Attualità - 01 novembre 2025, 09:08

"Il carcere non è un organismo estraneo alla società": preoccupazione del garante astigiano Domenico Massano

La nuova circolare del DAP introduce una gestione centralizzata delle autorizzazioni per le attività culturali, educative e ricreative negli istituti di Alta Sicurezza

Carcere di Asti

Carcere di Asti

Divisiva la nuova circolare del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, che andrebbe a incidere sull’organizzazione locale degli eventi culturali, educativi e ricreativi da realizzare presso gli istituti penitenziari di Alta Sicurezza.

La circolare 21/10/2025. 0454011.U, infatti, renderebbe più complicata la collaborazione tra le carceri e la società esterna, con rallentamenti dovuti alla centralizzazione delle decisioni, che dovranno obbligatoriamente passare per Roma.

“Questa circolare rischia di mettere una pietra tombale sulle iniziative di inclusione sociale negli istituti, in particolare per il circuito di Alta Sicurezza”, ha spiegato il portavoce della Conferenza Nazionale dei Garanti, Samuele Ciambrello. Preoccupato degli effetti della recente disposizione anche il Garante della regione Lazio, Stefano Anastasia, che ha dichiarato: “Dalle celle chiuse alle carceri chiuse, è un attimo. Un balzo all’indietro di più di quarant’anni”.

Gli effetti della circolare andrebbero a ricadere, quindi, anche sulla Casa di reclusione di Asti, presente nel circuito di Alta Sicurezza, come sottolinea il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Asti, Domenico Massano, illustrando in che modo la nuova misura obblighi di ottenere, per ogni iniziativa di carattere culturale, educativo o ricreativo, l’autorizzazione della Direzione generale dei detenuti e del trattamento del DAP a Roma, con applicazione che ricadrebbe anche su progetti rivolti a detenuti in media sicurezza all’interno di istituti del circuito A.S., con la conseguenza che tutte le richieste, prima gestite direttamente dalle direzioni locali e successivamente inviate al magistrato di sorveglianza, dovranno ora passare per l’amministrazione centrale.

Questa centralizzazione delle procedure, quindi, rischierebbe di produrre un inevitabile “effetto imbuto”, rallentando le autorizzazioni e complicando la realizzazione di eventi culturali, spettacoli, laboratori o progetti educativi, fino a metterne in discussione la stessa continuità.

(Il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Asti, Domenico Massano)

“Tra le varie prescrizioni vi è, poi, la richiesta di trasmettere con “congruo anticipo”, le istanze e, quando sia prevista la partecipazione della comunità esterna, l’elenco dei nomi accompagnato dai “titoli” dei partecipanti - comunica in una nota Massano - Al di là dell’indeterminatezza dell’indicazione di “congruo anticipo”, soprattutto se riferita alla realtà carceraria in cui il fattore tempo ha spesso una dimensione aleatoria, è di difficile interpretazione anche la richiesta dei “titoli” delle persone della comunità esterna, quando non applicata a persone che tengono un corso formativo o un laboratorio, ma a persone che entrano in carcere per assistere ad uno spettacolo o alla presentazione di un libro”.

La circolare stabilisce inoltre che l’organizzazione e la gestione di ogni evento o progetto all’interno degli istituti penitenziari debbano restare esclusivamente sotto la responsabilità delle direzioni, evitando che la programmazione o le decisioni operative vengano affidate a soggetti esterni. Una disposizione che, secondo molti osservatori, ridurrebbe in modo significativo l’autonomia delle realtà esterne (associazioni, enti e gruppi culturali) che negli anni, grazie a collaborazioni consolidate e protocolli condivisi, hanno contribuito in modo determinante allo sviluppo di progetti trattamentali, iniziative sociali e percorsi di inclusione capaci di generare valore sia dentro le carceri sia nelle comunità del territorio.

La realtà astigiana

Nell’Astigiano la circolare potrebbe incidere su diverse attività che hanno coinvolto il territorio, come incontri con le scuole, spettacoli teatrali, presentazioni di libri, incontri in redazione ed in teatro; azioni che si sono svolte in collaborazione con la Direzione e con il personale dell’Istituto e che si collocano nel solco della Costituzione e della normativa penitenziaria, che sancisce: “Il trattamento del condannato è svolto … agevolando opportuni contatti con il mondo esterno”, “La finalità del reinserimento sociale dei condannati e degli internati deve essere perseguita anche sollecitando ed organizzando la partecipazione di privati e di istituzioni o associazioni pubbliche o private all'azione rieducativa” (artt. 15 e 17 L. 354/75 sull’Ordinamento Penitenziario); La direzione dell'istituto promuove la partecipazione della comunità esterna all'azione rieducativa”(art. 68 DPR 230/2000 Regolamento Ordinamento penitenziario).

“Nel corso degli anni è emerso in maniera evidente il valore e la generatività delle diverse attività che nell'istituto astigiano hanno coinvolto la comunità esterna”, prosegue Masano nella sua nota, evidenziando le testimonianze di una persona detenuta e di una docente che ha accompagnato un gruppo di studentesse liceali nella partecipazione al progetto di scrittura congiunta del libro “Una penna per due mani”, arrivato a conclusione durante la scorsa primavera, ricevendo anche diversi riconoscimenti tra cui e la presentazione al Salone del libro di Torino e il 2° posto al premio Mariangela Cotto.

(Incontro del progetto "Una penna per due mani")

“Particolarmente toccante è stato l’ultimo incontro, quando studenti e detenuti, scambiandosi i testi che avevano scritto a mano, si sono potuti confrontare su fatti di attualità ed esperienze personali, anche molto drammatiche - aveva dichiarato la docente, presentando la fase conclusiva del progetto - Un momento che dimostra come sia possibile, oltre che doveroso, appropriarsi di uno spazio solitamente isolato dalla città affinché i detenuti, grazie ad una relazione costante e costruttiva con il mondo esterno, possano riappropriarsi della loro vita, anche se condannati all’ergastolo”.

Alle parole della docente facevano eco quelle di una persona detenuta: “Sapete qual è stato l'aspetto d'importanza fondamentale? Il ruolo di ponte. Per chi si ritrova in carcere, quindi allontanato dalla società, parlare con qualcuno che non sia solo un parente, o l'avvocato, vuol dire prima di tutto essere riconosciuto come persona, rispettato, e in un certo qual modo rinascere socialmente. Gettare via la chiave e marcire in galera sono il linguaggio di una indifferenza cronica e aberrante. Alla società giungono informazioni stereotipate sul carcere e sui detenuti; una delle tante realtà positive è questa: "Una penna per due mani”, un incontro tra studenti e detenuti, una crescita ed esperienza di vita culturale ed umana dentro il carcere di Asti”.

Resta ora da capire se sarà ancora possibile portare avanti progetti di scambio e crescita culturale e umana come quelli realizzati finora nel carcere di Asti e negli altri istituti del circuito di Alta Sicurezza. Il rischio, denunciano operatori e garanti, è che vengano penalizzate proprio quelle attività trattamentali che, attraverso il coinvolgimento della comunità esterna, favoriscono il cambiamento personale e la costruzione di percorsi di reinserimento, contribuendo di fatto anche alla sicurezza collettiva.

Le prime applicazioni della circolare, da questo punto di vista, non sembrano incoraggianti, secondo il garante astigiano che ha rimarcato come dal carcere di Padova sia stato bloccato un evento culturale già autorizzato da tempo e che si ripeteva da anni.

“In un sistema carcerario in grave crisi, con un numero sempre più tragico di suicidi, con un ormai cronico ed inaccettabile sovraffollamento che aggrava le già difficili condizioni di detenzione, con carenze di personale e scarsità di opportunità trattamentali, questa circolare rischia da una parte di complicare ulteriormente il lavoro e l’impegno di chi, all’interno degli Istituti, cerca costantemente di proporre e promuovere iniziative ed attività con il coinvolgimento del territorio, dall’altra di disincentivare e limitare la partecipazione della società esterna - comunica Massano - Questa circolare, pubblicata tra l’altro nel cinquantenario della legge 354/75, rischia, inoltre, di spegnere, o quantomeno rendere sempre più difficile, il dialogo tra i luoghi di detenzione e la società civile, isolando ulteriormente le persone detenute e rendendo sempre più impermeabile ad ogni confronto con la società esterna la realtà carceraria”.

("Una penna per due mani")

Nel concludere, il garante ha ricordato le parole di Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo 2025, che aveva voluto ricordare in primo luogo le persone detenute: “Nell’Anno giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto. … Per offrire ai detenuti un segno concreto di vicinanza, io stesso desidero aprire una Porta Santa in un carcere, perché sia per loro un simbolo che invita a guardare all’avvenire con speranza e con rinnovato impegno di vita”.

Queste parole, per il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Asti, sono da tenere a mente, mantenendo aperte le porte della speranza all’interno delle carceri e nel rapporto tra queste e i territori, in piena coerenza con i principi costituzionali. Un appello che si intreccia con le parole dell’ex Garante nazionale Mauro Palma, che ricordava: “L’ineludibile dialettica tra noi e gli altri in cui si gioca la complessa dinamica che lega identità e convivenza”.

“Il carcere non è, infatti, un organismo estraneo alla società, ma ne è parte e vi è inevitabilmente collegato, interrogandola costantemente, perché, richiamando le parole del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky: “La condizione carceraria riguarda coloro che stanno dentro, ma come problema di civiltà è prima di tutto un problema di chi sta fuori”, termina Massano.

Redazione

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A NOVEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU