Economia e lavoro - 23 dicembre 2025, 07:13

Imprese astigiane, fiducia in crescita per l’inizio 2026 ma pesa ancora l’export

Occupazione in aumento, produzione in risalita e impianti più sfruttati. Costa: "Segnali di tenuta, ma servono politiche per la competitività"

Il presidente Costa

Il presidente Costa

Le imprese associate all’Unione industriale della Provincia di Asti guardano al primo trimestre 2026 con un clima di fiducia in rafforzamento, pur dentro uno scenario segnato da costi elevati e incertezze sui mercati esteri. L’indagine congiunturale diffusa dall’associazione segnala miglioramenti su occupazione, produzione e domanda interna, mentre export e rincari di materie prime, energia e logistica restano i principali fattori di rischio.​

Asti, occupazione e produzione in controtendenza

Sul fronte del lavoro, le attese per i primi tre mesi del 2026 sono decisamente positive: il 17,6% delle imprese prevede un aumento degli addetti, il 79,4% una situazione stabile e solo il 2,9% una riduzione, con un saldo ottimisti/pessimisti pari a +14,7%, in netto aumento rispetto al +8,3% della rilevazione di settembre. Un segnale che conferma la tenuta del mercato del lavoro industriale astigiano, con un’occupazione che non solo resiste, ma mostra margini di crescita in diversi comparti.​

In inversione di tendenza anche le aspettative sulla produzione, che passano da un saldo negativo di -5,6% alla rilevazione precedente a un +8,8%, recuperando e superando la fase di rallentamento registrata nel 2025. Migliorano le previsioni sugli ordini totali: il 20,6% delle aziende si attende un aumento e il 17,6% una diminuzione, con un saldo positivo del 3% (contro il -5,5% di settembre), segnale di un graduale consolidamento della domanda interna.​

Investimenti prudenti, export ancora in sofferenza

Sul terreno degli investimenti il quadro resta improntato alla prudenza: il 24,2% delle imprese prevede interventi significativi per il primo trimestre 2026 (in leggero aumento rispetto al 23,5% precedente), il 51,5% si orienta verso investimenti marginali o di semplice sostituzione e il 24,2% non prevede investimenti. La spinta al rinnovo di impianti e tecnologie c’è, ma non si traduce ancora in un salto di scala diffuso, a conferma di un contesto percepito come ancora fragile.​

Più problematico resta l’export: le aspettative sugli ordini esteri rimangono in territorio largamente negativo, con un saldo pari a -19,2% (contro il -20,7% della precedente rilevazione), nonostante il 65,4% delle imprese preveda una sostanziale stabilità. Il dato descrive un settore che non vede ulteriori crolli all’orizzonte, ma che continua a muoversi in un quadro internazionale segnato da tensioni geopolitiche, rallentamenti della domanda e forte volatilità dei costi.​

Impianti oltre l’81% e meno cassa integrazione

Dal lato operativo emergono segnali incoraggianti. Diminuisce ancora la quota di imprese che prevedono il ricorso alla cassa integrazione, dal 6,1% del quarto trimestre 2025 al 3,1% nella nuova indagine. Sale invece il grado di utilizzo degli impianti, che passa dal 76,31% al 81,56%, indicando una maggiore intensità dell’attività produttiva.​

Sul piano finanziario si registra una lieve riduzione delle aziende che segnalano ritardi negli incassi, dal 45,7% al 43,8%, pur restando una quota significativa. Restano invece elevate le preoccupazioni sui costi di produzione: il 35,5% delle imprese si attende nuovi aumenti dei prezzi delle materie prime, il 50% teme ulteriori rincari dell’energia e il 58,1% prevede un rialzo dei servizi logistici, elementi che possono erodere i margini e frenare la voglia di investire.​

"In un contesto nazionale e internazionale ancora complesso, i risultati dell’indagine per il primo trimestre 2026 mostrano segnali di tenuta e di graduale miglioramento per l’industria astigiana, in particolare su occupazione e attività produttiva" commenta il presidente dell’Unione industriale Luigi Costa. "Il rafforzamento delle aspettative su occupazione, produzione e ordini interni conferma la capacità delle nostre imprese di reagire mantenendo stabilità occupazionale e un buon livello di attività. Permangono però elementi di incertezza, soprattutto sui mercati esteri e sul fronte dei costi, che richiedono attenzione e politiche di sostegno alla competitività per accompagnare le imprese in una fase che resta delicata".​

Il quadro piemontese tra industria in affanno e servizi in corsa

Le dinamiche astigiane si inseriscono in un quadro regionale in cui il clima di fiducia delle aziende piemontesi per il primo trimestre 2026 è complessivamente ottimistico, ma segna una netta differenza tra manifatturiero e terziario. L’indagine condotta dal Centro studi dell’Unione Industriali di Torino su circa 1.200 imprese manifatturiere e dei servizi rileva saldi positivi su occupazione (+6,0%), produzione (+3,2%) e ordini totali, a fronte di consuntivi negativi per export (-5,3%) e redditività (-1,0%).​

A guidare la parte alta del grafico sono commercio e turismo (+30%), servizi alle imprese (+24,2%), Ict (+10,0%) e trasporto merci e persone (+8,7%), comparti che toccano da vicino anche l’economia astigiana, tra enoturismo, logistica e servizi avanzati. Più in difficoltà la manifattura regionale, dove produzione, ordini, redditività ed export restano in calo, in particolare nella metalmeccanica legata all’automotive e nella filiera metallurgica.​

"Le imprese piemontesi approcciano il 2026 confermando la volontà di investire per far crescere e sviluppare le proprie imprese. Non è una scommessa, ma un grande gesto di fiducia che va colto e valorizzato" sottolinea Andrea Amalberto, presidente di Confindustria Piemonte. Secondo l’associazione, questa resilienza è frutto della capacità di molte aziende di riposizionarsi su mercati, prodotti e tecnologie, forte anche di una propensione a investire che a livello regionale coinvolge oltre il 77% delle imprese, con il 25,3% che ha in programma l’acquisto di nuovi impianti.​

Per l’Astigiano, dove convivono una base manifatturiera ancora esposta ai venti dell’export e filiere in crescita legate ad alimentare, edilizia, servizi e turismo, la sfida dei prossimi mesi sarà proprio quella indicata da Costa: trasformare i segnali di fiducia in scelte concrete di investimento, innovazione e rafforzamento competitivo, prima che la pressione dei costi e l’incertezza internazionale tornino a rallentare la corsa.

Redazione

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