Politica - 22 ottobre 2025, 14:13

Canelli. Indennità del presidente del Consiglio comunale: chiarimenti e diverse interpretazioni

Il Comune dettaglia i livelli normativi e i controlli effettuati, mentre le opposizioni mantengono dubbi sull’applicazione della Legge di Bilancio 2022 e chiedono un parere esterno

Comune di Canelli

Comune di Canelli

Una nota metodologica “scritta malissimo” e due interpretazioni attorno all’applicazione della Legge di Bilancio 2022 (L. 234/2021). Una controversia di natura tecnica al centro della discussione sul calcolo dell’indennità di funzione del presidente del Consiglio comunale di Canelli, tema che ha generato un confronto tra maggioranza e opposizione nelle ultime settimane e che, ieri, durante la seduta del Consiglio comunale ha trovato spazio nell’apertura dei lavori.

(immagine d'archivio)

Il quadro normativo e le verifiche del Comune: tre livelli di disciplina e controllo

“In riferimento alla segnalazione che abbiamo ricevuto durante il Consiglio comunale del 29 settembre, devo dire che si è effettuato tutto un lavoro di verifica incrociando dati e legislazioni in maniera molto attenta - ha dichiarato la sindaca Roberta Giovine durante le comunicazioni - Dall’esame dei documenti non risultano irregolarità: c’è semplicemente un’attuazione di provvedimenti e decisioni assunti dalla giunta precedente, che in questa amministrazione sono rimasti immodificati. Rispetto alle decisioni assunte dall’amministrazione Lanzavecchia, come minoranza non ci siamo opposti, perché in buona fede le abbiamo sempre ritenute legittime. Per quanto riguarda il danno erariale, è un’ipotesi che non si configura; anzi, si sono addirittura generate economie con restituzione di fondi allo Stato”.

Una risposta confermata dal segretario generale Michela Parisi Ferroni che ha chiarito i livelli normativi che regolano questi compensi e le scelte gestionali adottate dal Comune negli ultimi anni. Secondo quanto illustrato, le regole si articolerebbero su tre livelli: legislativo nazionale; regolamentare; locale.

Il primo fa riferimento all’articolo 82 del TUEL (Testo Unico degli Enti Locali) e alla già citata Legge di Bilancio 2022 (n. 234/2021), che stabiliscono le indennità per i sindaci e gli amministratori. Il secondo livello, invece, rimanda ai decreti ministeriali che sottolineano quali debbano essere nel dettaglio gli importi, calcolati sulla popolazione; mentre il terzo si riferisce all’applicazione in toto o parziale degli aumenti da parte del singolo Comune.

“La Giunta comunale, avvalendosi della facoltà di disciplinare a livello di singolo ente l'ammontare in concreto dell'indennità di funzione, ha deciso di procedere all'adeguamento nei soli limiti della quota trasferita dallo Stato”, ha spiegato Parisi sottolineando che “il Servizio Risorse Umane ha predisposto un prospetto che è conservato agli atti della deliberazione e che è disponibile per la consultazione”, presente sulla piattaforma ministeriale TBEL, che  chiede agli enti di indicare le somme effettivamente pagate a sindaco, vicesindaco, assessori e presidente del Consiglio e, in automatico, calcola con differenziale algebrico l'eventuale importo da restituire.

Infine, siccome i termini per l’invio della certificazione ufficiale sull’utilizzo del contributo nel 2024 non sono ancora stati fissati, il Comune non ha potuto procedere con la trasmissione dei dati.

Tuttavia, vi è la possibilità di affidarsi a una società specializzata o richiedere chiarimenti alla Prefettura o alla Corte dei conti, enti preposti alla vigilanza sulla corretta gestione delle risorse pubbliche; mentre, entro l’approvazione del bilancio 2026, la Giunta sarà chiamata a confermare o eventualmente modificare le delibere relative alle indennità.

L’opposizione resta convinta della propria interpretazione

La questione tecnica, però, ha mantenuto le perplessità delle opposizioni consiliari. Entrando nel merito, infatti, l’errore deriverebbe proprio dall'interpretazione della normativa, in particolare causata da una “nota metodologica” allegata al decreto 2022 giudicata di pessima scrittura.

“Tutte le norme vanno interpretate, per cui, lo dico sinceramente, se casomai un errore ci fosse stato non si imputa a nessuno, perché solo chi non lavora non sbaglia; poi magari l’errore non c'è nel modo più assoluto - dichiara nel proprio intervento la consigliera del gruppo “Prima Canelli” Annalisa Conti - Io però continuo ad essere ogni giorno più convinta che l'indennità sia errata. Non è solo una mia convinzione, ovviamente mi sono confrontata”.

Secondo Conti, infatti, è il Decreto Ministeriale 119 del 2000, ancora in vigore, a fissare  limiti precisi all’indennità, stabilendo per i Comuni come Canelli, vale a dire con meno di 15 mila abitanti, che l’incremento per il presidente del consiglio debba essere il 10% di quello del sindaco: “Chi ha meno di 15 mila abitanti può non avere il presidente del Consiglio, perché è una facoltà e non un obbligo - ha aggiunto - e questo dettaglio non era stato scritto nel 2022, probabilmente qualcuno aveva interpretato male le cose”.

La consigliera ha poi sottolineato che non è stata inoltrata ancora nessuna richiesta alla Corte dei conti, chiedendo, però, un intervento formale del revisore dei conti, affinché sia fornito un parere al Consiglio.

A concludere gli interventi sull’indennità è stato il consigliere di minoranza Alessandro Rosso, del gruppo “Per la tua Canelli”, precisando che le loro esternazioni non hanno mai voluto essere un attacco diretto all’amministrazione o al presidente del Consiglio, ma semplicemente segnalazioni di quello che potrebbe rivelarsi un errore di calcolo: “Noi continuiamo a rimanere sulla nostra idea, suffragata da diverse indagini e richieste che abbiamo fatto in giro, e quindi abbiamo intenzione di andare avanti e chiediamo che sia un terzo a giudicare sull'esatta assegnazione dell'indennità”, allineandosi, così, alla richiesta poco prima fatta da Annalisa Conti.

Infine, Rosso ha aggiunto una nota politica: “Mettiamo pure il caso che ci sbagliamo noi, che abbiate ragione voi a interpretare la norma; però, come amministrazione di sinistra in un periodo come quello attuale con crisi, dove la gente fatica a arrivare a fine mese con gli aumenti quotidiani di tutto, non vi pare eccessiva una tale indennità per una carica che non è obbligatoria per i comuni sotto i 15 mila abitanti?”

Indennità e dimissioni: due questioni distinte

Durante queste settimane, inoltre, al caso delle indennità si era legato quello della richiesta di dimissioni da parte della minoranza nei confronti del presidente del Consiglio Alessandro Negro.

I consiglieri di minoranza, Annalisa Conti e Alessandro Rosso, però, hanno ribadito la totale fallacia di questa interpretazione, sostenendo sia stata la stampa a creare titoli fuorvianti che hanno fuso i due temi.

“Non troverà nulla all'interno di nessun articolo riguardante nostre dichiarazioni, mie o del nostro gruppo, che facciano collegare la problematica dell'indennità alla richiesta di dimissioni - spiega Conti, rivolgendosi al presidente - Sappiamo benissimo che i titoli non li facciamo noi”.

Il caso, semmai, risiederebbe nel principio di imparzialità, caratteristica fondamentale della carica di presidente del Consiglio. Un attributo che, secondo le opposizioni, sarebbe venuto meno attraverso dichiarazioni rilasciate agli organi di stampa. Una visione abbracciata anche dal consigliere Rosso, che ha confermato la mancanza di attacchi rivolti alla persona.

Il presidente, dal proprio canto, ha ribadito la propria neutralità: “Da quando sono il presidente di questo Consiglio ho eliminato tutte le procedure che avevano come unico scopo quello di limitare le azioni delle minoranze e voi sapete bene come ho favorito quello che è il vostro principale strumento all'interno del consiglio: interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno non sono mai stati sostenuti come in questi 16 mesi”.

Negro ha anche specificato che, pur essendoci stata la richiesta di dimissioni sui giornali, l'ordine del giorno da cui era scaturita la discussione era stato inizialmente dichiarato irricevibile dal segretario comunale, ma lui aveva comunque deciso di portarlo in Consiglio, aprendo il dibattito e concedendo alla minoranza persino più interventi di quelli consentiti.

Francesco Rosso


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