Cultura e tempo libero - 31 maggio 2019, 16:08

Il Codex Astensis torna in mostra a Palazzo Mazzetti: Orgoglio astigiano

Il prezioso documento di valore internazionale, davvero unico ed eccezionale, verrà esposto dal 6 giugno al 7 luglio

La mappa del territorio di Asti così come riportato nel Codex

La mappa del territorio di Asti così come riportato nel Codex

Dopo quasi 50 anni, Asti mette in nuovamente in mostra il suo pezzo forte, il Codex Astensis, a Palazzo Mazzetti dal 6 giugno al 7 luglio. Documento unico ed eccezionale, di valore internazionale, fotografia del nostro vivace e ricco Medioevo, manifesto dell’astigianità.

Tutto il fascino di Asti e del suo territorio racchiusi in un codice medioevale: in quel periodo, grazie all’incredibile potenza economica delle nostre famiglie mercatali, si costruirono in città torri, palazzi e caseforti. Basta fare una passeggiata per rendersene conto. Ma non solo: tutto il territorio si riempì di splendide tracce di un periodo d'oro, di una grande storia, con castelli, rocche ed una forte caratterizzazione di tutto l’Astigiano.

La storia di questo momento magico è tutta lì, in una raccolta di documenti sui diritti che Asti aveva acquisito nel tempo, di fondamentale importanza e bellezza per ricostruire i rapporti tra Asti e l’impero, le cariche pubbliche del comune, la storia e l’attività delle famiglie astigiane, il dominio della città sulle ville del territorio, le relazioni con i paesi vicini e le condizioni di vita medioevale.

Liber iurium del comune, detto anche Codex Malabaila, è copia trecentesca di un codice più antico: il cosiddetto Codice Alfieri, raccolto da Ogerio Alfieri alla fine del Duecento e organizzato in base alla descrizione delle località dell’ampio dominio astese, ora conservato in stato frammentario presso la Biblioteca Nazionale di Torino.

Rinvenuto a Mantova nel 1842, fu successivamente trasferito alla sezione di Corte dell’Archivio di Stato di Vienna e poi donato dall’imperatore Francesco Giuseppe allo statista piemontese Quintino Sella nel 1876. Nel 1884 i figli del Sella, evviva, lo consegnarono alla città di Asti.

Nel Codex c’è tutto il fascino, intellettuale e culturale, della storia che incontra arte ed alto artigianato per ottenere un prodotto carico di capacità comunicative, per far emergere l’immagine autorevole ed orgogliosa di un libero comune e la consistenza ed estensione del suo dominio territoriale nel momento di massimo splendore. Manifesto politico della classe dirigente di fine trecento, erede delle generazioni che avevano creato la grande Repubblica Astese. Manifesto di una città che aveva piena consapevolezza e memoria della grandezza raggiunta e che ne voleva ottenere dai nuovi principi dominanti, i Visconti, completo riconoscimento.

E’ illustrato da 105 incredibili miniature, attribuite in buona parte a Giovannino de’ Grassi, uno dei massimi esponenti del tardo gotico italiano. tra queste, 6 raffigurano imperatori, papi ed arcivescovi nell’atto di concedere privilegi alla città, mentre le altre 99 illustrano luoghi, castelli e fortificazioni di cui ben 47 con l’insegna astigiana, rossa con la croce bianca, da sola in 28 casi, affiancata ad un’altra bandiera negli altri, sia essa degli Incisa, dei Monferrato, dei del Carretto, e di altri casate vassallifere, a rispecchiare la situazione di fine Trecento.

Un’assenza illustre è quella della vipera viscontea, che avrebbe dovuto sventolare ovunque, accanto e sopra alla bandiera astigiana, mentre compare solo su Rocca d’Arazzo. Questo interessante particolare permette di dare data certa al Codex: post 1379, anno in cui Rocca passò alle dirette dipendenze dei Visconti, in modo diverso dal resto del territorio, per investitura vescovile a Gian Galeazzo.

L'evento è sicuramente eccezionale, vera possibile svolta di valorizzazione turistica della nostra città, attraverso un grandioso esempio della varietà e ricchezza del suo patrimonio storico e culturale, del suo forte legame col territorio, della sua bellezza. Bellezza che ci circonda, frutto di una lunga storia.

Essere astigiani, orgogliosi astigiani, è aver conoscenza e coscienza delle nostre radici e del loro potenziale per il futuro. Radici indispensabili per tornare presto a volare. Oggi come a fine Trecento.

Davide Palazzetti

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