La filosofia e le sue voci | 02 dicembre 2023, 09:00

Sentieri ininterrotti

Nuovo appuntamento con le riflessioni di Simone Vaccaro, per la rubrica "La filosofia e le sue voci"

Immagine elaborata da Arena Philosophika

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Quando leggo un libro sulla fisica di Einstein e non ne capisco niente, non mi importa: mi farà capire altro

Pablo Picasso

Esperienza comune: capirci poco o nulla di un libro che vorrebbe spiegare la fisica di Einstein. E capirci poco o nulla della fisica di Einstein in generale, a dire la verità. Può sembrare strano, ma spesso è proprio a partire da ciò che non si capisce che si comprende qualcos'altro: in questo senso viene annotata la frase di Picasso dallo scrittore Philippe Forest che ha deciso di anteporla come esergo al suo romanzo Il gatto di Schrödinger. Per cui è inutile rigettare le nostre incomprensioni, poco produttivo rammaricarci per una nostra presunta incapacità intellettiva. Qualcosa capiremo e se non è proprio la teoria einsteiniana della relatività generale, pazienza, impareremo sicuramente qualcosa di altro e di inaspettato. Ma si obietterà - giustamente per altro: Picasso era un pittore, un artista. Forest è uno scrittore, un artista della parola, della sintassi e dell'evocazione. Quanto può valere questo discorso per il filosofo?

Direi: è una questione di metodo. Cosa emerge dalle parole del pittore? Che l'ispirazione non ha una casella predefinita, preordinata; che è libera di vagare di qua e di là, che la sua verità è più una sua prospettiva, una verità dal suo punto di vista. Lo si nota plasticamente nel romanzo: una verità della fisica - dunque una verità che si presume il più oggettiva possibile perché documentata, provata e vagliata - si trasforma nella verità dei protagonisti del romanzo, si trasforma in quella verità che i protagonisti si fanno carico di sostenere, in quella verità che è il significato profondo dell'atto della scrittura ad opera dello scrittore. Nel mondo letterario tutto è vero: tutto è la teoria di Einstein, per quanto sbagliata possa essere e del tutto incompresa. Sentieri ininterrotti quindi: dalla fisica alla letteratura e all'arte, il passo è minimo; un unico flusso di ispirazione, di prese e riprese, di modulazioni è in atto. La verità della fisica trapassa nelle verità letterarie.

Questione di metodo abbiamo detto. Dove può collocarsi la filosofia allora? Due metodi si possono contrapporre (anche se sarà necessario aggiungerne un terzo). La filosofia si occupa del vero, cerca la verità. La letteratura moltiplicando il vero lo fa annegare in un mare di rivoli: svuotamento del concetto stesso di vero. Per questo la filosofia è ben altra cosa dal fare letterario. E questo ha in comune con il momento scientifico: non cerca una verità passeggera, ma quella autentica, unica che sappia rendere ragione della panoplia del reale. La verità di Einstein è tale perché efficace nella sua descrizione (e provata discorsivamente, ovverosia, razionalmente). Resta allora da affermare, come Heidegger, che i sentieri sono interrotti? Che non è possibile ricucire quello strappo ontologico tra ciò che noi sappiamo e ciò che è l'Essere? Siamo costretti - destinati - a rivolgere parole all'Essere che siano percorse da un afflato poetico che trascende lo scientifico e il letterario per attingere dal leggendario (inteso come sapere antico e originario)?

Su queste domande si gioca il nostro fare filosofia. Su come sia possibile conciliare oggettività con letterarietà; su come abbandonare istanze poetiche senza rifiutare quell'interrogazione aurorale che si conficca nel cuore dell'Essere; su come sia possibile attraversare sentieri ininterrotti senza confondere piani. In poche parole, cercando di dare risposta alla seguente domanda: come è possibile l'ispirazione della ragione? 

Simone Vaccaro

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Simone Vaccaro

Mi sono laureato in filosofia della religione presso l’Università degli Studi di Torino, discutendo una tesi dal titolo: Filosofia come linguaggio di fede in Karl Jaspers.

Professore a chiamata presso scuole secondarie di primo e secondo grado e ricercatore per passione, animo seminari e caffè filosofici presso l’Istituto Istruzione Superiore “V. Alfieri” di Asti.

Sono interessato principalmente alle questioni metafisico-ontologiche (che sono meno noiose di quanto possano sembrare!) e alla natura (teor)etica del pensiero filosofico.

Dal 2019 sono cofondatore e coredattore del blog filosofico Arena Philosophika, nato come piattaforma di confronto, di incontro e laboratorio estetico-concettuale.

Se volete essere catturati dal colorato mondo di Arena Philosophika, cliccate qui www.arenaphilosophika.it

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