Sanità - 20 settembre 2019, 08:31

Aumento degli specializzandi nei Pronto soccorso. Dopo la firma del protocollo d'intesa, le reazioni

Nursind Piemonte:"Servono risposte organiche, non basta trattare il sintomo, va curata la malattia"

L'assessore Icardi

Qualche giorno fa l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, ha siglato il protocollo d’intesa con la Direzione sanitaria regionale e le Organizzazioni sindacali dei medici di base per estendere ai medici neo laureati ed abilitati, l’accesso ai bandi per la gestione in Pronto Soccorso delle situazioni di non urgenza.

"La carenza di medici – osserva l’assessore Icardi – mette a rischio la sopravvivenza dei Pronto soccorso e le soluzioni concordate l’anno scorso con gli stessi medici non hanno purtroppo prodotto i risultati attesi, lasciando il problema irrisolto, sia per quanto riguarda la dotazione dei Servizi di Emergenza, sia per quanto riguarda gli ambulatori dei codici bianchi in Pronto Soccorso gestiti dalla medicina generale. Oggi offriamo ai neo laureati la possibilità di accedere ad un rinnovato corso di emergenza e, successivamente, alle Asl di assumere con contratti a tempo determinato tali medici, sia nei servizi di emergenza, sia negli ambulatori in Pronto Soccorso dedicati alle non urgenze".

NUOVE ASSUNZIONI

"Nel giro di sei mesi – continua Icardi -, fatti salvi i  tempi tecnici per i bandi e l’espletamento dei corsi di 440 ore per i servizi di emergenza sanitaria, contiamo di mettere in campo quei 100-150 medici che potrebbero rianimare i Pronto soccorso in maggiore sofferenza, tenendo anche conto che l’84 per cento dei pazienti che ricorrono a questo servizio rientra nei codici di bassa gravità".

Nuovi assunti che, con contratto annuale, rinnovabile, potranno operare, oltre che nei servizi di emergenza territoriale, in “ambulatori delle non urgenze”.

Una notizia che potrebbe portare nuovo ossigeno ai Pronto soccorso piemontesi e diluire i lunghi tempi di attesa cui sono sottoposti pazienti e i loro familiari. Secondo Nursind Piemonte serve un ulteriore progetto di lungo respiro attraverso una riorganizzazione dei servizi e delle competenze.

NON BASTA?

“Temiamo, scrivono - si tratti del solito intervento che vuole curare il sintomo e non la malattia e che non potrà portare beneficio alla risoluzione del problema”.

Non saranno sufficienti - dichiara Francesco Coppolella, segretario regionale del NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche - nuovi medici ai quali affidare i codici di minor gravità per dare risposta alla mancanza di posti letto ad esempio. Tutti sanno come la precedente Giunta Regionale ha operato un taglio di circa 2000 posti letto in Piemonte, taglio criticato da chi oggi è al governo e ieri era all’opposizione della Regione”.

I dati forniti da Nursind regionale vedono il Piemonte come penultima Regione Italiana, solo davanti alla Calabria, per numero di posti letto per acuti. “Intende – chiede ancora Coppolella - il nuovo assessore aumentare il numero di posti letto e promuovere un piano per un utilizzo più efficiente dei posti letto attualmente disposizione e incrementarli nei periodi critici?"

Non è un mistero che la popolazione anziana sia in forte aumento e che la domicilarità, se ben strutturata, possa essere una risposta alle criticità. Un aumento delle Case della Salute, con all’interno i medici di medicina generale in grado di dare risposte appropriate a questa esigenza, aiuterebbe.

CASE DELLA SALUTE E PERCORSI DIFFERENZIATI

Nursind chiede all’assessore Icardi risposte su Case della salute e potenziamento dell’assistenza domicilare, creando magari la figura dell’infermiere di famiglia. Non ultima la richiesta di un triage “basato sull’attesa con percorsi (See e treat e fast Trak) attraverso le competenze infermieristiche.

Vorremmo- scrivono ancora da Nursind - non vedere più file di ambulanze ferme all’ingresso dei nostri pronto soccorso, bloccate e non utilizzabili per altri interventi urgenti con la conseguenza di mettere in pericolo la vita delle persone perché non ci sono barelle. Non vorremmo più vedere pazienti adagiati sul pavimento su barelle da campo. Speriamo venga restituita dignità a tutti gli operatori che ogni giorno vivono questa condizione”.

Betty Martinelli