“Nel girare tra Nord Astigiano e dintorni è fin troppo facile farsi colpire da un territorio che sembra veramente raccontare la stessa storia, al di là dell’attuale suddivisione provinciale”. Affermazione che riporto virgolettata, nonostante sia mia, una volta arrivata alla sua terza proposizione. Terza affermazione e terzo invito alla prova dei posti. Invito a scoprire dal vivo l’evidenza dei forti legami tra persone, borghi e paesaggi. Invito a scoprire e apprezzare la bellezza e il valore culturale di un territorio unico.
Partenza allora da Buttigliera d’Asti, villa nova del 1269, edificata dal libero comune di Asti a protezione della via per Torino e i mercati francesi. Un paese a dimensione umana, pieno di bella gente, sereno e stupendamente tranquillo. Il suo simbolo è il campanile tardo barocco della parrocchiale, il più alto dell'Astigiano, ben 63 metri. Da girare nel suo piacevole centro storico dove perdersi tra strade e piazze ad annusare, ascoltare e guardare la chiesa di San Bernardino, patrono del paese o la chiesa di San Biagio, del XV secolo, quella del campanile da record. Alla sua ombra, passaste la domenica mattina, non perdetevi un caratteristico mercato dei produttori con un paio di banchi di formaggi, salumi e mieli emozionanti per gamma e qualità. Fra le curiosità del posto, il Furnas, laghetto nato a seguito dell’estrazione di materiale per la costruzione proprio del campanile.
Poco più di 7 km a sud est ed eccoci a Capriglio, piccolo borgo, immerso in un verde rigoglioso che più rigoglioso non si può. Posto caratterizzato da affioramenti fossiliferi pliocenici e dall'aura di Don Bosco. Qui infatti ebbe natali Margherita Occhiena, madre di San Giovanni Bosco, e una interessante casa-museo ne celebra le origini. Il paese si sviluppa a chiocciola su un collinare, tipico di un antico borgo castellano di sommità. Attorno, colline e boschi. Qui, e solo qui, si producono piccoli peperoni carnosi e gustosissimi. Qui si conserva un peperone dalle origini antiche, selezionato e coltivato da oltre due secoli e tramandato di generazione in generazione dagli agricoltori locali. Frutto di dimensioni medio piccole, con tre sole costole e dalla forma cuoriforme, sapore delicatamente dolce e spessore consistente e carnoso: il peperone di Capriglio, Presidio Slow Food e Prodotto Agroalimentare Tradizionale. Il nome del borgo dice chiaramente quale sia l'animale del posto. Non a caso qui si trova uno dei pochi mastri casari dell’Astigiano, Capre e Cavoli, allevatori di capre e produttori di ottime robiole e tome.
Solo altri 3 km e siamo a Montafia dove scoprire un tesoro distintivo, composto da una trentina di piloni votivi edificati a cavaliere tra fine Ottocento e inizio Novecento. In gran parte ex voto, nati per ringraziare di piccoli, grandi avvenimenti. Poi le due affascinanti chiese romaniche di San Giorgio e di San Martino, a celebrare una gran bella festa del Romanico Astigiano. In particolare San Giorgio, in frazione Bagnasco, del XII secolo, assai imponente se confrontata con diverse delle altre pievi romaniche sparse per il Nord Astigiano. Al suo interno interessanti affreschi quattrocenteschi. Anche Montafia gli affioramenti fossiliferi si sprecano, con ben due balenottere ritrovate tra campi e colli.
Tanto per rimanere in tema fossili, ci si sposta a San Paolo Solbrito. Anche qui, due ritrovamenti degni di menzione: un mastodonte ritrovato nel 1849, durante i lavori di costruzione della Ferrovia Torino-Genova, i cui resti sono conservati nel Museo di Scienze Naturali di Torino, e una coppia di molari di Anancus Arvernensis, mastodonte pure lui, esposti in una vetrinetta nella sala consigliare del Comune. Il nome del posto riporta a due comuni, riuniti nel ‘900. Due borghi, due castelli di cui solo uno ancora visibile, quello di Solbrito. In verità, in paese è presente anche un terzo, chiamiamolo, maniero: lo splendido Palazzo dei Conti Gay di Montariolo circondato da un parco all’inglese, da non perdere, così come il santuario della Beata Vergine di Vico, detto Madonna di Serra, ad indicare la località in cui sorge, una collina che chiude a serra una vallata.
Per arrivare poi a Villanova d’Asti bastano minuti, meno di 4 km. Villa nova del XII secolo, come Buttigliera d’Asti e le altre nove attorno Asti, è al centro del fertile Pianalto Astigiano. Luogo ricco di numerose testimonianze d’arte e architettoniche che arricchiscono il nucleo antico, dominato dalla torre comunale tardo medioevale, e le campagne circostanti. Mete di visita non da poco come le due antiche torri di difesa, le Bissoche, costruite durante la dominazione francese nel '500, e il castello di Corveglia, che conserva una splendida torre romanica e, all’interno, pilastri con capitelli in arenaria scolpita, oltre ad un ottimo ristorante, che a forza di girare può essere anche lui utile. Sempre in periferia non bisogna perdersi anche il Santuario della Beata Vergine delle Grazie, luogo della famosa Infiorata.
Si chiude, dopo un’altra manciata di km, a Riva presso Chieri, per rimirare la sua torre di avvistamento del XII secolo, detta astense perché rivolta verso Asti. Torre che un tempo costituiva uno degli ingressi alla città. Altro legame di giornata è in frazione San Giovanni dove trovare la casa di nascita, nel 1842, di San Domenico Savio, giovane allievo di Don Bosco. Anche Riva aveva il suo castello in periodo medioevale, distrutto e ricostruito nel ‘600 dal duca di Savoia Carlo Emanuele I e donato alla sua favorita, Margherita Rossilon di Chatelard. Incendiato nel 1692, risorge nuovamente verso fine ‘700 più o meno come lo si può rimirare oggi, facilmente, essendo sede della locale Amministrazione Comunale dal 1855.