Agricoltura - 10 novembre 2025, 10:50

L’agricoltura piemontese continua a perdere i pezzi: in 5 anni scomparso il 20% delle aziende

Tensioni internazionali, dazi e clima preoccupano il settore. Allasia (Confagricoltura): “Ma anche i tagli della Pac sono pesanti”. Cresce la voglia di bio e agriturismo, bene uva e mais, difficoltà per i bovini

Foto generica d'archivio

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Un 2025 complesso, così come lo sono stati gli anni precedenti, tra cambiamento climatico, malattie e tensioni internazionali legate ai conflitti. Senza dimenticare i dazi Usa e la riforma della Pac. Sono ombre lunghe, quelle che proietta il bilancio dell’annata agraria 2025 di Confagricoltura Piemonte, che cade in un momento in cui le aziende stanno anche facendo i conti con nuovi obblighi ambientali e relative spese.

Spariscono le aziende

L’agricoltura resta comunque un elemento rilevante per la nostra regione, visto che occupa il 35,6% del territorio. Ma continuano a calare le aziende, soprattutto quelle piccole e a conduzione famigliare: in cinque anni si è passati da 40.152 a 30.293 aziende, con un calo di oltre il 20%. Un calo più ridotto quello delle superfici coltivate, che scendono “solo” da 947.964 ettari a 903.392. Con una concentrazione verso le aziende più grandi (21 ettari di dimensione media contro 18,2 nel 2018).

Dobbiamo essere resilienti di fronte a situazioni così complesse - dice il presidente di Confagricoltura Piemonte, Enrico Allasia - Il 2025 è un’annata in chiaro scudo, ma lo ripetiamo tutti gli anni a seconda dei settori. Ma anche la riforma della Pac e i tagli del 22% ci preoccupano, così come ci preoccupa il Green Deal così come viene applicato e che rischia di non essere sostenibile”. “Sul piano qualità dell’aria abbiamo cercato di ottenere un’apertura verso vincoli che ci mettono in difficoltà, soprattutto per l’allenamento. Ma continuiamo a servire la comunità e a essere custodi del territorio: speriamo che la nuova legge sulla montagna aiuti a contrastarne lo spopolamento e attendiamo i decreti attuativi”.

Donne e giovani 

Spicca la presenza di aziende femminili: sono quasi una su quattro (24,5%) anche se in leggera diminuzione rispetto al 27,2 del 2017. Tante le giovani (23%) rispetto alla media regionale delle aziende (15%). Le aziende in rosa più rappresentative sono quelle legate all’agriturismo, che pesano per il 40%. 

Voglia di bio e agriturismo

Crescono le produzioni biologiche, con 3078 aziende che aderiscono a questo regime di produzione, occupando 57.300 ettari. Un 6,3% che resta sotto la media nazionale (17%), ma in linea con le altre regioni del Nord Italia. 

Cresce fortemente la voglia di agriturismo, con ormai 1400 attività di questo genere attive in Piemonte. In crescita anche le fattorie didattiche e l’agricoltura sociale. “È un segno di diversificazione del reddito orientato verso la domanda del consumatore finale”, commenta ancora Allasia. 

Le produzioni 

A livello di tipologie, i cereali restano una parte significativa della coltivazione piemontese. Il frumento tenero è pari a 70mila ettari e una produzione da 4 milioni di quintali, ma in diminuzione rispetto agli anni precedenti. 

L’orzo si concentra soprattutto nel Cuneese, mentre il mais mostra un leggero recupero sul 2024. Ma resta lontano dai livelli di dieci anni fa (127mila ettari contro i 170mila di allora). In difficoltà il riso, per colpa del clima estremo, ma aumenta la superficie. 

Annata complessivamente positiva per i vigneti (43mila ettari). Qui il clima ha aiutato la maturazione delle uve. Il 2025 è considerata una tra le migliori annate dell’ultimo decennio.

Il mondo della frutta conta 18mila aziende e genera oltre 500 milioni di euro di valore. Ma se ci sono colture come mele, pere e kiwi che soffrono, mirtilli, pesche e albicocche danno buoni risultati. Tra gli ortaggi bene il peperone, mentre soffrono patata e pomodoro.

Per quanto riguarda l’allevamento, invece, gli impulsi più positivi arrivano dal comparto avicolo (700 allevamenti tra Torino e Cuneo per polli, tacchini e simili). Un dato confortante anche per gli allevamenti da carne.

La carne da bovini poi rimane un’eccellenza, ma il 2025 è stato un anno complesso: i consumi sono in diminuzione. Il settore dei suini invece teme la Peste africana che interessa i territori piemontesi, anche se l’epidemia è stata contenuta.

Redazione

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