“Gentile Avvocato, leggo da tempo la sua rubrica ma oggi purtroppo tocca a me porle una domanda. Sono una mamma single e anch’io, come tanti, utilizzo quotidianamente i social.L’altro giorno un conoscente che non sentivo ormai da anni mi ha segnalato che aveva ricevuto una richiesta di contatto su Instagram e che il viso della foto utilizzata per il profilo account assomigliava dannatamente a me. Incredula gli ho chiesto di giramelo e mi sono accorta che il mio volto era stato “incollato” sul corpo di una donna seminuda e che evidentemente era una escort. Ho subito chiesto la chiusura del profilo al social network ma, a distanza di giorni, ancora nulla è stato fatto e i follower di questo profilo aumentano a dismisura. Sono molto arrabbiata ma anche preoccupata. Cosa mi consiglia di fare?”
Cara lettrice, quanto da Lei segnalato è ormai prassi sempre più diffusa per alcuni utilizzatori senza scrupoli dei social network. Così facendo cercano di rendersi invisibili, irriconoscibili o, peggio ancora, di arrecare un pregiudizio mirato alla persona a cui hanno rubato l’immagine.
Le vittime come Lei di queste manipolazioni, non solo di immagini ma talvolta anche di dati e di informazioni, subiscono una vera e propria perdita di controllo sulla loro immagine fisica, e, in caso di false attribuzioni di idee e pensieri, anche su quella morale e psicologica. Si tratta quindi di un grave furto di identità.
Questa tecnologia ingannevole, che utilizza veri e propri software di intelligenza artificiale, viene definita “deepfake” e riesce a costruire artificialmente foto, audio e video che sembrano apparentemente reali ma che invece sono dei falsi digitali. Ecco quindi spiegato il termine “deepfake”: un neologismo tra la parola “fake” ovvero falso e la tecnica denominata “deep learning” ovvero apprendimento profondo.
Cosa accade in concreto: come nel Suo caso, il viso di una determinata persona viene “incollato” sul corpo di una diversa persona. Altro utilizzo di questa tecnica, potrebbe essere quello di posizionare una persona in un contesto o in un luogo non reale e pertanto totalmente estraneo all’esperienza concreta di quel soggetto.
Chi, come Lei, rimane vittima di queste rappresentazioni inveritiere, subisce quindi un gravissimo furto di identità. Tali alterazioni dell’immagine e del profilo delle persone, costituiscono una grave minaccia per la riservatezza e la dignità dei soggetti interessati. Il rischio di incappare in un problema come il Suo quindi è ormai all’ordine del giorno per chi fa usodella propria immagine sui social network.
Gli obiettivi di chi utilizza questa nuova tecnologia sono naturalmente i più disparati e vengono talvolta utilizzati per ricattare, screditare e compromettere determinate persone che, senza saperlo, diventano le vittime di questa orrenda pratica.
Le conseguenze possono essere talvolta gravissime: oltre ai danni economici si pensi a quelli sociali e psicologici, ben più gravi, per chi è stato oggetto di questa “fake”.
Questa manipolazione dell’immagine si è poi sviluppata in questi anni, sino ad essere associata ad altri reati.
Pensiamo alle immagini di “deepnude” ovvero quelle immagini nelle quali un soggetto, totalmente ignaro, viene rappresentato falsamente nudo, in situazioni compromettenti o persino in ambiti pornografici: quando ci si spinge ad utilizzare questo tipo di immagine si commette il reato di revenge porn (“Diffusione illecita di immagini e video sessualmente espliciti”), previsto e punito dall’art. 612 ter c.p. e che è stato introdotto con l’ormai nota modifica legislativa del 2019 (c.d. Codice rosso).
Questo reato punisce colui che, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate.Viene però anche punito colui che, a sua volta e successivamente, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini e video di quelli appena visti, senza il consenso delle persone raffigurate e al fine di recare loro un nocumento.
Tanto premesso appare ancora più chiaro come l’uso del deepfake unitamente al reato di revenge porn sia assolutamente gravissimo e ciò in quanto le immagini e i video che vengono utilizzati in questo caso sono falsi e quindi costruiti appositamente per commettere il delitto in questione. Sino ad arrivare ad essere sfruttati per il cd sexting, il cyberbullismo o addirittura per reati ancor più gravi come la pedopornografia.
Inutile dire che l’utilizzo di questa tecnica rende talvolta davvero difficile l’individuazionedel soggetto che ha commesso il delitto, con il concreto pericolo quindi di non riuscire a vedere condannato il responsabile.
Per rispondere alla Sua domanda, Le consiglio di recarsi subito a sporgere denuncia presso la Polizia Postale e, nel caso in cui Instagram tardasse ancora a rimuovere il profilo che sta utilizzando la Sua falsa immagine, direi di inoltrare al più presto una formale diffida.