Nonostante l’invasione della grande distribuzione, un qualche livellamento dei gusti del consumatore medio e il continuo mordere di varie crisi dalle origini più disparate, nonostante tutto alcune botteghe storiche dell’Astigiano continuano a resistere ed esistere.
Sono certo meno di qualche decina d’anni fa e anche per questo valgono sempre e comunque la visita. Tra le varie ne ho scelte quattro, in modo da costruire un itinerario tra estetica, tradizione, gusto e rapporti umani.
Comincerei da Asti, dall’elegante vetrina della Pasticceria Giordanino in corso Alfieri. Locale aperto nel 1912 da Giuseppe Giordanino e rilevato nei primi anni 80 da Nello Maggiora. Ancora oggi conserva magnificamente l’atmosfera dei primordi. L’interno poi è festa di importante boiserie e scaffalature cariche di biscotteria e praline dai nomi tanto anni ‘30: Egiziani, Paliotti o Alfierini. E ancora torte, tante torte che raccontano storia e storie: Polentina delle tre Mandorle, Cabiria in onore del primo film muto girato in Italia, diretto dall’astigiano Giovanni Pastrone, e la Torta Morlacco, aromatizzata con il Sangue Morlacco, liquore alle marasche così ribattezzato da D’Annunzio in omaggio alla vittoria del 1919 a Fiume. Un gran bel posto dove la dolcezza la fa veramente da padrona.
Seconda tappa a Ferrere, per scoprire carni e insaccati in una storica bottega artigiana, subito sotto il locale castello: l’Antica Macelleria Salumeria Da U’Citu. Aperta nel 1929 si presenta con insegne minime e pareti ricoperte di salami e salumi. Dall’altra parte del banco trovate Silvano, Accossato, che avrebbe fatto il medico, ma i doveri di famiglia gli imposero di entrare in macelleria da giovanissimo. Un luogo d’altri tempi dove è d’obbligo dedicarsi ai salumi, prodotti come da generazioni: salame crudo nel budello cucito e salame cotto, lardo e un salume di trippa eccezionale e frutto della cottura delle arbelle, l’esofago, in vecchi stampi del prosciutto cotto.
Altra tappa, Canelli, nel negozio dei fratelli Pistone, istituzione cittadina con oltre un secolo e mezzo di storia. Un emporio in cui si può trovare di tutto, negozio vecchia maniera come non se ne trovano più. Lì ogni cliente ha un nome e la fretta è sconosciuta. Marcello e Pierino, classi ‘33 e ‘41, sono l'ultima generazione di un'antica famiglia di commercianti. Si alternano dietro al lungo bancone del loro emporio, aperto a metà '800 dal bisnonno, tra sementi, prodotti in scatola, frutta, verdura, detersivi e spezie. Vendono un po’ di tutto, ma prima di tutto umanità, merce rara di questi tempi. Meta d’obbligo per capire cosa significhi farsi coccolare nel fare la spesa.
Non lontano da Canelli, nel salire verso la Langa Astigiana, ecco Cassinasco e il torronificio Faccio. Antonio Faccio inventò nel 1856 la ricetta originale del suo torrone, golosità che ancora oggi premia con i sapori di nocciole e miele d’acacia di zona. Antonio iniziò a produrre questa prelibatezza e a commerciarla nei paesi limitrofi trasportandola sulle spalle in una piccola cassetta di legno. La ricetta passò al figlio Carlo che già ai primi del ‘900 fece conoscere il prodotto anche all'estero. Oggi tocca a Maurizio curare laboratorio e antica bottega e passarlo a trovare per far scorta di Torrone di Cassinasco è un ottimo viatico per scoprire una parte dell’Astigiano vera, ruvida e bellissima.