18 marzo. Il Parlamento ha istituito questa come Giornata Nazionale dedicata alle vittime della pandemia e il protocollo della commemorazione prevede che, in concomitanza con l’arrivo a Bergamo del premier Mario Draghi, i sindaci con indosso la fascia tricolore osservino un minuto di silenzio al cospetto del Tricolore esposto a mezz’asta.
Anche ad Asti un minuto di silenzio per le 612 vittime del Covid
Succederà anche ad Asti, dove alle 11 il sindaco, Maurizio Rasero, ricorderà le vittime osservando un minuto di silenzio di fronte al Palazzo Civico.
612 le vittime astigiane di questa tragedia che ogni giorno continua a macinare numeri, freddamente, costantemente, che ha costretto le persone a non poter abbracciare i propri cari che stavano morendo, che li ha costretti ad essere rinchiusi senza vestiti, senza ricordi, soli, anzi attorniati da 'astronauti' senza volto che cercavano di salvare loro la vita.
Il 12 marzo 2020 la prima vittima
Alle 17 del 12 marzo ad Asti moriva la prima vittima del Covid Giovanni Rabino, ex parlamentare astigiano nonché noto esponente di Coldiretti. 89 anni, aveva contratto il viruso durante il tristemente noto soggiorno ad Alassio.
Una tragedia che sembra non avere fine. Ed è bene che esista una Giornata, anche se chi potrà mai dimenticare a prescindere?
I freddi numeri di oggi
L'Astigiano è arrivato ad avere 13.827 positivi, mentre il Piemonte conta, a oggi, 283.697 positivi e 9.766 morti.
Le vaccinazioni ci stanno accompagnando verso una speranza, con i prevedibili problemi di un inizio, ma sarà davvero l'unica strada che ci farà uscire da questo dramma.
Era il 18 marzo...
Era proprio il 18 marzo 2020 quando i mezzi dell'Esercito sfilarono nella notte per le vie di Bergamo, carichi di bare da portare a cremare. Bare che non trovavano posto, con dentro persone, storie e famiglie disperate... Immagini che anche solo a ripensarle ci straziano.
È questa l'immagine simbolo della pandemia che oggi ricordiamo, mentre continuiamo a viverla.
Anche per chi fa il nostro mestiere, credete, è stata, anzi è durissima. Raccontarvi i numeri e le storie, che sono anche nostre, ogni giorno e subire critiche (spesso insulti) di fare 'terrorismo' o di nascondere la realtà. Ogni storia e ogni numero ci ha fatto piangere, ogni lettera scritta sul Covid, ci ha cambiati per sempre.
Le testimonianze
Abbiamo scelto, tra le tante, due testimonianze per ricordare questa Giornata.
Quella del collega astigiano che però lavora proprio all'Eco di Bergamo e ha vissuto sul campo i numeri più terribili che la storia ricordi, Maurizio Ferrari.
Il giornale ha smascherato le cifre della sua zona, azione che ha attribuito alla Testata anche il Premio internazionale di giornalismo Ischia : "Quasi 5mila morti solo a marzo, gli ospedali scoppiavano, le persone cercavano i parenti portati a morire chissà dove", ci diceva Ferrari mesi fa.
“Saremo ricordati per sempre – ci spiega Ferrari - come la generazione del Coronavirus, è stato talmente devastante per tutti che sarà ricordato nei secoli. Un fenomeno che in questa terra martoriata ha raggiunto l’apice. Le immagini cruente delle bare trasportate un po' ovunque dai camion dell'esercito, hanno segnato la nostra vita.
Un incremento di decessi del 545%
A rendere ulteriormente il dramma che ha colpito la, ormai sua, provincia martoriata è il freddo studio Istat e cioè di un incremento di morti del 545% rispetto all’anno precedente.
Noi dell’Eco - racconta Ferrari - abbiamo smascherato le ‘cifre ballerine’ ufficiali che non tenevano conto dei morti in casa. Praticamente se qualcuno veniva ricoverato con il virus, era conteggiato come deceduto per Covid, ma i morti in casa che non potevano accedere al tampone, errore gravissimo, non venivano etichettati come morti per virus.
L'infermiera in lacrime per le morti in solitudine
Un'altra testimonianza che ben rende l'idea, è quella di un'infermiera astigiana che ha lavorato per mesi, con tanti suoi colleghi, in totale emergenza.
La cosa più terribile, anche per lei, la tragedia delle morti in solitudine. "Non potremo mai dimenticarli. All'inizio della pandemia i malati stavano malissimo ed emotivamente per noi la lotta è stata dura", continua. Vederli in difficoltà, da soli in quelle stanze, senza il calore dei familiari. Uscivamo da lavorare piangendo. Ma ci siamo dati una mano. Questa tragedia ha unito ancora di più il nostro gruppo di lavoro".
"In reparto avevamo persone di tutte le età. Anche un ragazzo di 27 anni. Vederli faticare così tanto a respirare è stato bruttissimo".
Lacrime e sudore
Ogni fine turno, uscire dalle tute protettive (che sono arrivate molto dopo l'inizio della pandemia), vedeva il personale sanitario, essere in un lago di sudore e lacrime. Anche le lacrime di tutte le persone che non potevano vedere i loro cari.
Sì. Una tragedia, che non ci ha resi migliori come speravamo, che ci ha tolto tanto, che ha raso al suolo anche la nostra economia. Il vaccino è la speranza, ma il passato non potrà e dovrà essere cancellato, non si cancellerano i tanti errori dovuti ad un evento totalmente imprevisto, ma dobbiamo guardare avanti con speranza.