Ormai avremo tutti superato i lauti pasti delle feste e credo si possa darne una lettura diversa, senza il rischio di bloccare la digestione ad alcuno. Cibo, viaggi, regali e bellissimi momenti di convivialità, ma anche occasioni non da poco di spesa. Gli italiani pare abbiano speso tre miliardi e mezzo solo per cenoni e pranzi natalizi in casa. Mezzo miliardo in più dell’anno scorso con una impennata causata principalmente dall'aumento generalizzato dei prezzi. Nell’evidenza che la nostra capacità di spesa reale sia stata erosa in modo significativo da mercato e inflazione. La forbice tra chi ha mantenuto capacità di spesa e chi deve affrontare sempre maggiori difficoltà, anche su beni di prima necessità, continua ad allargarsi, fino a contare oltre dieci milioni di poveri, tra assoluti e relativi. Sommando tutte le voci della spesa al dettaglio durante il periodo natalizio, certifica Statista, la piattaforma numero uno al mondo su dati di mercato e di consumo, dovremmo essere arrivati ad oltre quarantatré miliardi.
In Europa la spesa del Natale 2025 si è avvicinata ai quattrocento miliardi, con il Regno Unito sul podio, forte dei suoi centoquattro, seguito dalla Germania con ottantacinque e dalla Francia con quasi settantadue, noi quarti a bella distanza dai trenta miliardi della Spagna. Poca cosa però rispetto ai quasi mille degli Stati Uniti o ai duemila globali. Una bella boccata d’ossigeno per il mercato e l’economia tutta, per le tasche di grandi gruppi industriali e commerciali, dei loro proprietari e top manager, e anche di molti Stati che sui consumi, tra tassazione diretta, indiretta, dazi e balle varie, portano in cassa non meno di un terzo del totale.
Stati che, invece di destinare nuove somme alla spesa bellica, potrebbero, ancor più a cascata natalizia, risolvere una volta per tutte la fame nel mondo, che colpisce ancora un 11% della popolazione, a cui si devono sommare quasi tre miliardi di persone che vivono in povertà relativa. Il Natale, lo ha appena scritto il vescovo di Asti nel messaggio di auguri natalizi alla diocesi, “non può tollerare che qualcuno sia ‘al freddo e al gelo’, perché è la festa della responsabilità verso gli altri, la festa del farsi carico della vita altrui, la festa del rispetto di ogni ambito e dettaglio della vita di ogni persona”. Freddo e gelo, frutto di una visione che non sa essere responsabile della vita altrui e che guarda solo al profitto e al tornaconto personale.
Così non fosse, difficilmente troveremmo la ricchezza mondiale fortemente concentrata nelle mani di pochi, mentre miliardi di persone vivono con risorse minime. Quando leggi che dieci persone possiedono la stessa ricchezza di qualche miliardo, impossibile non girino, impossibile dare un senso a quel possesso, alla smania di consolidarlo e al fare di tutto per farlo crescere, quasi fosse una pianta d’utilità comune, impossibile comprenderne il fine una volta alzato lo sguardo, una volta scelto di essere responsabili della vita altrui.
Rispetto a cinque anni fa la fame mondiale è calata, non nei numeri, ma nel rischio, passando da grave a moderata, dato che emerge Global Hunger Index, l’Indice Globale della Fame, grazie ad un incremento delle risorse di una dozzina di miliardi all’anno negli ultimi cinque. Se però pensate che l’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla nutrizione, stima che per debellarla possa bastare un ulteriore incremento di settanta miliardi all’anno, nei prossimi cinque, capite bene quanto salvifico, tra le tante, potrebbe essere il prossimo Natale.





