Eventi - 15 ottobre 2025, 13:40

A “Libri in Nizza”, Licia Troisi e la meraviglia del possibile [intervista]

Astrofisica e scrittrice tra le più amate in Italia, mostra come il fantastico possa diventare un ponte tra conoscenza e sogno, fondendo scienza e fantasia

Licia Troisi

Licia Troisi

Con il suo universo narrativo, a partire dalle celebri Cronache del Mondo Emerso, seguite dalle trilogie de Le Guerre e Le Leggende del Mondo Emerso, fino alle saghe de La ragazza drago, I regni di Nashira, Pandora e Il Dominio, Licia Troisi è diventata una delle scrittrici più amate del panorama fantasy italiano.

Astrofisica di formazione e autrice di successo, il suo approccio alla scrittura è molto versatile, ha firmato anche serie per ragazzi come I casi impossibili di Zoe & Lu e, più di recente, la saga de Le guerre del multiverso, iniziata con Poe. La nocchiera del tempo, oltre ad aver pubblicato fumetti ed essersi cimentata nella scrittura di gialli.

Inoltre, alla narrativa affianca un intenso lavoro di divulgazione scientifica, con titoli come Dove va a finire il cielo e Astrofisica per ansiosi, in cui unisce rigore e passione per il cosmo.

Ospite di “Libri in Nizza”, dove presenterà il suo Poe e il risveglio del tempo, Licia Troisi porterà con sé i suoi mondi e la sua idea di fantastico come chiave per leggere la realtà. Per l’occasione, l’abbiamo intervistata, riflettendo sul valore educativo del fantasy, sul legame tra scienza e immaginazione e sul bisogno di storie che sappiano restituire al presente un po’ della sua meraviglia perduta.

La forza del fantastico: intervista a Licia Troisi

Questa edizione di “Libri in Nizza” è dedicata soprattutto al fantasy e alla fantascienza, generi letti anche con un forte interesse educativo. Che cosa rende il fantasy così coinvolgente per i giovani lettori, e cosa la affascina di più come autrice nel dare vita a quei mondi?

Per quel che riguarda i lettori, credo abbia a che fare con due elementi: da un lato il sense of wonder di cui il fantasy è portatore, che in genere associamo alla fiaba e all’infanzia. Un pubblico giovane è più portato ad apprezzarlo proprio perché è più vicino a quell’età rispetto a un adulto. E poi c’è la dimensione ideale dell’esistenza, cui il fantasy si richiama molto: spesso c’è una lotta del bene contro il male, e i personaggi possono essere mossi da alti ideali. Viviamo in una società piuttosto cinica, e tendiamo a sopprimere questo afflato; i ragazzi, che più ne avrebbero bisogno, lo ritrovano in questi libri.

Quel che affascina me sono una serie di elementi, tra cui l’ambientazione in genere non tecnologica, che mi permette di parlare di natura, una cosa che riveste un ruolo importante nella mia vita, e il fascino del duello all’arma bianca, che costringe i nemici a guardarsi negli occhi, e quindi a riconoscersi.

Lei ha spesso sottolineato l’importanza di non imporre la lettura. Cosa succede quando un libro che nasce per far sognare diventa un “testo scolastico” e perché il fantasy è ancora percepito come un genere principalmente “per ragazzi”, nonostante affronti temi profondi come lutto, potere e identità?

Io ho un ottimo ricordo delle antologie che usavo a scuola; spesso leggevo per piacere i testi che saltavamo in classe, ed è su un’antologia che ho letto per la prima volta un brano de Il Signore degli Anelli. Credo quindi che la presenza di fantasy nelle antologie sia una cosa positiva, che permette ancor più di avvicinare i ragazzi alla lettura, visto che trovano sui libri di scuola le storie che amano leggere fuori.

Sul fatto che consideriamo il fantasy letteratura per ragazzi, credo abbia a che fare con l’ambientazione: siamo soliti legare gli elementi fantastici alla fiaba, e quest’ultima all’infanzia.

In riferimento alla precedente domanda: è il mondo reale a dare forza al fantastico o è il fantastico a restituire nuova forza al mondo reale?

Credo che siano vere entrambe le cose. Per quel che riguarda me, il mondo reale è sempre fonte d’ispirazione per i miei mondi fantastici, perché sono una persona che si interessa molto a quel che accade nel presente. Contemporaneamente, però, sia che si tratti di storie che ci fanno semplicemente evadere per un po’ dalla realtà, sia che si tratti invece di racconti che sono metafore di quel che accade nel mondo reale, le storie ci danno la forza e l'ispirazione per muoverci nella nostra vita di tutti i giorni.

Nelle Cronache del Multiverso, tra cui il terzo volume Poe e il risveglio del multiverso, la protagonista non incarna il modello classico dell’eroina salvifica, ma una figura più complessa e profondamente umana. Quale idea di eroismo o di crescita personale voleva esplorare attraverso questa scelta?

Siamo sicuramente una società senza eroi, e facciamo fatica a identificarci in qualcuno senza macchia e senza peccato, perché, in quanto esseri umani, siamo imperfetti, e forse è proprio questo il bello. Con Poe volevo parlare della difficoltà di superare i propri traumi, grandi e piccoli che siano, ma anche mostrare che rompere la catena del dolore è possibile, e che la vita è più forte di tutto, se le diamo la possibilità di curarci.

Invece, il legame con la scienza è una costante del suo universo narrativo. Durante la scrittura, quanto influenza il rigore scientifico le sue scelte creative? Ci sono episodi o momenti particolari in cui questo rapporto è stato evidente o è cambiato nel corso degli anni?

In generale uso la scienza come fonte d’ispirazione: può trattarsi di un oggetto astronomico, o di un principio fisico, ma in genere lo uso come spunto. Cerco però di non farmi ossessionare dall’aderenza alla scienza perché, quando si scrive narrativa le esigenze della storia vengono prima di tutto, e preferisco essere libera di creare ciò che voglio, piuttosto che farmi limitare da una eccessiva plausibilità scientifica che poi il lettore magari neppure coglie.

Per concludere, festival come “Libri in Nizza" sono occasioni preziose per promuovere il piacere della lettura, dal fumetto al saggio senza alcuna gerarchia di valore. Qual è l’importanza dell’evento pubblico nel mostrare che creatività e scienza possono dialogare e non sono affatto mondi opposti?

Il primo valore aggiunto sta proprio nell’incontro: autori e scienziati sono in generale figure ammantate da una certa aura mitica, come se fossero per qualche ragione diverse dai comuni mortali, mentre si tratta di persone come le altre. Mostrare questa cosa, secondo me, è molto utile soprattutto per avvicinare le persone alla scienza. Poi, incontri del genere permettono di mostrare chiaramente quanto il campo della creatività narrativa e di quella scientifica siano permeabili, e ci siano continuamente scambi tra i due.

Francesco Rosso

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A OTTOBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU