Attualità - 23 maggio 2024, 11:52

Un teatro Alfieri festante accoglie il Presidente Sergio Mattarella. "Goria fu uomo e politico per tempi difficili" [FOTOGALLERY E VIDEO]

Il figlio dello statista cui era dedicato il convegno: "Papà credeva davvero nel suo impegno pubblico"

Il presidente Mattarella al Teatro Alfieri di Asti

Il presidente Mattarella al Teatro Alfieri di Asti

Il Presidente Sergio Mattarella è entrato pochi minuti dopo le 11  al Teatro Alfieri di Asti per celebrare la figura dello statista astigiano Giovanni Goria, dopo essere atterrato con l'elicottero allo stadio "Censin Bosia" accolto dal prefetto, Claudio Ventrice. Ad attenderlo all'entrata del Teatro il presidente della Regione Alberto Cirio e il sindaco Maurizio Rasero.

Tantissime le personalità e i politici in platea, accorse per "salutare " il Presidente, per il Governo era presente il ministro Paolo Zangrillo.

Dopo l'inno nazionale, il presidente ha preso posto a fianco di Marco Goria, figlio dello statista astigiano.

Ed è proprio la Fondazione Goria ad aver desiderato in particolare questa attesa visita perché il 2024 rappresenta più momenti storici: 35 anni dall’elezione di Giovanni Goria al Parlamento Europeo con più di 640 mila voti di preferenza nella Circoscrizione Nord-Ovest, 30 anni dalla prematura scomparsa di Giovanni Goria, il 21 maggio 1994, 20 anni dall’istituzione della Fondazione, il 10 maggio 2004. Da quel giorno la Fondazione realizza progetti in linea con i valori del politico astigiano.

 La cerimonia, in diretta su Rai Quirinale è condotta da Carlo Cerrato, già giornalista Rai e ora segretario della Fondazione. L'evento si è aperto con un breve video che, grazie al materiale delle 'Teche Rai»'', ha ripercorso l'attività di Giovanni Goria.

"Un'emozione che responsabilizza"

Il sindaco e presidente della Provincia Rasero ha salutato il presidente con emozione: "Questa emozione mi dà la responsabilità di trovare le parole giuste che le consentano di sentire il calore di questo territorio. Grazie da parte di tutti i nostri cittadini e grazie per essere qui ad onorare due grandi punti di riferimento per il territorio, Giovanni Goria e Vittorio Alfieri che hanno saputo essere precursori del tempo".

Marco Goria, presidente della Fondazione e figlio dello statista : "Tutta la mia famiglia prova una grande emozione. Ho più anni di quanti ne aveva lui quando ci ha lasciati. Le parlo come figlio e come presidente della Fondazione. Potrei raccontarle mille aneddoti. La mamma tentò di scoraggiare la sua attività politica ma noi eravamo entusiasti. Credeva davvero nel suo impegno pubblico. Oggi è il 23 maggio. Nel 92 quando arrivò la notizia della strage di Capaci ero in macchina con lui. Non l'ho mai visto così sconvolto. Da studente universitario ho vissuto parecchio con lui  Roma. L'ho visto prendere decisioni difficilissime".

E ricorda la figura di Mattarella come giudice della Corte Costituzionale, ringraziandolo per essere ad Asti ad onorare la figura del padre.

Gianni giovane e impegnato 

Sono intervenute personalità vicine a Giovanni Goria per ricordarlo, come Gianna Martinengo, compagna si scuola e collaboratrice di Goria, "tecnologa umanista" che si è formata in Usa, vive a Milano ed è pioniera nel campo della digitalizzazione; l'economista Innocenzo Cipolletta, già direttore del Centro studi di Confindustria, presidente dell'Università di Trento. A lungo collaboratore di Goria; Franco Pizzetti costituzionalista, consigliere per i temi giuridici a Palazzo Chigi. Ex vice sindaco di Torino e vicepresidente della Fondazione Goria; Bruno Tabacci, a lungo collaboratore di Goria , sottosegretario alla presidenza con Draghi. Presidente della Lombardia al tempo del Governo Goria.

"Ci ha sempre spinti ad andare oltre, sapeva prevedere dove sarebbe andata l'Europa e il nostro Paese", ricorda Martinengo che ricorda aneddoti della gioventù e del legame che lo ha sempre uniti anche a distanza. "È stato un politico all'avanguardia e uno dei primi a credere nella tecnologia e nella trasformazione tecnologica".

Innocenzo Cipolletta ricorda l'attività politica di Giovanni Goria e i piani di stabilità europei : "il metodo Goria era diverso, teneva in considerazione l'uguaglianza sociale con determinazione e i servizi pubblici. Era una persona con reta che sapeva tradurre l'azione in azioni semplici e concrete".

Franco Pizzetti consigliere di Goria a Palazzo Chigi: "Oggi viviamo in un'epoca di proposte di modifica della Costituzione e noi abbiamo fiducia in lei che sia colonna portante della nostra Costituzione. La accomuniamo ai Costituenti anche nel ricordo di suo padre Bernardo Mattarella".

Bruno Tabacci ripercorre la vita politica: "Giovanni Goria è stato la figura del cambiamento all'interno della Democrazia Cristiana. Il suo era molto più di un impegno per una nuova cultura di governo"

Il Presidente Mattarella 

Il presidente Mattarella, che fu ministro dei Rapporti con il Parlamento di Goria ricorda: "Una giornata in cui si ricorda il drammatico evento di Capaci. E oggi si rende omaggio a chi ha onorato l'Italia con il suo impegno. Lo statista piemontese ha messo a frutto i suoi talenti sempre nel rispetto dei valori e nel senso del dovere, nonostante qualche amarezza nell'ultima parte della sua vita".

Il Presidente ricorda una vita più breve del previsto: "sapeva confrontarsi con tutti i Paesi in libertà e senza sopraffazione dando sicurezza al cambiamento. La politica non deve rinunciare alla sua funzione di guida".

Dopo l'uscita da teatro il Presidente,  ha salutato migliaia di bambini delle scuole elementari astigiane. Da lì, il corteo di 'auto blu' raggiungerà la sede della Fondazione Giovanni Goria in piazza San Martino, dove verrà donata al Presidente una copia dell'edizione della Costituzione Italiana che Goria fece stampare in un milione e 400mila copie. Subito dopo  sempre in auto, Mattarella raggiungerà la Fondazione Centro Studi Alfieriani per visitare il museo e la casa natale di Vittorio Alfieri, guidato dal presidente del centro studi, Enrico Mattioda e dal presidente della Fondazione Asti Musei, Mario Sacco. 

Chi è Giovanni Goria

Giovanni Goria nasce ad Asti il 30 luglio 1943. Rivela molto presto la sua vocazione politica iscrivendosi alla Democrazia Cristiana nel 1960, a soli diciassette anni.

Consegue il diploma di ragioniere e, a seguire, la laurea presso la Facoltà di Economia e Commercio, con una tesi dal titolo “Organismi e istituti operanti nel quadro della programmazione regionale in Italia”.

Responsabile dell’Ufficio Studi e programmazione dell’amministrazione provinciale di Asti e in seguito svolge un’intensa attività nell’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Asti. Dal 1974 al 1976 è membro del Collegio dei Sindaci della Cassa di Risparmio di Asti. Nel 1975, dopo essere stato a capo del Movimento Giovanile della DC, diventa Segretario Provinciale del partito.

Dagli Anni ‘70 Giovanni Goria milita nella corrente della sinistra di Base. In questi stessi anni diviene uno dei più stretti collaboratori di Ciriaco De Mita, ma conserva una posizione indipendente nell’ambito della sinistra democristiana.

La svolta nella carriera politica avviene nel 1976 quando Giovanni Goria, pur non avendo mai fatto parte delle amministrazioni locali, viene candidato alle elezioni politiche del 20 giugno 1976 ed eletto alla Camera dei Deputati, nella circoscrizione Cuneo-Alessandria-Asti. Durante la sua prima legislatura fa parte della Commissione Finanze e Tesoro della Camera e è membro dell’ufficio economico della DC, nonché consigliere economico del Presidente del Consiglio dei Ministri Giulio Andreotti.

Rieletto deputato nel 1979 è Sottosegretario al Bilancio e alla programmazione economica nel primo governo Spadolini (1981-1982), incarico dal quale si dimette nel giugno 1982 per assumere quello di responsabile del Dipartimento Economico della Democrazia Cristiana.

Nel dicembre 1982 è per la prima volta Ministro del Tesoro nel V Governo Fanfani. La sua nomina è una delle più rilevanti novità di quel Governo, egli è infatti il più giovane a ricoprire tale incarico nell’Italia repubblicana. La sua età e la sua immagine di persona più vicina alla gente e al comune buon senso, rispetto alla tradizionale figura del politico italiano, contribuiscono ad accrescerne la popolarità, facendone il prototipo di “uomo nuovo” per la DC.

Negli anni seguenti Giovanni Goria mantiene ininterrottamente l’incarico di Ministro del Tesoro: durante i due Governi Craxi (1983-1986, 1986-1987) e il sesto Governo Fanfani (1987) in cui detiene, ad interim, anche l’incarico di Ministro del Bilancio e della programmazione economica.

Il Ministro Goria regge le sorti del Tesoro in un periodo molto travagliato per l’economia dello Stato, con una crescita incontrollata della spesa pubblica e un aumento del debito pubblico tale da far parlare, nel 1983, dell’eventualità di una tassazione dei Buoni ordinari del tesoro. La contrarietà di Giovanni Goria a tale misura gli vale l’apprezzamento dei risparmiatori, tuttavia il piano varato l’anno successivo per il rientro del debito pubblico manca gli obiettivi e il deficit raggiunge il livello più elevato dal dopoguerra.

La situazione migliora sensibilmente nel 1986, ma dal 1987 una fase di instabilità politica e conflittualità fra i due maggiori partiti di governo, DC e PSI, incide negativamente sull’andamento dei conti pubblici. Dalle consultazioni elettorali del 14 giugno 1987 entrambi i partiti risultano rafforzati, il che contribuisce a mantenere uno stato di tensione, rendendo improponibile la candidatura del segretario della DC De Mita alla guida del Governo.

Si ricorre dunque a un governo di transizione e Giovanni Goria riceve dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga l’incarico di formare il Governo. Dal 19 luglio 1987 Giovanni Goria presiede (è il più giovane politico italiano ad aver coperto quella carica fino ad allora) il primo Governo della X legislatura, assumendo ad interim anche il Ministero per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno. Travagliato da una serie di successive crisi il Governo Goria si scioglie nel marzo 1988.

Durante il corso della sua vita politica Giovanni Goria elabora continuamente nuove idee, che entrano nel dibattito politico attraverso i suoi interventi in occasioni istituzionali e apposite pubblicazioni, per mezzo delle quali cerca di richiamare l’attenzione del mondo politico italiano degli Anni ‘80 e ‘90 sulle emergenze istituzionali ed economiche che si profilano all’orizzonte.

Subito dopo la fine della sua esperienza da Presidente del Consiglio dà vita all’iniziativa del “Progetto Europa ‘92”, finalizzato a richiamare, con convegni, studi e dibattiti, l’attenzione sulle modernizzazioni occorrenti per entrare a pieno titolo nell’Europa unita. Negli stessi anni, all’interno della DC, sviluppa una dura e sfortunata battaglia contro la “nomenklatura” dell’epoca, vanificata dalla sua sostanziale emarginazione durante il congresso nazionale del 1989.

A giugno dello stesso anno partecipa alle Elezioni Europee, risultando il più votato della circoscrizione Nord-Ovest con 640.403 preferenze. L’attività di Giovanni Goria si sposta dunque, dal 1989 al 1991, nel Parlamento Europeo, dove ricopre la carica di Presidente della Commissione politica.

Nell’aprile 1991 si dimette per assumere l’incarico di Ministro dell’Agricoltura e delle foreste nel nuovo governo Andreotti. In questa veste decide il commissariamento della Federconsorzi, che porta alla liquidazione dell’ente, indebitato per 4.000 miliardi, avviando “la trasformazione in senso europeo dell’agricoltura”.

Rieletto per la quinta volta nel 1992, entra a far parte del Governo Amato come Ministro delle Finanze, in una compagine governativa che deve prima di tutto affrontare la difficile situazione economica, in seguito all’entrata in vigore del Trattato di Maastricht dal 7 febbraio 1992. Il 19 febbraio 1993 Giovanni Goria si dimette in seguito al suo coinvolgimento come imputato in una vicenda giudiziaria legata alla Cassa di Risparmio di Asti, che si conclude negli anni successivi con il suo proscioglimento.

Gli ultimi mesi di vita sono segnati dall’amarezza per tale vicenda e dall’avanzare della malattia.

Muore ad Asti il 21 Maggio 1994.

 L'arrivo del Presidente a Teatro

Betty Martinelli

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