Attualità - 20 dicembre 2025, 14:05

Il giubileo dei detenuti, il Natale e l’invito di Papa Leone XIV ad un cambio di sguardo

La riflessione del Garante dei detenuti, Domenico Massano, a partire dall'omelia di Papa Leone XIV in occasione del Giubileo dei detenuti

Domenico Massano, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Asti

Domenico Massano, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Asti

Domenica 14 dicembre, si è tenuto a Roma l’ultimo grande evento dell’Anno Santo: il Giubileo dei detenuti. «Spes non confundit», «la speranza non delude» (Rm 5,5), la speranza è stato il messaggio centrale del Giubileo 2025 e le persone detenute sono state le prime cui Papa Francesco si è rivolto nell’indirlo: “Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto. […] Per offrire ai detenuti un segno concreto di vicinanza, io stesso desidero aprire una Porta Santa in un carcere, perché sia per loro un simbolo che invita a guardare all’avvenire con speranza e con rinnovato impegno di vita”.

Proprio a questa apertura della Porta Santa nel carcere di Rebibbia il 26 dicembre 2024, ha fatto riferimento nell’omelia della celebrazione giubilare Papa Leone XIV che, riprendendo il discorso del suo predecessore, ha ricordato come “nonostante l’impegno di molti, anche nel mondo carcerario c’è ancora tanto da fare […] Certo, il carcere è un ambiente difficile e anche i migliori propositi vi possono incontrare tanti ostacoli. Proprio per questo, però, non bisogna stancarsi, scoraggiarsi o tirarsi indietro, ma andare avanti con tenacia, coraggio e spirito di collaborazione. Sono molti, infatti, a non comprendere ancora che da ogni caduta ci si deve poter rialzare, che nessun essere umano coincide con ciò che ha fatto e che la giustizia è sempre un processo di riparazione e di riconciliazione”. È particolarmente significativo questo richiamo alla necessità di una diffusa capacità nella società di emanciparsi da un certo populismo penale del “gettiamo via la chiave”, e del recuperare una visione pedagogica, di speranza e diritti, che in carcere non veda “reati che camminano” ma persone che possono cambiare, riconoscendo la possibilità di potersi rialzare ad ognuno, ed il correlato diritto di avere l’opportunità di dare un senso al tempo della detenzione e di poter ricominciare, come richiamato anche nella nostra Costituzione.

In tale prospettiva sono particolarmente significativi i passaggi dell’omelia in cui Papa Leone XIV da una parte sottolinea le criticità del sistema penitenziario e dall’altra rivolge un invito alla politica a prendere urgenti provvedimenti: “Carissimi, il compito che il Signore vi affida – a tutti, detenuti e responsabili del mondo carcerario – non è facile. I problemi da affrontare sono tanti. Pensiamo al sovraffollamento, all’impegno ancora insufficiente di garantire programmi educativi stabili di recupero e opportunità di lavoro. […] A tal fine Papa Francesco auspicava, in particolare, che si potessero concedere, per l’Anno santo, anche “forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società”, e ad offrire a tutti reali opportunità di reinserimento”. Un’importante continuità di pensiero tra i due Papi, che richiamano le istituzioni ad agire con provvedimenti ed iniziative concrete, dimostrando l’impegno a promuovere in ogni ambiente una civiltà fondata su criteri e valori capaci di mettere al centro le persone e di garantire diritti e speranza.

Ma nell’omelia vi è un ulteriore passaggio particolarmente significativo. Papa Leone pur sottolineando la difficoltà di andare oltre al passato, di medicare le ferite lasciate nel corpo e nel cuore, e la conseguente “tentazione di arrendersi e di non perdonare più”, ricorda che: “Quando però si custodiscono, pur in condizioni difficili, la bellezza dei sentimenti, la sensibilità, l’attenzione ai bisogni degli altri, il rispetto, la capacità di misericordia e di perdono, allora dal terreno duro della sofferenza e del peccato sbocciano fiori meravigliosi e anche tra le mura delle prigioni maturano gesti, progetti e incontri unici nella loro umanità”.

Di qui l’invito di importanza centrale a lavorare “sui propri sentimenti e pensieri”, un lavoro necessario “alle persone private della libertà, ma prima ancora a chi ha il grande onere di rappresentare presso di loro e per loro la giustizia”. Un impegno che coinvolge non solo il mondo carcerario, detenuti e personale, ma la società tutta e che passa anche dalla capacità di recuperare uno sguardo non condizionato da pregiudizi e stereotipi, ma uno sguardo più umano e generativo. Alla vigilia delle festività natalizie, che celebrano la nascita come fonte di speranza e promessa di futuro, l’augurio è che possano concretizzarsi gli inviti che arrivano da papa Leone XIV, ossia da una parte la richiesta alle istituzioni di misure di clemenza, di riduzione del sovraffollamento e di investimenti in attività trattamentali nelle carceri, e dall’altra l’invito a lavorare “sui propri sentimenti e pensieri” per un cambio di sguardo capace di contribuire a promuovere una costituzionalizzazione ed un’umanizzazione della pena. Un invito trasversale che, se accolto, potrebbe avere utili e generative ripercussioni anche in molti altri ambiti della società.

Domenico Massano, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Asti.

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