Con l’avvicinarsi delle feste, il paradosso si ripete: il periodo di massime vendite genera anche enormi eccedenze e sprechi. Un fenomeno che a livello globale vede oltre un miliardo di tonnellate di cibo invenduto ogni anno, con costi stimati superiori ai 90 miliardi di euro lungo la filiera. Un problema strutturale che tocca da vicino anche il comparto dolciario, settore di punta in un territorio, come quello astigiano, ricco di produzioni d'eccellenza.
Il peso economico dell'invenduto per le aziende
Dietro al successo delle vendite natalizie di panettoni, cioccolatini e biscotti si nasconde un costo concreto. Prodotti perfettamente idonei al consumo restano sugli scaffali, generando costi aggiuntivi per sconti, redistribuzione e smaltimento che possono arrivare all’1,8% del fatturato di un’azienda. A questo si sommano l’immobilizzo di capitale e l’impatto ambientale. Per i retailer, dimezzare questi costi nascosti potrebbe significare incrementare i profitti di oltre il 20%.
I cinque trend per valorizzare l'eccedenza
La gestione intelligente delle eccedenze non è più solo una questione etica, ma una leva strategica per la competitività. Le aziende più innovative stanno adottando modelli circolari. Tra i principali trend emergenti: la mangimistica animale, che trasforma i prodotti invenduti in ingredienti sicuri per alimenti zootecnici; le donazioni a enti benefici; la reimmissione sul mercato attraverso canali dedicati; la trasformazione in nuovi prodotti; e la conversione in compost o bioenergie per chiudere il ciclo.
In questo scenario si inserisce Regardia, player di riferimento italiano nella circular economy, che recupera gli ex-prodotti alimentari trasformandoli in risorse. "Oggi il vero tema non è più se gestire l'invenduto, ma come farlo in modo strategico", spiega il Group CEO Paolo Fabbricatore. "Trasformare l'eccedenza in opportunità concreta genera benefici economici e ambientali lungo tutta la filiera". Il modello consente di preservare oltre 165.000 tonnellate all'anno di surplus alimentare nella filiera dei mangimi, offrendo una soluzione concreta anche alle aziende del territorio astigiano che devono gestire stock stagionali.
Una sfida per la filiera agroalimentare astigiana
Il tema interessa da vicino il distretto agroalimentare astigiano, dove la produzione di vini, dolci e specialità è motore economico. Adottare modelli efficienti e sostenibili per gestire le eccedenze, magari attraverso partnership con operatori della circular economy o sviluppando circuiti locali di recupero, significa non solo ridurre gli sprechi ma rafforzare la resilienza e la competitività dell’intera filiera, proteggendo margini e reputazione in un mercato sempre più attento alla sostenibilità.





