Attualità - 24 novembre 2025, 18:31

Vertucci: "Onorato e pronto. Il mio Palio riparte dalla continuità e dalla comunicazione’”

Il neo capitano del Palio di Asti racconta emozioni, priorità e visione dopo un’elezione combattuta e decisa al terzo ballottaggio

Verducci con a fianco il sindaco Rasero e l'assessore Origlia (Merfephoto)

Verducci con a fianco il sindaco Rasero e l'assessore Origlia (Merfephoto)

L’elezione del nuovo Capitano del Palio di Asti, Giuseppe Vertucci, si è consumata al termine di una procedura complessa e particolarmente serrata. Cinque candidati iniziali, ridotti poi a tre in base al regolamento che attribuisce al sindaco il compito di selezionare un massimo di tre nomi tra le candidature presentate. Da lì il voto dei rettori, affiancati dai comitati, ha portato alla scelta finale dopo diversi ballottaggi. Un percorso lungo e teso che ha consegnato a Verducci il testimone lasciato da Giambattista Filippone . Ecco cosa ci ha raccontato, a poche giorni dall’elezione.

Te l’aspettavi questa elezione così combattuta?
“Ci speravo, sinceramente. Se ti metti in gioco è perché una speranza ce l’hai. Però la certezza non esiste mai in confronti di questo tipo, lo sapevo fin dall’inizio.”

Arrivi da un percorso interno al gruppo del Capitano. Che esperienza è stata e cosa cambierà?


“È stata un’esperienza positiva sotto tutti i punti di vista. Mi piacerebbe portare avanti quanto di buono è stato fatto dai capitani precedenti. Con il gruppo non ho mai avuto frizioni e non vedo rivoluzioni all’orizzonte. È chiaro che ci sarà qualche ingresso e qualche uscita – anche per motivi fisiologici– ma non sono conseguenze della mia elezione.”

In queste settimane non sono mancate polemiche sulla procedura e sui tempi dell’elezione. Che idea ti sei fatto?
 

“Semplicemente che si è applicato il regolamento. Il sindaco ha selezionato tre candidati, come previsto, e i rettori hanno votato democraticamente insieme ai comitati. Mi pare sia stato rispettato tutto quello che le regole prevedono.”

Qual è la prima cosa che ti piacerebbe fare da Capitano? Hai un progetto personale?
 

“Prima di tutto portare avanti ciò che funziona. Non avrebbe senso cambiare i buoni risultati ottenuti. Poi mi piacerebbe lavorare di più sulla comunicazione: far conoscere ancora meglio il Palio, dargli più visibilità e importanza. È una delle manifestazioni storiche più rilevanti d’Italia e merita un’attenzione costante.”

Il Capitano però ha compiti soprattutto tecnici e arbitrali. Fin dove può spingersi?


“Le competenze restano quelle: garantire il corretto svolgimento della corsa, della sfilata e della manifestazione. Ma nulla vieta che il Capitano possa esprimere pareri o idee all’interno del Collegio degli Rettori, ovviamente in accordo anche con il Comune. Non prende decisioni amministrative, però può contribuire al dibattito.”

C’è il tema della pista, che potrebbe tornare centrale quest’anno. Come la vedi?


“La pista è fondamentale non solo per mettere al lavoro i cavalli, ma anche per vivere il Palio tutto l’anno. Significa avvicinare i bambini, farli assistere a una corsa prima di settembre, far conoscere cavalli e fantini. È uno strumento tecnico, certo, ma anche culturale e comunicativo.”

Diventare Capitano è stato un sogno d’infanzia?


“Ho sempre seguito il Palio da amante dei cavalli e delle corse. Da bambino la figura del Capitano è quella che ti colpisce di più, perché incarna idealmente tutta la manifestazione. Però ci tengo a dire che non mi sono candidato per realizzare un sogno personale, ma per dare un contributo al Palio, alla città e alla provincia.”

Quali capitani ti hanno ispirato da ragazzo?
“Sicuramente Bagnadentro e Sodano: sono i primi che ricordo e sono stati per me punti di riferimento, per autorevolezza e modo di vivere la carica. Ma anche altri hanno fatto benissimo. Non vorrei escludere nessuno.”

Alessandro Franco

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