellese di Bruna Bianco, musa e custode della memoria di uno dei più grandi nomi della letteratura italiana del Novecento: Giuseppe Ungaretti.

Proprio lui introduceva il dono a Bruna, con parole che dicono tutto, e non credo potesse essere altrimenti, considerato da chi arrivassero, nell’agosto del 1968: “Queste stampe giapponesi, trovate per caso del Cinquecento, del Seicento e del Settecento, che mi paiono invenzioni di pittura e di forma tra le più delicate, sapienti e cariche di metafisica esistenti nella storia umana, le offro all'animo, all'anima, all'intelletto e alla civiltà di Bruna, che sono i suoi doni straordinari che hanno permesso a un vecchio poeta di avere a tanta età i sogni più incredibili e forse anche le espressioni più felici.”. 

In effetti la collezione, composta da 56 opere d’arte giapponese, è di alto fascino e di sicuro valore, articolata in tre serie di dipinti, accompagnati da testi scritti e dittici dove il dato estetico si arricchisce di una trama narrativa e simbolica che rende l’insieme un unicum storico e culturale. Raffinati esempi di arte orientale che raccontano l’estetica e la spiritualità del Giappone, donati da Ungaretti a Bruna Bianco durante gli anni del loro intenso legame umano e poetico. Per questo e per le emozionanti vibrazioni di cura e di comunanza, ben evidenti nelle parole di Ungaretti, mi sembra cosa bella e giusta pensare concretamente alla loro esposizione pubblica. Comprensibile e più che condivisibile obiettivo della presentazione di due giorni fa.

Preziosa eredità, conservata a Villa Ungà, che rappresenta un punto di partenza per sviluppare un nuovo interesse culturale e turistico, capace di portare visibilità alla città di Canelli e al suo territorio.". Parole della padrona di casa, Bruna Bianco. Non poteva dirlo con più chiarezza e forza.

La collezione, preziosa già di per sé, acquista poi un valore ancora maggiore grazie alla storia del suo precedente proprietario, il cardinale Paolo Marella, figura di primissimo piano nella diplomazia vaticana con una carriera che lo portò da Roma, agli Stati Uniti, al Giappone, all’Australia, alla Francia e infine alla Curia Romana. Anche Ungaretti amava il Giappone, amore sbocciato dopo un viaggio del 1936 e mai sopito. Amore che poteva sicuramente trovare supporto nell’estetica simbolica e nelle suggestione poetiche di quella collezione d’arte. Collezione che ora è solo, solo per dire, da far ammirare e conosce ai molti, quanto prima.

Davide Palazzetti

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