Viviamo in un posto bellissimo - 06 dicembre 2025, 07:20

Viviamo in un posto bellissimo che oggi arranca un po’ più di ieri

Puntata sulla qualità di vita nell’Astigiano, evidenziata di recente dall’annuale ricerca de Il Sole 24 Ore, dove perdiamo ben cinque posizioni rispetto al 2024

Viviamo in un posto bellissimo che oggi arranca un po’ più di ieri

L’anno scorso l’Astigiano poteva vantare il quarantanovesimo posto nella classifica sulla qualità della vita nelle provincie italiane, proposta annualmente da Il Sole 24 Ore. Posizione mediana, senza lode né infamia, pronta solo ad essere migliorata. E invece, nella classifica 2025, abbiamo perso ben cinque posizioni: cinquantaquattresimi. Arretramento indubbiamente significativo che poco si sposa con la narrazione quotidiana della politica, locale e regionale. 

Narrazione ancor più smentita in area "Affari e lavoro", con il crollo di trentuno posizioni, fino ad arrivare al sessantunesimo posto. Evidenza di un tessuto produttivo locale in sempre maggiore affanno, assente di supporti strategici provinciali e sempre più allontanato dalle “grandi” scelte regionali. Affanno confermato dalle venti posizioni perse in "Ricchezza e consumi", come dire che, nonostante un buon serbatoio scorte e risparmio, il benessere economico del territorio nel 2025 ha preso un sonoro sberlone reddituale, tale da contrarre i consumi. 

Meno ricchezza e meno consumi, fotografia non certo esaltante di un problema da affrontare quanto prima. Affrontare, invece di crogiolarsi tra i comodi cuscini dello sviluppo turistico, che, nella migliore delle ipotesi, potrebbe incidere, nel medio periodo, sul PIL locale con incrementi non oltre i 2, 3 punti, non certo sufficienti a definirsi inversione di tendenza; invece di esaltare prospettive, ancora tutte da verificare, dal settore della logistica. Dove, cosa, perché e quando, al momento non pervenuti.

Tra tutti i dati presenti nel rapporto de Il Sole, quello che però mi angoscia maggiormente è l’ottantaseiesimo posto in Italia per qualità di "Cultura e tempo libero". Dato che ben poco si sposa con le aspettative di continuo sviluppo dei flussi turistici e di intervento sulla contrazione demografica giovanile. Giovani che, in assenza di un particolare humus economico, di cultura e di svago, se ne vanno altrove, impoverendoci anche di prospettive. 

Da grillo parlante che sono, non ho e non posso avere soluzioni, se non quella di suggerire caldamente a chi si occupa del bene pubblico di farlo, da domani, assai più di ieri. Nel contempo, dal mio piccolissimo, confido che uno dei principali fulcri di sviluppo territoriale, se non proprio il fulcro, la nostra banca di territorio, si dia quanto prima una governance nuova, grazie all’entrata di un socio bancario forte, di valore almeno nazionale. 

Sono certo che la recente spallata, arrivata dal neo presidente della Fondazione, porterà a breve frutti e il contributo dell’istituto di credito sullo sviluppo locale inizierà a farsi sentire come non mai.

Davide Palazzetti

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