Ripartire dal territorio, ragionando sul Covid come dolorosa esperienza,per riorganizzare la sanità provinciale a tutto campo.
Un’articolata e ambiziosa proposta di Cgil, Cisl e Uil, diventa piattaforma da proporre alla Asl At per ripartire da una sanità più snella che semplifichi la vita ai cittadini, una sanità che, al netto della pandemia, riparta tenendo al centro le persone e la struttura territoriale.
In attesa di un incontro con il nuovo direttore generale Flavio Boraso
I sindacati, dopo aver inviato all’attenzione del nuovo direttore generale della Asl At, Flavio Boraso, la piattaforma, attendono un incontro.
Stefano Calella (Cisl) spiega: “Tre mesi fa circa ci eravamo espressi sulle liste di attesa e il recupero delle attività diagnostiche in ospedale. Eravamo preoccupati e avevamo detto di avere iniziato un lavoro sul sistema della sanità territoriale, la pandemia ha comunque enfatizzato un sistema già carente".
"Per le politiche degli ultimi 20 anni e i vari tagli, aggiunge, quello che era un modello, ha avuto un’inversione di rotta rispetto a quello che doveva essere il centro del territorio”.
Analisi, criticità, proposte
Tenendo presente le risorse del Ricovery fund e analizzando il contesto più strettamente locale, i sindacati hanno strutturato la piattaforma sanitaria in tre parti: analisi, criticità, proposte.
Il 2020 è stato sicuramente un anno che nella sua drammaticità ha modificato la risposta sanitaria nell’astigiano e i sindacati, per illustrare la piattaforma hanno scelto di non affrontare il tema Covid e poco quello degli ospedali, o meglio “Partiamo dal Covid per il contesto, tenendo presente che il territorio è stato depauperato e non sono stati fatti investimenti”.
Si è quindi presentata la situazione al 2019, tenendo presente che l’Astigiano è la quarta provincia piemontese per numero di abitanti. “Finita la fase emergenziale occorrerà riprendere a discutere di una sanità diversa che sappia rispondere alle esigenze dei Cittadini di oggi ed a quelli di domani dopo i tagli e le continue riforme che hanno depauperato il Servizio Sanitario Nazionale, uno dei migliori Servizi Sanitari nel Mondo secondo l’OMS”.
Qualche dato...
Nell’Astigiano è disponibile un posto letto ogni 352 abitanti, mentre la media del quadrante è di un letto ogni 255, tenendo presente, hanno spiegato i sindacati, che “Alla riduzione dei posti letto non è corrisposta una contestuale crescita della medicina territoriale”.
Territorio al centro si è detto, con servizi di prevenzione, telemedicina, laboratori analisi e radiodiagnostica, ospedale della Valle Belbo.
“Un distretto forte, spiega Luca Quagliotti (Cgil) deve essere in grado di individuare le necessità e di programmare e supportare, integrando la rete ospedaliera con i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, primi interlocutori dei cittadini".
Necessario quindi potenziare le Case della Salute
Nell’Astigiano attualmente sono 4, una ogni 53mila abitanti (Canelli, Nizza, San Damiano, Villafranca), è prevista una struttura a Villanova, non finanziata, mentre quella di Moncalvo fa parte della Asl di Alessandria.
Sul territorio sono 140 i “medici di famiglia” di cui 123 in associazione (una ventina impiegati nelle Case della Salute) e 16 pediatri.
Secondo la piattaforma dei sindacati le Case della Salute dovrebbero avere una connotazione ben precisa, una nel Nord Est astigiano (Grana?), una in Valle Bormida e due in Asti città per evitare di congestionare il Cardinal Massaia: ad Asti Est, e nella ex Maternità, spostando anche i servizi di via Baroncini.
“Insistiamo molto sulla realizzazione di Villanova, spiega Quagliotti, una zona industriale che si sta sviluppando, è fondamentale che si potenzi la risposta sanitaria e c’è un aumento della popolazione .
Incrementare Cavs e lavorare su cure palliative
“Nella nostra provincia inoltre, ci sono sempre più anziani, occorre lavorare sulle cure palliative, occorre una sanità più vicina agli utenti anche dal punto di vista della domiciliariarità. I Cavs (Continuità a valenza sanitaria) sono solo a Nizza e serve anche investire su Hospice, secondo noi alla Casa di riposo città di Asti.
“Riteniamo necessaria la creazione di una decina di posti letto per le persone in stato neurodegenerativo”.
E sull’ospedale della Valle Belbo “Non siamo contrari ad un ampliamento, occorre secondo noi trasferire prima l’ospedale di Nizza e incrementare anche i trasporti, servono ambulanze medicalizzate per tutta la valle”.
Proposte a costo zero
Si tratterebbe, secondo i sindacati di proposte a costo zero. “Si investirebbe su nuove modalità organizzative che non comportano investimenti economici, altre proposte trovano copertura all’interno di risorse già stanziate nel bilancio regionale.
Alcuni dati statistici
Se in Piemonte la popolazione di stranieri è del 9.8% ad Asti è dell’11,5%.
Le Rsa e la lungodegenza, vedono ad Asti 1994 posti letto pari al 3, 75% della popolazione anziana.
Sono 44 su tutto il territorio di cui 14 nel Sud Astigiano, 21 nel Nord Astigiano, 9 in Asti città, mentre le Ra e Rab sono 22 di cui 6 nel Sud Astigiano, 14 nel Nord Astigiano e 2 in città.
27 le strutture psichiatriche, 27 per disabili, 26 strutture per minori.
I dati sono aggiornati a fine 2019.
Spiega Armando Dagna (Uil): “Il senso sta nelle proposte, poniamo ad Asti e a livello regionale un’inversione di paradigma, la sanità va al cittadino, questo modello incentrato sugli ospedali ha dimostrato troppi limiti, abbiamo la popolazione astigiana che non riesce più a curarsi e ha troppi disagi, manca spesso un accesso dignitoso alle cure. La priorità è la salute e la sicurezza dei cittadini. Se non mettiamo in sicurezza i cittadini, rischiamo di far affondare l’economia”.
In allegato tutte le slides con i dati