A poche ore dall'ennesima aggressione notturna in Pronto Soccorso, che ha visto tre sanitari finire al tappeto per mano dello stesso uomo già protagonista di violenze giorni fa, arriva la netta presa di posizione da parte del sindacato delle professioni infermieristiche Nursind, per bocca del segretario provinciale Gabriele Montana.
Il suo primo commento riguarda l'efficacia del sistema di allarme, un aspetto cruciale messo alla prova dei fatti: "Il pulsante rosso ha funzionato benissimo", ha dichiarato il segretario. "I colleghi lo hanno schiacciato e, mi hanno confermato, dopo due o tre minuti le forze dell'ordine erano già sul posto. Per cui non possiamo che lodare il fatto che l'intervento sia stato assolutamente tempestivo".
Tuttavia, Montana rimarca come la rapidità della risposta non possa essere l'unica soluzione al problema: "Nonostante l'intervento rapido, i colleghi sono comunque stati malmenati. Questa è l'ennesima dimostrazione che l'ospedale, e il Pronto Soccorso in particolare, sono posti sensibili e ad alto rischio. Non si può lavorare sereni con l'ansia costante che il prossimo paziente ti aggredisca. Stanotte poteva finire veramente male".
Il Nursind chiede quindi che si faccia di più e rinnova la propria disponibilità a trovare soluzioni: "Ribadiamo la nostra piena disponibilità a collaborare - ha concluso Montana - Siamo pronti a sederci con la direzione generale e le parti sociali per proporre soluzioni concrete che arrivano direttamente dal campo, dalle istanze H24 di chi vive quel posto di lavoro".
Appena pochi giorni fa, intervenendo sul tema della sicurezza del personale sanitario, Montana aveva chiesto che la garitta all'ingresso del PS possa diventare un primo "filtro di sicurezza". Altrettanto celere la replica della direzione sanitaria, affidata al direttore generale Giovanni Gorgoni, che si è espresso ridimensionando l'entità del problema.
Il sindacato Nursing Up: "Servono presidi fissi delle forze dell'ordine, non possiamo più aspettare"
Enrico Mirisola, segretario di Nursing Up Asti, sottolinea che "non si tratti di un caso isolato né di una fatalità. Quanto accaduto conferma ciò che temevamo: dopo gli episodi che avevano coinvolto un medico e due guardie giurate, questa volta le vittime sono stati gli infermieri del triage e della saletta. È inaccettabile che, dopo una prima aggressione così recente, nulla sia stato fatto per prevenirne un'altra".
Mirisola esprime solidarietà ai colleghi ma aggiunge: "Non possiamo continuare a restare soltanto soli e solidali. Servono risposte immediate a una situazione ormai irreale". La proposta concreta è l'estensione del modello "Strade Sicure" anche ai presidi sanitari: "Oggi servono 'Ospedali Sicuri' per proteggere chi lavora e chi si cura".
A sostenere la posizione è anche Claudio Delli Carri, segretario regionale di Nursing Up Piemonte e Valle d'Aosta, che evidenzia come "siamo di fronte a una condizione strutturale di insicurezza che non può più essere definita emergenza. Ogni giorno di attesa espone gli operatori a nuovi rischi".
La FP CGIL: “Violenza negli ospedali, non servono militari ma sicurezza e formazione per il personale”
Anche la FP CGIL interviene sull’aggressione avvenuta al Pronto Soccorso di Asti, esprimendo solidarietà al personale sanitario coinvolto.
"Da tempo chiediamo che siano adottate misure efficaci di contrasto alla violenza contro gli operatori – sottolinea la segretaria generale Arianna Franco –. Non si tratta di militarizzare gli ospedali, ma di garantire percorsi di sicurezza che permettano al personale di lavorare in condizioni di tutela reale".
La FP CGIL propone anche nuove soluzioni strutturali, come la creazione di una “panic room” con accesso limitato, per proteggere gli operatori in situazioni di emergenza: "Il pulsante rosso non può essere l’unico strumento di difesa".
Il sindacato chiede infine l’istituzione di un tavolo permanente con tutti i soggetti interessati, "per costruire un piano di sicurezza adeguato e condiviso a tutela di chi ogni giorno lavora per garantire il diritto alla salute".