Il Natale ci ricorda che Dio sceglie di farsi uomo come noi per portare a tutti la sua salvezza. Dio che si fa uomo! Una cosa grande, quasi incomprensibile. Non solo si fa creatura umana, ma lo fa nascendo in una grotta, come dice il canto, “al freddo e al gelo”.
Questa realtà mi conferma nel fatto che Dio prende molto seriamente la nostra vita ed è interessato ad ogni aspetto del nostro esistere. Non solo viene a vivere una vita in tutto uguale alla nostra eccetto il peccato, ma la vive con grande responsabilità nei nostri confronti. Tutto ciò che fa parte della nostra vita Lui lo rispetta, di tutto ciò che fa parte del nostro vivere Lui se ne prende pensiero. Nulla in Lui, nel suo vivere con noi e come noi, parla di superficialità, di disinteresse, di ricerca del proprio egoistico bene. I salmi, a tal proposito, hanno bellissime affermazioni: “nulla di me ti è nascosto”, “le mie lacrime raccogli nel tuo otre”, “tu mi dai sicurezza”, “mi rialzi quando cado”, “conosci i passi del mio vagare”, “mi proteggi e mi sostieni”, “il tuo amore per me è per sempre”.
Questo pensiero mi ha accompagnato in queste settimane e più volte mi ha fatto provare un profondo senso di gioia, perché ogni aspetto della mia vita è nelle Sue mani e sotto la Sua cura, nel contempo ha suscitato in me un senso di inquietudine poiché mi interpella su quanto io sia responsabile e prenda sul serio la mia vita e soprattutto la vita degli altri.
Il Natale allora non può tollerare che qualcuno sia “al freddo e al gelo”, perché è la festa della responsabilità verso gli altri, la festa del farsi carico della vita altrui, la festa del rispetto di ogni ambito e dettaglio della vita di ogni persona. Come ha fatto il Signore Gesù con noi.
Questo Natale, purtroppo vede ancora persone che lo vivranno “al freddo e al gelo” perché qualcun altro non è stato sufficientemente responsabile nei loro confronti, anteponendo interessi personali, spesso materiali, alla vita altrui. Il mio pensiero corre a chi vive questo Natale nella guerra, fra le case distrutte; a chi si trova solo e abbandonato, magari in mezzo al mare. Ma il mio pensiero non ha bisogno di andare troppo lontano dalla nostra città. E allora mi inquieta, ed interpella la mia coscienza, il sapere che vi siano nella nostra Asti delle persone che non hanno una casa, o che non sanno come arrivare a fine mese o che, molto più semplicemente e tragicamente, non abbiano qualcuno che si prenda cura di loro. In questo “freddo e gelo”, frutto di una visione che non sa essere responsabile della vita altrui e che guarda solo al profitto e al tornaconto personale, penso con grande sgomento e preoccupazione ai 400 lavoratori della Konecta, che in un attimo si sono ritrovati in una situazione di grande incertezza e inquietudine circa la possibilità di continuare nel loro lavoro.
Il mio augurio è allora quello che la vicinanza del Signore possa scaldare i nostri cuori e renderci gioiosi del suo amore e, come Lui, capaci di farci carico, con rispetto e amore, di ogni dettaglio della vita delle persone che ci circondano.
Buon Natale a tutti, pieno di calore: il calore dell’amore di Dio, il calore della responsabilità che ci rende attivi nella solidarietà e nell’aiuto reciproco.
Vi benedico.
Marco





