La questione occupazionale legata al futuro di Konecta approda sui tavoli della politica regionale anche con un’azione congiunta tra rappresentanti regionali e locali. È stata infatti depositata un’interrogazione rivolta alla Giunta, firmata dalla consigliera regionale di AVS - Alleanza Verdi Sinistra, Alice Ravinale, e dai consiglieri comunali astigiani del gruppo "Uniti si può", Vittoria Briccarello e Mauro Bosia. L'atto punta i riflettori su una riorganizzazione che rischia di avere pesanti ripercussioni sul tessuto sociale piemontese: la chiusura delle sedi di Asti e Ivrea entro il 2026 e il conseguente trasferimento forzato di circa 1100 lavoratrici e lavoratori verso il polo di Torino.
Il contesto della crisi
Konecta, colosso internazionale nei servizi di Customer Experience e Business Process Outsourcing, vanta una presenza in 26 Paesi e oltre 130.000 dipendenti. In Piemonte, la società opera storicamente su tre assi: il capoluogo regionale, il sito di Asti (che conta 400 dipendenti) e quello di Ivrea (con 700 addetti). Tuttavia, il percorso recente dell'azienda è stato segnato da ostacoli significativi. Dopo la fusione con Comdata avvenuta nel 2022 e il successivo rebranding nel 2024, il gruppo ha dovuto affrontare la perdita di commesse strategiche con clienti del calibro di TIM, Generali e Fibercoop.
Una situazione di difficoltà che aveva già portato, nel giugno 2025, alla firma di un accordo di solidarietà tra l'azienda e le sigle sindacali SLC CGIL, FISTEL CISL e UILCOM UIL. L'intesa, che ha coinvolto quasi 2.800 dipendenti in tutta Italia, prevedeva una riduzione media dell'orario di lavoro e tagli individuali mensili fino al 45%.
Un piano industriale controverso
Lo scenario si è ulteriormente aggravato con la presentazione del nuovo piano industriale, avvenuta il 5 dicembre 2025. Il documento annuncia la chiusura totale delle filiali di provincia, imponendo il trasferimento del personale a Torino entro il giugno del prossimo anno. Secondo i tre firmatari dell'interrogazione, questa decisione non rappresenta una semplice razionalizzazione, ma un "colpo potenzialmente devastante per il tessuto socio-economico di due territori già provati da precedenti crisi industriali".
Le preoccupazioni sono tangibili. Per centinaia di persone residenti nell'Astigiano, nell'Eporediese e nelle zone limitrofe, il trasferimento significherebbe affrontare un pendolarismo insostenibile, con tempi di percorrenza che potrebbero superare l'ora e mezza per singola tratta.
L'impatto sociale e l'appello alla Regione
L'allarme lanciato da Alice Ravinale, Vittoria Briccarello e Mauro Bosia si concentra soprattutto sulle fasce più vulnerabili della forza lavoro. Ad Asti e Ivrea, Konecta rappresenta la più grande realtà privata e un presidio fondamentale per l'occupazione femminile e giovanile. La situazione appare particolarmente critica per la sede di Ivrea, caratterizzata da un'alta incidenza di donne con contratti part-time e inquadramenti bassi, su cui spesso grava anche il carico della cura familiare. Per queste lavoratrici, sostenere i costi e i tempi del trasferimento a Torino risulterebbe di fatto impossibile.
Nell'atto depositato, i consiglieri criticano duramente anche quello che viene definito un "atteggiamento lassista della politica locale", accusata di non avere "contezza del disastro imminente", sottolineando la sensazione di abbandono da parte della presidenza della Regione. La richiesta alla Giunta è quindi perentoria: attivarsi immediatamente per aprire un confronto con l'azienda e trovare soluzioni che scongiurino l'impoverimento strutturale dell'area, garantendo un futuro sostenibile sia per i dipendenti che per l'indotto locale.





