Negli scorsi giorni, in molti avrete visto ad Asti la meritoria provocazione fatta manifesto dal titolo “Liberatemi”, sovrapposto all’immagine del sarcofago della “Signora delle Ninfee”. Evocativa definizione associata alla mummia della donna, vissuta in Egitto nove secoli prima di Cristo, tra la XXI e la XXII dinastia, che all’inizio del XX secolo, verosimilmente tra il 1900 e il 1903, il conte Leonetto Ottolenghi donò al costituendo Museo Civico Generale in Palazzo Alfieri, senza sapere di aver acquistato per la sua “diletta città” una rara tipologia di sarcofago femminile, di cui esistono soltanto sette esemplari al mondo.
La collezione egizia del Museo Civico Archeologico di Asti, che da un po’ non sappiamo più dove sia finito, si deve, quasi totalmente, alla munificenza del conte Ottolenghi, esponente di una delle famiglie più importanti della comunità ebraica astigiana che si distinse, nel panorama locale della seconda metà dell’Ottocento. ll reperto più prezioso e raro è senza dubbio questo sarcofago femminile. La sua particolarità è data dal copricapo decorato con ninfee e fiori di loto. Non conosciamo il nome della proprietaria, ma possiamo intuire la sua storia di donna appartenente alla buona borghesia del tempo e le sue vicende di vita grazie alla Tomografia Computerizzata Assiale effettuata sulla mummia all’Ospedale Cardinal Massaia di Asti, in occasione del progetto “Signora delle Ninfee”, iniziato nel 2016. Nove anni fa, quasi dieci.
E qui comincia la farsa. Farsa pubblica che ancor oggi non ha un finale chiaramente scritto. Rimessa a nuovo la nostra Signora, nel 2018 viene prestata a Jesolo, per essere punto focale della mostra internazionale “Egitto, Dei, Faraoni, Uomini”. Vera protagonista dell'esibizione, fino ad attrarre decine di migliaia di visitatori e di turisti. A ottobre di quell’anno, di ritorno a casa, i media locali riportavano le, passatemi l’eufemismo, incaute affermazioni comunali. Affermazioni del tipo «La Mummia sarà un brand della città», portate a titoloni.
Il tutto accompagnato, così, giusto da rincarare la dose e addolcire l’attesa, da farla tema di una delle domeniche pomeriggio di Passepartout en hiver, e protagonista di una puntata di Freedom o di Voyager, non ricordo, di Roberto Giacobbo. Nel febbraio del 2023, la farsa tocca l’apice, quando il Museo del Territorio Biellese ospita una conferenza sulla preziosa collezione egizia astigiana e sulla sua mummia. Importante incontro in occasione della celebrazione dei cento anni dalla scoperta della tomba di Tutankhamon, con la mostra “Da Taaset a Tutankhamon”. Grande esposizione che valorizzava, prima che altro, la collezione creata dall’orientalista Rodolfo Vittorio Lanzone, acquistata dalla famiglia Sella e donata alla Biblioteca Civica nel 1908. E da noi? Ciccia! Stufi di aspettare, non possiamo far altro che condividere il “Liberatemi” e non dimenticare un così lampante esempio di, di...boh, scegliete voi di cosa che quanto scriverei non è pubblicabile.





