Cronaca - 07 ottobre 2025, 11:57

"Madoff delle Langhe", il Codacons contro la banca per cui lavorava: "Responsabile per l'operato del suo broker"

Dopo l'inchiesta della Guardia di Finanza, che ha portato agli arresti del consulente, si apre il fronte civile per il recupero dei due milioni di euro sottratti

Immagine generata con software di intelligenza artificiale

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Dopo l'inchiesta della Guardia di Finanza di Asti che ha portato agli arresti domiciliari un promotore finanziario della filiale di Alba di un noto istituto di credito nazionale, interviene con decisione il Codacons. L'associazione dei consumatori chiede che la banca si faccia carico delle perdite subite dai risparmiatori, senza attendere i lunghi tempi del processo penale a carico del suo ex collaboratore, Massimo Diotti, definito dalle cronache il "Madoff delle Langhe", con riferimento a Bernie Madoff, promotore finanziario USA condannato in via definitiva a 150 anni di carcere per svariati reati finanziari.

Secondo l'avvocato del Codacons, Tiziana Sorriento, l'istituto di credito deve riconoscere la propria responsabilità nella scelta e, soprattutto, nella omessa vigilanza sull'operato del consulente. Le vittime, spesso anziani con poca dimestichezza con gli strumenti digitali, non erano in grado di controllare le operazioni sui loro conti e si sono fidate del promotore anche grazie al prestigio del marchio che rappresentava.

L'associazione sottolinea come sia evidente "l'occasionalità necessaria", ovvero il legame diretto tra l'incarico ricevuto da Fideuram e la possibilità per il broker di commettere l'illecito. "È stato proprio il nome del notissimo istituto di credito a orientare le scelte dei cittadini che hanno affidato i loro risparmi", spiegano dal Codacons, evidenziando come la fiducia dei clienti fosse riposta tanto nella persona quanto nell'istituzione.

A sostegno della sua tesi, il Codacons cita una recente ordinanza della Cassazione (3425/25), che ribadisce la responsabilità solidale della banca per i danni causati dai suoi promotori. Questo principio si applica anche quando il comportamento illecito è stato autonomo o ha addirittura ecceduto i limiti dell'incarico, purché le mansioni ufficiali lo abbiano reso possibile o anche solo agevolato.

L'inchiesta delle Fiamme Gialle, come noto, ha svelato un meccanismo basato sulla fiducia tradita: il promotore avrebbe mostrato ai clienti rendimenti fittizi per convincerli a firmare bonifici che, anziché finire in fondi di investimento, venivano dirottati su conti personali o di società a lui riconducibili.

In attesa degli sviluppi giudiziari, il Codacons ha già attivato uno sportello di assistenza legale per i clienti coinvolti nella vicenda. L'obiettivo è duplice: fornire supporto per la costituzione di persona offesa presso la Procura di Asti e valutare possibili iniziative collettive. L'invito, rivolto direttamente all'istituto di credito, è quello di aprire un tavolo per le trattative e trovare una soluzione per risarcire le vittime del raggiro.

Redazione

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