Muffa, infiltrazioni, balconi pericolanti, spazi comuni degradati, bollette impossibili da sostenere e un sistema di gestione che, secondo gli stessi inquilini, sta creando una “bomba sociale”. È il quadro emerso nell’incontro convocato oggi dal Coordinamento Asti Est per fare il punto su un’emergenza che – denunciano – non è più rimandabile.
Condizioni igienico-sanitarie gravi: l’ATC non si presenta
Il presidente del Coordinamento Samuele Gullino, insieme agli esponenti Luisa Rasero e Michele Clemente, sono tornati sulle segnalazioni raccolte nel 2024, quando una mostra fotografica aveva documentato lo stato degli alloggi Atc: umidità interna, muffe, calcinacci, ferro a vista, scarichi fognari che riversano in cantina, discariche abusive negli scantinati, fino a casi di senzatetto che dormono negli spazi comuni per ripararsi dal freddo.
All’esposizione della mostra, Atc non si era presentata. In compenso erano intervenuti il sindaco Maurizio Rasero, l’assessore Bologna e l’assessore Zollo, che avevano promesso un impegno forte.
A testimoniare la situazione tragica degli alloggi era presente Arabi El Mostafa: muratore residente dal 2005 in Via Malta con moglie e due figli; ha già denunciato all’Asl la presenza di muffa nella sua abitazione - situazione che necessita ancora più tempestività a causa dei suoi problemi di asma - ma senza ricevere ancora alcun riscontro.
Spese condominiali “assurde” e morosità fuori controllo
Uno dei nodi più pesanti riguarda le spese condominiali, gestite in larga parte da amministratori privati anziché dall’ATC.
L’attuale dinamica è gestita in tale maniera: l’amministratore privato presenta all’ATC il consuntivo annuale, quest’ultima paga e chiede a sua volta i soldi agli inquilini.
Per evitare sfratti, il comune rimborsa l’Atc per sopperire alla situazione debitoria dei “morosi incolpevoli”, subendo quindi un grave danno economico. Queste dinamiche sono state sottoscritte dai servizi sociali in una riunione tenutasi a settembre: se fino a qualche anno fa la cifra era di 350 mila euro all’anno, ora l’Atc chiede al comune un rimborso che si avvicina al milione.
Le spese condominiali a cui i residenti devono sottostare risultano molto elevate: 3.800 euro all’anno per gli alloggi con riscaldamento incluso e 1.700 euro per quelli senza. Si tratta di costi che – sottolineano gli esponenti – superano generalmente le possibilità economiche dei nuclei familiari che hanno necessità di vivere in una casa popolare.
Il Coordinamento chiede che l’Atc riprenda in mano direttamente la gestione dei condomìni: “Le spese sono più basse e le morosità diminuiscono nelle province dove l’Atc gestisce direttamente”.
Fondo sociale: “Limite Isee assurdo, così si condannano i poveri”
Un altro tema protagonista dell’incontro è stato il Fondo Sociale della Regione Piemonte, che aiuta gli assegnatari in difficoltà a pagare affitto e spese condominiali.
Il limite Isee per accedervi è 7.448,37 euro annui, pari a 620,69 euro al mese per l’intero nucleo familiare. Un valore giudicato “irreale” dal Coordinamento: chi lo supera, anche di poco “non riceve aiuti e viene considerato moroso colpevole, a rischio decadenza”.
Viene considerato inoltre l’Isee ordinario, basato su redditi di due anni prima; anche in caso di reddito pari a zero, si richiede una quota minima di 480 euro.
Tra le richieste: alzare la soglia Isee, usare sempre l’Isee corrente e correggere le regole sulla quota minima.
Requisiti di accesso e “condono per i poveri”
Il Coordinamento contesta anche il requisito che impedisce la domanda di casa popolare a chi possiede immobili ovunque nel mondo: “Come può l’avere una stanza in Senegal o una casa disabitata al Sud risolvere il bisogno abitativo in Piemonte?” si domanda Luisa Rasero. Da qui la proposta di valutare caso per caso.
È stato rilanciato inoltre il progetto di un “condono dei poveri”. Una misura provocatoriamente pensata come il rovesciamento dei tradizionali condoni fiscali: non un premio a chi evade, ma un meccanismo di tutela per chi è finito in morosità non per scelta, ma per impossibilità economica.
Secondo il Coordinamento, negli ultimi anni le spese condominiali e le bollette hanno generato un accumulo di debiti ormai ingestibili, portando famiglie a fare scelte assurde come quella di pagare l’affitto o la spesa. Un circolo vizioso che ha prodotto morosità che, in molti casi, non potranno mai essere ripagate.
La proposta si ispira alla legge salva-suicidi (L. 3/2012), che nel settore privato permette a piccoli imprenditori e cittadini sovraindebitati di ottenere una verifica del proprio debito da parte del Tribunale, pagare solo quanto realisticamente possibile ed essere liberati dalla parte restante.
Viene chiesto che un meccanismo analogo venga applicato agli inquilini Atc in comprovate difficoltà, attraverso un “patto per la ripartenza” che consenta di alleggerire i bilanci degli enti e, soprattutto, di restituire stabilità a chi oggi vive schiacciato da crediti non esigibili.
Sono attualmente oltre 750 le richieste sono in lista d’attesa per un alloggio popolare.
Il 5 dicembre si terrà un tavolo di confronto che vedrà la presenza del coordinamento stesso, ATC, Comune, servizi sociali e una delegazione di inquilini, in cui saranno esposte le dinamiche presentante nell’incontro di ieri.
Il Coordinamento chiede inoltre al sindaco di:
- trovare fondi per la manutenzione degli alloggi, oggi spesso in condizioni non dignitose
- sostenere esperienze già attive, come il portierato sociale di via Praia, considerato un modello di prossimità.
Si insedierà quindi il primo banco di prova per verificare se gli impegni richiesti al Comune porteranno a interventi concreti o se la crisi abitativa continuerà a gravare sui bilanci pubblici e soprattutto sulla vita delle famiglie coinvolte.






