Domenica 13 settembre alle ore 17, presso la sala consiliare del Comune di San Martino Alfieri, verrà inaugurata la mostra “Com’eri vestita?”, che rimarrà aperta al pubblico, negli orari di apertura degli uffici comunali, sino a domenica 20 settembre.
"Com'eri vestita?" è una mostra itinerante che è stata ospitata in più di 50 città da quanto l'associazione Libere Sinergie di Milano l'ha portata in Italia, nel 2018. Grazie al prestito della mostra da parte del Comune di Cossato, Assessorato alle Pari Opportunità, il Comune di San Martino Alfieri con la collaborazione di Amnesty International – Asti, per la prima volta portano la mostra in provincia di Asti.
La mostra nasce da un progetto ideato dalla dottoressa Jen Brockman presso l’Università del Kansas (USA) nel 2013. Nel 2018, tramite l’Associazione Libere Sinergie di Milano che la adatta al contesto socio culturale del nostro Paese, la mostra arriva in Italia e inizia un viaggio che prosegue tuttora. I visitatori possono identificarsi in quanto narrato attraverso la vicinanza con gli abiti esposti, che rappresentano una riproduzione fedele di quanto indossato dalle vittime durante la violenza.
Le storie esposte rappresentano fatti realmente accaduti, raccolti dalle operatrici dei Centri Antiviolenza italiani. Sin dalla sua prima inaugurazione la mostra ha ricevuto il Patrocinio del Dipartimento Pari Opportunità, della Presidenza del Consiglio dei Ministri e della Camera dei Deputati.
Gli audio delle storie, tradotte in cinque lingue, e il libro scritto in carattere Braille rendono la mostra accessibile a tutti coloro che volessero visitarla. L’ingresso alla mostra sarà consentito nel rispetto delle norme “Covid”.
Sensibilizzare la comunità su un tema delicato e importante quale la violenza di genere, ma soprattutto smantellare gli stereotipi che colpevolizzano le vittime. “Com’eri vestita?” è la domanda che spesso le donne che hanno subito violenza sessuale si sentono rivolgere quando denunciano il fatto. È una domanda che porta con sé un pregiudizio pesante: che la vittima sia colpevole quanto il carnefice e che la violenza si sarebbe potuta evitare se la donna avesse indossato abiti diversi.
Questa idea veicola un messaggio sbagliato perché le colpe sono sempre e solo di chi commette la violenza – qualunque tipo di violenza – rispetto alla quale non deve esistere alcun tipo di giustificazione.