Ultim'ora - 16 novembre 2025, 11:41

Follini: "Europa al bivio tra l'intregrarsi o lo scomparire, Italia cruciale"

Follini: "Europa al bivio tra l'intregrarsi o lo scomparire, Italia cruciale"

(Adnkronos) - "Non è lo scandalo delle mail di Epstein che dovrebbe indurci a riflettere sullo stile di governo di Trump e sulle sue possibili conseguenze. E’ la sua politica, semmai. E cioè quel modello di potere e di relazioni con l’economia e la tecnologia che sta dietro la sua elezione e muove l’America in una direzione che appare ancora largamente sconosciuta. Sconosciuta ma anche assai inquietante. Poiché l’unica cosa che si comprende con chiarezza nitida e brutale è il fatto che nell’America che si annuncia oggi sotto le bandiere di Trump il peso del potere economico e tecnico diventerà ancora più schiacciante di quanto non sia stato fino ad oggi. E che dunque l’affinità politica con il modo di pensare, chiamiamolo così, 'europeo' sia ancora meno del poco di cui tante volte ci siamo lamentati.  

E’ l’Atlantico più largo la vera novità geopolitica con cui dovremo fare i conti. E soprattutto dovrebbe farli Giorgia Meloni, che in mezzo a quelle onde forse si illude ancora di barcamenarsi con una disinvoltura quasi acrobatica. Intendiamoci, nessuna persona di buon senso auspica che quella frattura che divide il 'campo' occidentale si allarghi ancora di più, fino a diventare un’aperta ostilità tra le due sponde. Ma è evidente ormai che s’è messa in movimento una dinamica che non si potrà governare con l’astuzia. Essa infatti implica una diversità troppo ampia perché se ne possa venire a capo con un gioco di prestigio. E dunque reclama anche da parte nostra l’onere di una svolta.  

Noi siamo ormai giunti a ridosso del bivio tra l’Europa e l’America. Due mondi che dovranno collaborare e non buttare all’aria la loro storica amicizia. Ma che non potranno più contare -purtroppo- su quella sorta di affinità, sia pure un po’ sbilenca, che ha aiutato l’equilibrio geopolitico del dopoguerra e ha accompagnato la rinascita del nostro continente. Un mondo dorato, a vederlo da lontano. Eppure un mondo che sta consumando se stesso senza neppure rendersene del tutto conto.  

E’ qui che sta il bivio a cui ci chiama l’America di Trump. Possiamo illuderci di starle dietro, con una genuflessione apparentemente dignitosa. Oppure possiamo prendere atto, con tutto il rammarico del caso, che a questo punto l’Europa deve davvero cominciare a fare leva su se stessa. E per farlo deve scommettere forte sulla sua unità e sulla sua novità. Anche apprestandosi a qualche sacrificio e a qualche rischio in più. Ora, è piuttosto ovvio che Meloni si deve essere ben resa conto di tutto questo. Ma è forte l’impressione che lei ancora coltivi qualche illusione di riuscire a tenere i piedi in due staffe. Accarezzando Trump per il verso del pelo. E assecondando quel tanto di europeismo minimale che serve a mantenere se stesso.  

Una politica che richiama un’antica tradizione del nostro paese, laddove si è sempre cercato di stare in bilico tra queste due direttrici fondamentali. Con una differenza altrettanto fondamentale, però. E cioè che gli Stati Uniti dell’epoca si vivessero come i leader di tutto il mondo occidentale. Mentre oggi sembrano ansiosi di liberarsi da quel fardello. Oggi di questo glorioso (e comodo) passato resta ben poco. E la piega che l’America ha preso con l’elezione di Trump e con l’emersione del sistema economico e tecnologico che se lo è inventato spalanca davanti ai nostri occhi uno scenario per il quale non eravamo preparati. Nessuno di noi, a dire il vero. Compresi gli atlantisti più convinti, tra i quali si annovera anche il sottoscritto.  

Ma proprio la portata di questa novità pone ora l’Europa davanti a un bivio non privo di drammaticità. E cioè il bivio tra integrarsi davvero o davvero scomparire. Argomento che fa parte di una certa retorica da molti anni, ma che a questo punto ha acquisito una inedita attualità e verità. Ed è appunto quello il bivio che reclama anche dal governo in carica l’onere di una scelta. Poiché le mezze misure con cui l’Unione europea ha pensato di cavarsela fin qui non bastano più. E poiché questo nostro paese, sempre sull’orlo delle critiche e dei sospetti altrui, si trova oggi ad essere paradossalmente ancora più cruciale dei suoi compagni d’avventure europeiste. Non tanto per i nostri progressi, ma per i passi indietro altrui. Sta al governo decidere se imboccare questa strada più impervia. O se fermarsi attoniti davanti a quel bivio confidando che tutto si risolva da sé, tra un brindisi, una stretta di mano e lo scatto di una fotografia. Difficile che bastino una volta che s’è messo in moto un processo così poderoso". (di Marco Follini) 

 

webinfo@adnkronos.com (Web Info)

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