Curiosità - 01 febbraio 2019, 19:56

Viviamo in un posto bellissimo: il grande Medioevo astigiano

Nuova puntata di invito ad approfondire la conoscenza di uomini ed opere che hanno arricchito Asti, dedicata questa volta a un prezioso codice medioevale

L'imperatore Federico II di Svevia concede i Privilegi alla città di Asti

L'imperatore Federico II di Svevia concede i Privilegi alla città di Asti

Nel Medioevo, grazie alle famiglie mercatali, forti di una incredibile potenza economica, si costruirono in Asti torri, palazzi e caseforti. Basta fare una passeggiata per rendersene conto. Ma non solo: tutto il territorio si riempì di splendide tracce di un periodo d'oro, di una grande storia, con castelli, rocche ed una forte caratterizzazione di tutto l’Astigiano.

La storia di questo momento magico è tutta nel Codex Astensis, raccolta di documenti dal 1065 al 1353, sui diritti che Asti aveva acquisito nel tempo. Documento di fondamentale importanza e bellezza per ricostruire i rapporti con l’impero, le cariche pubbliche del Comune, la storia e l’attività delle famiglie astigiane, il dominio della città sulle ville del territorio, le relazioni con i paesi vicini e le condizioni di vita medioevale. Manifesto politico della classe dirigente di fine trecento, erede delle generazioni che avevano creato la grande Repubblica Astese. Manifesto di una città che aveva piena consapevolezza e memoria della grandezza raggiunta e che voleva ottenere dai nuovi principi dominanti, i Visconti, completo riconoscimento.

E’ illustrato da 105 incredibili miniature, attribuite in buona parte a Giovannino de’ Grassi, uno dei massimi esponenti del tardo gotico italiano, ed è conservato presso l’Archivio Storico del Comune; tra queste, 6 raffigurano imperatori, papi ed arcivescovi nell’atto di concedere privilegi alla città, mentre le altre 99 illustrano luoghi. Rinvenuto a Mantova nel 1842, fu successivamente trasferito alla sezione di Corte dell’Archivio di Stato di Vienna e poi donato dall’imperatore Francesco Giuseppe allo statista piemontese Quintino Sella nel 1876. Nel 1884 i figli del Sella lo consegnarono alla città di Asti.

Nel Codex c’è tutto il fascino, intellettuale e culturale, della storia che incontra arte ed alto artigianato per ottenere un prodotto carico di capacità comunicative, per far emergere l’immagine autorevole ed orgogliosa di un libero comune e la consistenza ed estensione del suo dominio territoriale nel momento di massimo splendore.

Documento unico ed eccezionale, di valore internazionale, fotografia del nostro vivace e ricco passato, manifesto dell’astigianità. Non è allora solo l’Archivio Storico del Comune di Asti ad avere nel Codex Astensis il suo documento più prezioso e più importante, ma tutta Asti, tutto il territorio Astigiano. Per comprendere al volo il suo valore, provate a farne ricerca su Google: commenti, immagini e studi da tutto il mondo. Tra i tanti anche il British Museum.

Speriamo allora che, non aveste avuto ancora occasione di approfondire l’importanza di questo prezioso codice, l’articolo vi offra lo spunto per farlo, con la speranza di poter presto godere della ricchezza e bellezza delle sue miniature, riprodotte e messe in mostra. L’ultima volta che è stato fatto in città era il 1971, nell’ambito della manifestazione “Archivi e cultura in Asti”.

Ogni serio obiettivo di valorizzazione turistica non può prescindere dalla sua valorizzazione: evidenza eccezionale del nostro patrimonio monumentale, artistico e culturale, della nostra storia e del nostro oggi. Evidenza che viviamo in un posto bellissimo.

Davide Palazzetti

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