Attualità - 11 ottobre 2025, 19:25

“Le culle vuote sono il vero debito del futuro”: Tremonti ad Asti e l’allarme sulla crisi demografica e sul nuovo ordine globale

Alla presentazione di “Guerra o pace” l’ex ministro dell’Economia riflette su globalizzazione, finanza e crisi demografica: “Non basta più gestire, bisogna capire che la politica deve cambiare dimensione”

Le immagini dell'Incontro (Merphefoto)

Le immagini dell'Incontro (Merphefoto)

“Il mondo è ancora globale, e deve restarlo. Ma non è detto che la Cina sia un’amica dell’Occidente”. Nella sala consiliare della Provincia di Asti, Giulio Tremonti ha presentato questa sera il suo nuovo saggio Guerra o pace” (Solferino, 2025), un viaggio nella complessità del mondo contemporaneo e nelle sfide che attendono l’Occidente. L’ex ministro dell’Economia, oggi presidente della commissione Esteri della Camera, ha parlato con il tono pacato di chi conosce i meccanismi del potere e ne ha osservato le derive, alternando analisi lucide a ironia disarmante.

L’incontro, moderato dal giornalista Piero Mora, è stato aperto dai saluti del sindaco e presidente della Provincia Maurizio Rasero, seguiti dagli interventi di Marcello Coppo, Sergio Ebarnabo e Luigi Giacomini, che hanno ricordato l’importanza del confronto culturale in una città che sempre più spesso diventa luogo di riflessione politica e civile.

La globalizzazione, da promessa a ideologia

Non avrei mai immaginato De Gasperi o Adenauer applaudire un banchiere”, ha detto Marcello Coppo, commentando l’immagine dei capi di Stato europei che, nel 2019, salutarono con entusiasmo il passaggio di consegne alla Banca Centrale Europea riportata nel libro. Una frase che, più di ogni altra, ha condensato il senso dell' intervento del professore : la finanza ha superato la politica, e la globalizzazione, nata come strumento di progresso, si è trasformata in una fede laica, capace di plasmare governi e società.

Il professore ha ripercorso le origini di quella che chiama “ideologia del mercatismo”, ricordando come, dopo la caduta del muro di Berlino, “le élite occidentali pensarono di poter fondare il nuovo ordine mondiale non più su popoli o Stati, ma sul mercato”. È da lì, secondo Tremonti, che nasce la triade che ha dominato gli ultimi decenni: “Globalité, marché, monnaie”.

“La storia è tornata, accompagnata dalla geografia”

L’autore ha intrecciato economia, politica e filosofia in un racconto che ha toccato la crisi del 2008, l’ascesa della Cina, il peso crescente della tecnologia e le ombre di un mondo che “ha creduto di poter vivere in un ordine senza regole”. Tremonti ha ricordato la proposta italiana di un Global Legal Standard, un codice di principi morali ed economici che avrebbe potuto frenare la deriva del capitalismo senza regole: “Non puoi vivere in un mondo dove l’unica regola è che non ci sono regole”.

La platea ha seguito con attenzione il passaggio in cui l’ex ministro ha tracciato un parallelo tra la rivoluzione industriale e quella digitale, spiegando come oggi “la ricchezza si sia liberata dai vincoli territoriali, riducendo il potere degli Stati e, di conseguenza, anche la funzione della democrazia”.

Il vero nodo: il collasso demografico

Ma è sulla questione demografica che Tremonti ha insistito con più forza. “Lo Stato sociale nasce dalla culla, ma oggi le culle sono vuote”, ha affermato, definendo la denatalità “la crisi più profonda e più sottovalutata del nostro tempo”.

Ha ricordato che l’Italia, come gran parte dell’Europa, sta entrando in una fase di “autunno demografico” in cui il numero dei giovani cala mentre cresce quello degli anziani, mettendo in crisi il sistema di welfare, il mercato del lavoro e la stessa tenuta democratica.

Tremonti ha proposto di liberare da imposte e tasse tutti i trasferimenti destinati al terzo settore, alla ricerca e al sostegno delle famiglie, citando esperienze passate come l’introduzione dell’8x1000 e del 5x1000, nate – ha ricordato – proprio per “dare forza a chi costruisce solidarietà dal basso”.

Dall’autunno demografico al rischio democratico

Con un tono più grave, Tremonti ha poi aggiunto che “una società che non fa figli è una società che lentamente rinuncia anche alla democrazia”. L’autunno demografico, ha spiegato, può facilmente diventare autunno democratico, perché “meno nascite significa meno futuro, meno fiducia, meno partecipazione”.

“Non possiamo continuare a ripetere ciò che andava bene vent’anni fa”

La conclusione del suo intervento è stata un monito alla classe dirigente, ma anche un appello a un nuovo senso civico. “Viviamo tempi in cui non possiamo ripetere cose che andavano bene vent’anni fa, dieci anni fa o che siamo convinti andassero bene. Non è così, e tutto deve cambiare”, ha detto Tremonti, con quella pacatezza che tradisce più disillusione che rabbia.

Un invito, dunque, a ripensare la politica come strumento capace di allinearsi alla dimensione reale dei problemi, dal cambiamento tecnologico alle migrazioni, dall’intelligenza artificiale al futuro del lavoro.

Alessandro Franco


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