Sanità - 10 luglio 2025, 10:46

Pronto soccorso di Asti, polemiche per il divieto di attesa nella saletta ai familiari

Il comitato Art 32 contesta la decisione dell'ASL AT: "Inumano lasciare gli anziani al caldo"

MerfePhoto

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Il comitato Art 32 di Asti ha inviato una lettera di protesta al direttore generale dell'Asl AT, Giovanni Gorgoni, contestando la decisione di non permettere più ai parenti dei pazienti di attendere notizie nella sala d'attesa del Pronto Soccorso dell'Ospedale.

La polemica nasce da un cartello affisso all'esterno del Pronto che ha riportato la nuova policy ospedaliera, secondo cui gli accompagnatori devono lasciare la struttura dopo aver consegnato il paziente ai medici.

Roberto Gerbi, portavoce del comitato ed ex direttore sanitario del Cardinal Massaia, solleva preoccupazioni concrete sulla praticabilità della misura: "Spesso anche gli accompagnatori sono persone anziane e farle attendere all'esterno, con temperature ormai prossime ai 40 gradi, sembra più un metodo per aggiungere nuovi pazienti a quelli già numerosi che attendono di essere curati".

Il comitato evidenzia come il problema si aggraverà ulteriormente nei mesi invernali: "Poi verrà l'inverno, le temperature si abbasseranno; anche allora lasceremo i parenti al gelo sul marciapiede? Chi si assumerà le responsabilità in caso di un malore?"

Oltre alle considerazioni climatiche, Gerbi sottolinea aspetti più profondi legati all'umanizzazione delle cure: "Sappiamo anche fin troppo bene che spesso i pazienti devono aspettare molto tempo, anche ore, prima di essere presi in carico. Saranno forse quelli con i codici più bassi ma sono sicuramente persone in ansia per la propria salute e non lasciarli essere accompagnati da un famigliare in sala d'attesa non ci sembra una idea umanamente accettabile".

Il portavoce del comitato denuncia anche problemi tecnici che complicano la situazione: "All'interno del Pronto Soccorso non c'è campo per i telefoni cellulari, problema ormai segnalato più volte, e che è impossibile per i pazienti cercare una parola di conforto o avvisare di un eventuale problema".

La critica più dura arriva in riferimento alle dichiarazioni riportate da un giornale locale nei giorni scorsi, secondo cui "il Pronto Soccorso è un posto di cura e non di sosta e che una volta consegnato il paziente o la paziente al medici, gli accompagnatori devono tornare a casa e attendere la telefonata con le notizie".

Gerbi replica senza mezzi termini: "Dovrebbe ricordare qualche principio deontologico e qualche nozione di psicologia".

Il comitato, pur riconoscendo "le difficoltà e sacrifici del personale che opera in Pronto Soccorso", chiede che "la decisione sia rivista al più presto", appellandosi direttamente alla sensibilità del direttore generale e del direttore sanitario Andrea Fabbo, descritti come "persone sensibili ai problemi delle persone e specialmente di quelle più anziane".

Betty Martinelli

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