La scorsa settimana si è svolta la "Camminata tra i beni confiscati del Torinese e dell'Astigiano", ideata dall'associazione Camminare lentamente con il Coordinamento provinciale di Libera Asti, per valorizzare i beni sottratti alle mafie e riaffermare la restituzione alla comunità attraverso il riuso sociale. L'iniziativa è parte della campagna nazionale di Libera Fame di verità e giustizia, che chiede di accrescere, valorizzare e facilitare il riutilizzo dei beni confiscati, riportando il tema al centro dell'agenda pubblica.
Le quattro tappe
30 settembre: partenza da San Sebastiano da Po, a Cascina Caccia, bene-simbolo intitolato a Bruno Caccia, primo magistrato ucciso dalla mafia nel Nord Italia, arrivo a Castelnuovo Don Bosco dove in primavera è nato il primo presidio territoriale in provincia dedicato a Mariangela Ansalone e Giuseppe Biccheri.
1 ottobre: da Castelnuovo Don Bosco a Dusino San Michele, con i camminatori affiancati per un tratto da studenti dell'Istituto tecnico Andriano.
2 ottobre: da Dusino San Michele ad Asti, tappa sui due appartamenti confiscati in corso Einaudi destinati all'edilizia popolare, chiusura al Foyer delle Famiglie.
3 ottobre: da Asti a Moncalvo, fino a Cascina Graziella, sottratta al boss Francesco Pace e oggi cuore del progetto Casa delle Rose di Rinascita Onlus, che accoglie donne vittime di violenza; attualmente ospita quattro persone ed è in arrivo la quinta.
Riuso sociale, esempi concreti
A Dusino San Michele terreni già al centro di riciclaggio legato alla 'Ndrangheta sono stati affidati al Comune e trasformati in Orti Sociali, dimostrando come il riutilizzo generi coesione e servizi. Ad Asti, i due alloggi di corso Einaudi destinati all'edilizia popolare mostrano un percorso istituzionale che restituisce case alla cittadinanza e riduce il vuoto urbano.
"Questa camminata unisce passi e responsabilità: i beni confiscati devono diventare luoghi vivi di lavoro, inclusione e tutela delle fragilità", afferma una referente del coordinamento provinciale di Libera. "Chiediamo alla politica procedure più rapide e sostegno stabile ai progetti di riuso, perché la legalità non resti solo un principio ma diventi pratica quotidiana".
In frazione Santa Maria di Moncalvo, vicino a Cascina Graziella, camminatori, volontari di Rinascita Onlus, rappresentanti di Libera Asti, amministrazione comunale e Prefettura hanno condiviso la storia del bene e gli impegni per il pieno riutilizzo. Un ringraziamento è stato rivolto a Novacoop per il sostegno logistico e i prodotti messi a disposizione lungo le tappe.
I beni confiscati costituiscono un patrimonio collettivo che, grazie all'alleanza tra istituzioni, società civile ed enti del terzo settore, può rinascere e generare inclusione, lavoro e servizi dove prima prosperavano illegalità e violenza. È il senso profondo della camminata: memoria e impegno per colpire le ricchezze delle mafie e dei corrotti e restituirle alla comunità, trasformandole in un patrimonio pubblico dal forte valore simbolico ed educativo.