Green - 09 dicembre 2025, 17:53

Costigliole d’Asti chiede alla Regione più flessibilità sulle bruciature agricole

La maggioranza presenta un ordine del giorno per rivedere il divieto quasi totale imposto dalla zona IT0120. Cavallero: “Una problematica che persiste da tempo nei paesi come Costigliole”

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La maggioranza comunale di Costigliole d’Asti ha presentato un ordine del giorno sulla questione delle bruciature agricole, elaborando una richiesta da inviare alla Regione Piemonte per ottenere una modifica delle attuali regole, giudicate troppo rigide e difficili da rispettare nelle zone rurali del Monferrato.

Oggi il divieto è quasi totale. La delibera regionale del 2021 ha inserito il territorio nella zona IT0120, dove la qualità dell’aria supera i limiti consentiti sull’inquinamento. Per questo motivo è vietato bruciare residui vegetali dal 15 settembre al 15 aprile. A questo stop si aggiunge quello nazionale dal 1° luglio al 31 agosto.

“Una problematica che persiste da tempo nei paesi come Costigliole dove insistono diverse attività produttive in agricoltura - ha dichiarato il sindaco Enrico Cavallero - Le colline del Monferrato sono state comprese dove in una zona classificata "IT0120" dove viene impedito ai sindaci di emettere specifiche ordinanze di deroga ai divieti di bruciature delle ramaglie, così come avviene in altri comuni classificati diversamente. Credo, raccogliendo anche le istanze del territorio, che questa norma Vada interamente rivista per le motivazioni e le premesse esposte nell’ODG”.

In pratica resterebbero pochissime settimane all’anno prive di restrizioni. Inoltre, i sindaci non possono concedere deroghe e nemmeno la deroga fitosanitaria è applicabile, perché non sono state dichiarate emergenze che richiedano la bruciatura.

Da qui la protesta degli amministratori locali, che sottolineano come, nelle campagne del Monferrato, la bruciatura resti spesso l’unica soluzione praticabile. I terreni sono difficili da raggiungere, i mezzi agricoli limitati e il trasporto dei residui ai centri di raccolta risulta costoso e poco realistico. In più, spiega la maggioranza, il fuoco permette di liberare rapidamente i campi, ridurre la presenza di parassiti e malattie e contenere le infestanti, con effetti immediati sulla gestione delle colture.

La proposta evidenzia anche un altro punto: in molte zone del Piemonte non incluse nelle aree più inquinate i sindaci possono concedere fino a 30 giorni di deroga all’anno, mentre qui non è possibile. Per questo si chiede di ristabilire un trattamento omogeneo e di permettere ai Comuni del Monferrato di intervenire quando le condizioni meteo e i livelli di polveri lo permettono.

Infine, viene sollevato il tema del monitoraggio dell’aria. Le rilevazioni, spiegano i proponenti, avvengono soprattutto vicino alle città e alle principali strade, mentre sarebbe utile misurare in modo più puntuale la qualità dell’aria nelle campagne, dove l’abitazione è scarsa e l’attività agricola è predominante.

“I rilievi dell'ARPA devono avvenire nei luoghi precisi interessati dal DGR altrimenti si espongono i nostri agricoltori e non solo, a rischio sanzioni per una pratica consolidata nel tempo e che non può essere derogata in altri periodi o con soluzioni alternative di fatto non praticabili”, ha concluso Cavallero.

Il documento, che sarà votato dal Consiglio comunale del 22 dicembre, chiede quindi alla Regione di rivedere la delibera del 2021 e di consentire ai sindaci, in caso di condizioni favorevoli, di autorizzare fino a 30 giorni di bruciature tra settembre e aprile.

Redazione

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